Confcommercio. Si cambia? Si, no, forse…

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Per Confcommercio si sta avvicinando la scadenza congressuale.  Un momento importante nel quale il Presidente Carlo Sangalli  deve annunciare cosa ha intenzione di  fare. Il quinquennio che si chiude scade nel 2025 e le grandi manovre interne sono in corso  con l’obiettivo, credo,  di garantire, in prima battuta,  la  sua riconferma (per acclamazione) nonostante al 31 di agosto compirà 87 anni.  Escludo che chiunque, con un minimo di buon senso, compreso il diretto interessato, possa ipotizzare la riconferma per l’intero prossimo mandato visto che, nel 2030,  il presidente raggiungerebbe i 92 anni.

Una sostituzione quindi inevitabile ma non certo facile per come è costruito il potere reale interno alla Confederazione di piazza Belli. Indipendentemente da come la si pensi sull’uomo, Carlo Sangalli, oggi, “è” la Confcommercio. L’ha presa in mano in un momento critico dopo la defenestrazione di Sergio Billé, l’ha gestita, attraverso il suo cerchio magico impedendo, di fatto,  l’emergere di possibili concorrenti in questi vent’anni e si è visto sbriciolare tra le mani, l’unico grande progetto politico in cui ha creduto e si è impegnato  (Rete Imprese Italia) che ne avrebbe consacrato la leadership politica alternativa a Confindustria. Ha navigato con grande cautela il passaggio dalla concertazione alla disintermediazione evitando toni fuori misura nei confronti della politica, vellicando il centro destra senza però  mettere in discussione esplicitamente l’autonomia della Confederazione, ed ha chiuso il cerchio ottenendo, quasi sul filo di lana, la “bollinatura” del Presidente della Repubblica con la sua presenza alla assemblea generale del 2024  dopo le note vicende che ne avevano in parte incrinato il prestigio pubblico.  Carlo Sangalli è nella condizione di decidere cosa fare in assoluta libertà essendo  circondato, da un consenso praticamente  “bulgaro”. Per questo resto convinto   che  punti ad una soluzione transitoria che lo veda protagonista e consenta alla Confederazione  di costruire, una successione morbida in tempi accettabili. 

Confcommercio tra l’altro non sta affatto meglio, sul piano delle adesioni associative nei territori, rispetto a cinque anni fa. Vive una contraddizione evidente tra le entrate economiche che restano sostanziose  grazie anche ai meccanismi legati alla bilateralità discendente dai contratti dei dirigenti e dei lavoratori dipendenti ma il numero delle aziende associate è ormai di molto inferiore a quelle da sempre dichiarate ufficialmente. Crisi piccoli esercizi a parte, le attività di servizi alle imprese nei territori, a causa delle semplificazioni sugli adempimenti fiscali e gestionali intervenuti,  si sono compresse e molte di queste associazioni territoriali dipendono economicamente dalla risorse provenienti dal centro.

L’ipotesi più gettonata  per il futuro prossimo è la costituzione di un triumvirato con Sangalli,  il Vice Presidente vicario Lino Stoppani e l’altro VP e Presidente di Roma, Pier Andrea Chevallard per arrivare, in un tempo da definire  alla nomina del nuovo  Presidente. Lino Stoppani sarebbe sulla carta il candidato più accreditato. Già oggi, vicepresidente vicario,  presidente di FIPE e vice presidente della Banca Popolare di Sondrio. Persona seria, stimata, impegnata. Con il probabile sostegno dell’Unione del Commercio di  Milano che pur sempre vanta la maggioranza relativa dei voti congressuali.  Garantirebbe un passaggio “morbido”. A Milano scalda i motori da tempo anche il parlamentare azzurro Luca Squeri. Presidente del Sindacato Gestori Carburanti, Consigliere di Confcommercio Milano e Componente della Consulta del Presidente. Un altro profilo interessante e preparato.

I ben informati accreditano però Pier Andrea Chevallard come vero candidato, oggi tenuto coperto. Presidente della Confcommercio di Roma dal 2023 dopo sette anni di commissariamento dell’ente, Direttore generale e amministratore delegato di Tinexta SpA e già Segretario Generale della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Milano dal 2001 al 2015. Capiremo presto i movimenti in piazza Belli. L’attuale Ufficio di Presidenza, anch’esso in scadenza nel 2025, è composto dal vice presidente vicario Lino STOPPANI, Pier Andrea CHEVALLARD, Loretta CREDARO, Giovanni DA POZZO, Patrizia DI DIO, Riccardo GAROSCI, Fabrizio PALENZONA, Manfred PINZGER, Donatella PRAMPOLINI. E l’ultimo entrato, Mauro LUSETTI.  A parte i sopra citati, altri non credo siano, ad oggi, da ritenersi in poule per la corsa.

Resta poi un nocciolo duro, estraneo a Milano e alle sue logiche,  composto da chi non si è mai riconosciuto nella inevitabile centralità numerica  e politica dell’associazione meneghina  ma che, contemporaneamente,  non ha mai mostrato un particolare interesse a competere per la guida della Confcommercio. Penso al Presidente di Federalberghi Bernabò Bocca e al Presidente di Conftrasporto Fabrizio Palenzona. Il primo da sempre scettico sulla strategia confederale troppo marcatamente legata al mondo del commercio  tradizionale  e in conflitto dialettico da sempre con FIPE, il secondo a capo della potente Federazioni dei trasporti che da sola rappresenta non meno del 20% della confederazione e che, oltre ai trasporti e alla logistica, ha acquisito nel tempo  le navi da crociera, i porti, gli aeroporti e le società di gestione degli scali e che, spesso si interroga se la collocazione in Confcommercio risponde o meno alle loro esigenze essendo una categoria in forte crescita associativa e corteggiata da altre importanti confederazioni.

Entrambi a capo di federazioni decisive per presidiare il campo del terziario di mercato fuori dal perimetro del commercio tradizionale in senso stretto, dall’influenza e dal potere dei “milanesi” che hanno sostanzialmente caratterizzato i mandati della gestione Sangalli e che potrebbero attrarre, nella contesa, altre federazioni e il malcontento latente che percorre, a fasi alterne, la periferia confederale. E questa è la  vera questione sul tavolo, al di là dell’età del Presidente. Al centro c’è  quindi la  collocazione politica e organizzativa futura della Confcommercio, che potrebbe arrivare addirittura a mettere in discussione il nome stesso, se l’intenzione di rappresentare l’intero terziario di mercato, verrà confermata e rIlanciata anche da altre federazioni minori. 

Scenderanno dunque in campo mettendosi in gioco per rappresentare un’alternativa di cambiamento o abbozzeranno continuando a gestire in autonomia  i propri perimetri associativi limitandosi ad osservare a debita distanza e con un certo disinteresse, l’affannarsi degli uomini del Presidente Sangalli?   Lo capiremo presto. 

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