Confcommercio e Conad. Le ragioni di un rinnovato percorso comune.

Tweet about this on TwitterShare on FacebookShare on LinkedIn

In altri tempi qualcuno avrebbe detto, nemmeno tanto sottovoce, che i “cosacchi” stavano per abbeverare di nuovo i loro cavalli nelle fontane di San Pietro. Mauro Lusetti, Presidente Conad, è stato nominato  Vice Presidente di Confcommercio in sostituzione del dimissionario Francesco Pugliese uscito un anno fa  da Conad. Lusetti ha, dalla sua, un “peccato originale” per il mondo dei commercianti di piazza Belli che in altri tempi sarebbe stato un handicap insormontabile: ha iniziato la sua carriera in Legacoop Modena nel 1974, e, dopo un lungo percorso in Conad, fino a diventare amministratore delegato di Nordiconad dal 2001 al 2014, c’è però  “ricascato”.  E, dal 2014 al 2023 è ritornato alla presidenza Legacoop prima di essere nominato a maggio 2023 presidente del Consorzio. Ovviamente un po’ si scherza. Anche se, in diversi ambienti, permane una sorta di conventio ad excludendum  (decisamente fuori dal tempo) nei confronti del mondo cooperativo.

A differenza di Pugliese il cui CV è caratterizzato da un’esclusiva provenienza manageriale  e che aveva, dalla sua, un’immagine esterna  estremamente decisa, nel caso di Lusetti, il percorso manageriale che è comunque significativo,  è ben sostenuto  da un profilo associativo e quindi più politico. Tanta acqua  è però passata sotto i ponti e la stessa Confcommercio, pur orgogliosa della sua collocazione politica e ideale dalla quale schiaccia l’occhiolino ai partiti di  centro destra, non è esposta come Coldiretti. Soprattutto l’esperienza politica  di Ettore Prandini non è minimamente paragonabile a quella di Carlo Sangalli. Quest’ultimo  conosce bene la differenza tra esprimere una malcelata simpatia di parte e tracimare in un campo privo di golene come quello della politica e dei suoi esponenti pro tempore come sta facendo il Presidente di Coldiretti.

Per questo la sua linea politica da sempre privilegia una azione felpata fatta di segnali sulle materie di interesse ma in posizione sempre defilata. Lo slogan “Terziario, si,  ma secondi a nessuno” più rivolto al resto dell’associazionismo di impresa  è ripetuto spesso dal suo Presidente. È una scelta di posizionamento precisa che non si muove su terreni vischiosi  ma sollecita risposte senza alzare la voce a favore di telecamera. Può piacere o meno ma questo  è Sangalli.

Per Confcommercio, la presenza, tra le sue fila di Conad, leader nella GDO e di altre realtà importanti rappresenta un tassello decisivo nella rivendicazione della  rappresentanza complessiva del terziario italiano. D’altra parte, Conad con il mondo politico  che l’ha generata non c’entra praticamente più nulla. Durante la vicenda Auchan c’era pur stato  chi, tra i contrari all’operazione, aveva  suggerito di riesumare  il fantasma di Palmiro Togliatti per contrapporlo al “perfido immobiliarista” Raffaele Mincione e far nascere nei cooperatori più ingenui qualche  senso di colpa, ma il tentativo è andato a vuoto. Conad oggi è una realtà imprenditoriale a 360° di primo piano. Orgogliosa della sua identità cooperativistica ma diversa  da altri modelli di impresa. Semmai è, a mio parere insopportabile, la competizione (non so se definirla infantile o senile)  tra cooperative. Ma per ora è così.

Per CONAD la scelta di mantenere l’adesione alla Confederazione dopo l’uscita di Francesco Pugliese non era scontata. C’era chi valutava insufficiente il suo peso specifico in rapporto alle dinamiche confederali più orientate, a livello centrale, ai territori o alle  associazioni che alle imprese in sé. Per questo la conferma con la nomina di Lusetti è comunque un fatto importante. Allo stato,  altre scelte, non avrebbero avuto senso. Fatico poi a collocare, per miei limiti oggettivi, in questi ragionamenti, la loro associazione ANCD. 

Già prima dell’ingresso di Conad in Confcommercio nel 2021, c’erano stati incontri con il resto della GDO propedeutici ad una semplificazione associativa, purtroppo sfumati sul filo di lana. Quel percorso andrebbe  assolutamente ripreso. Le divisioni non giovano a nessuno. Va dato atto che, sia Federdistribuzione che diversi suoi associati di peso, non hanno preclusioni di principio. Lo dimostra il percorso già fatto a suo tempo. Restano resistenze che vanno superate anche perché diverse realtà importanti della GDO non aderiscono a nessuna associazione. E questo non può non essere motivo di riflessione.

Confcommercio da parte sua non ha mai forzato la mano. Non ha creato una associazione della GDO da contrapporre a Federdistribuzione (forse nella segreta speranza di recuperare il rapporto) né ha preteso una rappresentatività esclusiva che non può che condividere. Agli incontri formali ciascuno ha sostenuto le ragioni comuni con le altre associazioni. Tutto i passaggi chiave sono stati concordati.

Sul CCNL ho già detto cosa penso. Servirebbe un contratto nazionale “ombrello” sui temi condivisi concordato tra tutte  le realtà del perimetro con i sindacati di categoria che consenta alle diverse associazioni di lavorare sulle rispettive distintività. Altrimenti ci si dovrà rassegnare, in futuro, ad un dumping in competizione al ribasso  sui contenuti. Sul resto il modello ADM resta la strada da percorrere. Il neo VP Mauro Lusetti credo abbia la pazienza necessaria e tutte le qualità per riprendere insieme a tutti gli altri interlocutori disponibili  questo percorso. C’è poi da costruire un rapporto paritario trasversale nella filiera, recuperare le insegne che hanno lasciato il campo ma anche un terreno comune con tutte le realtà che non aderiscono a nessuna associazione. C’è tanto da fare. Speriamo sia la volta buona.

Tweet about this on TwitterShare on FacebookShare on LinkedIn

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *