Quando, dunque, io vedo accordare il diritto o la facoltà di fare tutto a una qualsiasi potenza , si chiami essa popolo o re, democrazia o aristocrazia, si eserciti essa in una monarchia o in una repubblica, io dico: qui è il germe della tirannide; e cerco di andare a vivere sotto altre leggi. Alexis de Tocqueville
Il nuovo Statuto Confederale della Confcommercio è stato certamente scritto da persone ispirate dal film del 1981 di Mario Monicelli “il Marchese del Grillo” interpretato magistralmente da Alberto Sordi. L’anima del personaggio e quindi del film è tutta in una battuta: «Ah… mi dispiace. Ma io so’ io… e voi non siete un cazzo!».
In approvazione verso la fine di luglio, sostituirà quello del 2014 che aveva tentato di aprire la partecipazione che conta oltre la circonvallazione di Milano, una specie di raccordo anulare in sedicesimo per gli amici romani. L’obiettivo è chiaro: dare il via ad una Confederazione ripiegata su se stessa, compattata nei suoi tradizionali meccanismi di potere, refrattaria ad ogni necessario cambiamento. Nascerà forse finalmente “ConfSangalli”. Ci hanno girato intorno per anni. Sta per realizzarsi un sogno.
Oggi non esistono quasi più monarchie assolute, tranne che in Arabia e nel Kuwait. In Europa ci sono state in Inghilterra fino al 1689, in Francia fino alla Rivoluzione Francese nel 1789, in Spagna ed Olanda credo fino all’inizio del XIX secolo. Si sono però trasformate in monarchie costituzionali. Qui si sta tentando l’operazione inversa. I suoi uomini, insistono su questa strada.
Preferiscono correre il rischio di provocare rotture clamorose in futuro con federazioni importanti ma l’idea di assumere il controllo totale di ciò che resterà della Confederazione li rende determinati ad andare fino in fondo. D’altra parte i numeri a loro disposizione consentono qualsiasi decisione.
Qualche giorno fa un mio follower su twitter mi aveva provocato bonariamente dicendomi che faranno di tutto per restare al loro posto anche “promettendo qualche poltrona di ente collegato a qualche “amico” sindacalista per continuare come hanno sempre fatto…” beh! Mi sono distratto un attimo e lo hanno già fatto. Con un quasi ex sindacalista. Decidono loro per tutti. Anche per i sindacati. Che dire? Contenti loro..
Il nuovo statuto tocca livelli di involuzione singolare. Innanzitutto un dato inequivocabile: Milano si “nasconde” dietro il suo Presidente per chiudere il cerchio. Trasforma un banale e scomposto atto di potere brutale in un finto e arzigogolato inchino di riverenza verso l’anziano Presidente. Una furbata.
Sangalli rischia di essere trasformato in una costosissima foglia di fico per i prossimi anni. Lo statuto, per dirla in soldoni, soprassederà su quanto il presidente può restare e trasforma in optional il numero dei mandati. Lo stesso, eletto o prorogato che sia, mantiene il diritto di voto anche dopo la sua eventuale uscita (un past president con pieni poteri che rischia, ironia della sorte, di rimettere in pista anche Sergio Billè) e decide, di fatto, chi può partecipare al listone unico nazionale e chi no.
Reinserisce alla grande le cooptazioni a discrezione, ovviamente, dello stesso Presidente che ha facoltà assoluta di nomina anche dei responsabili dei commissariamenti come e dove gli pare. E, infine, per evitare sorprese, viene previsto un aumento del peso dei voti assembleari per le associazioni più grandi, Milano docet, e, contemporaneamente, un aumento del numero di voti necessari per presentare una candidatura alternativa alla Presidenza.
E, tutto questo, preparato in fretta e furia da una commissione ristretta per poterlo porre velocemente in ratifica all’assemblea convocata a fine luglio. Quando gli associati hanno altro per la testa… Ovviamente senza aprire un reale dibattito interno come chiedono quei presidenti che hanno condiviso un documento di evidente preoccupazione sullo scadimento della democrazia interna collegata ai contenuti che si vogliono far passare (http://bit.ly/2xc1rCu).
E così, la prossima assemblea organizzativa di settembre convocata in Sardegna, che muove circa 600 persone del sistema e che avrebbe potuto essere il luogo ideale per aprire una discussione vera potrà dedicarsi all’ultimo sole d’estate per rifinire l’abbronzatura chiacchierando d’altro tra il serio e il faceto. Non esiste uno statuto al mondo con queste caratteristiche. Soprattutto per un’organizzazione come Confcommercio che vanta settecentomila associati.
Non ci sono saggi da nominare né convocare, ce n’è uno solo, il più saggio di tutti che, dalla sua sedia gestatoria, deciderà bonariamente e a vita nell’interesse di tutti. Dove quel “tutti” sta, ovviamente, per chi accetta le insindacabili decisioni sue e di chi gli sta intorno…
I suoi uomini sono all’opera in questi giorni per convincere quelli che non vedono l’ora di essere convinti. Occorre considerare che i dubbi, in Confederazione, provocano emarginazione. Liberarsene è la prima condizione. Se non ce la fai, ti aiutano volentieri. Basta poco.
Il nuovo Statuto stabilisce così la dittatura dei numeri. E’ la ricerca di un unanimismo di facciata a prescindere. Non tanto perché assegna ad una maggioranza il giusto potere di decidere. Ci mancherebbe. E’ che pretende di definire a priori la qualità e la composizione della maggioranza stessa per appartenenza predefinita costruendo un meccanismo elettorale che la determina comunque intorno a chi possiede, per dimensione associativa, i numeri necessari.
Non nasce dal basso ma è calata dall’alto. Serve per neutralizzare e quindi rendere inutile il dibattito interno. L’intenzione è di chiudere il ponte levatoio anziché prendere atto che, ormai, occorrerebbe aprirsi e uscire in mare aperto affrontando l’inevitabile cambiamento. C’è al contrario, la fretta di rinchiudersi per tentare di mantenere ciò che c’è. Per tentare di modellare il futuro sul presente.
Eppure manco l’urgenza ci sarebbe. Sono almeno dieci anni che viene utilizzata sempre più spesso la votazione per acclamazione per eleggere o confermare molti presidenti. A cominciare da Carlo Sangalli.
Quindi, da agosto, nessuna associazione e nessuna federazione potrà più decidere i propri rappresentanti se non all’interno di un esame preventivo di gradimento o di un negoziato con il potere costituito. Altrimenti niente partecipazione al listone unico nazionale.
Il dissenso interno, pur ancora gracile, è servito. E con calma, il Presidente potrà decidere se essere confermato o chiedere una proroga di un paio d’anni al suo mandato. Poi si vedrà. Come è sempre avvenuto. Benvenuti nella Roma papalina di inizio 800. Si spengano pure le luci, lo spettacolo sta per iniziare.