Firmo o non firmo. La vicenda Conad/Auchan sul versante sindacale è arrivata così al suo epilogo naturale. L’accordo in sede ministeriale è stato firmato da tutte e tre le sigle sindacali. In questo modo l’intera operazione di gestione degli esuberi è incardinata in un’intesa complessiva.
Il ministero ha giocato un ruolo importante ammortizzando l’eterna ritrosia al momento della firma che colpisce sempre una delle tre organizzazioni di categoria del sindacato confederale. Era successo, non molto tempo fa, al momento della sigla del primo accordo aziendale alla LIDL. Lì però la Filcams, alla fine, non firmò.
Resta dunque da chiudere il negoziato in sede sindacale.
Ha ragione Vincenzo Dell’Orefice segretario della Fisascat cisl a ritenere quella sede molto importante. Lì si decide la qualità della gestione. Se la procedura definisce i numeri complessivi, la sede sindacale definisce le modalità, i controlli, le verifiche. Il ruolo e il peso del sindacato nella gestione.
L’azienda ha ormai messo sul campo tutte le sue disponibilità. A onor del vero la Filcams non chiude tutte le porte. Ha capito che la fase negoziale è finita e cerca di mantenere un distinguo sui contenuti affidando ad un coordinamento prossimo venturo con i suoi delegati l’autorità di dirimere la decisione di firmare o meno. La uiltucs per il momento sembrerebbe più orientata a chiudere la vicenda.
La Fisascat cisl resta sicuramente la più lucida in questa fase delicatissima. Non c’è tutto quello che avrebbe voluto ottenere ma quello che si è raggiunto è il massimo possibile in questa situazione. Ed è sufficiente per esprimere un giudizio comunque positivo. Il sindacato è in partita.
Gli accordi complessi arrivano sempre a questo punto. Necessariamente scontentano un po’ tutti. La qualità dei negoziatori sta però nel comprendere quando è il momento di chiudere. Quando andare oltre significa essere messi fuori gioco lasciando all’azienda l’intera gestione.
La Margherita non ha più petali da sfogliare. Adesso è il momento della responsabilità. Nessun giallo. Succede sempre così.
L’azienda vuole confrontarsi concretamente con il sindacato. Non si è nascosta dietro il precipitare della situazione esterna. Nessun alibi da Coronavirus. Ha correttamente tenuto il negoziato nei binari nei quali lo ha impostato in tutti questi mesi. Ha ceduto dove non poteva insistere, ha tenuto il punto dove avrebbe potuto mettere in dubbio i risultati dell’operazione. È stata una dimostrazione di serietà complessiva.
Adesso c’è la necessità di chiudere, dare tranquillità a chi è a bordo e partire “pancia a terra” nella realizzazione del piano industriale. Ma anche di gestirne le conseguenze sul piano sociale.
La presenza dell’intero sindacato sarebbe fondamentale. Vedremo come andrà a finire.