Pur non dando nulla per scontato credo che si possa dire che siamo alle battute finali del rinnovo del CCNL dei metalmeccanici. Come sempre accade nell’ultimo miglio di tutti i negoziati, l’elemento sul quale si registrano ancora delle differenze è l’aumento salariale sia in termini quantitativi che qualitativi.
Mi sembra che una scelta sia stata compiuta da entrambe le parti in causa e cioè di iniziare uno spostamento significativo di materie e di spazi di negoziazione dal livello nazionale a quello aziendale.
Gli obiettivi, però, restano ancora diversi. Federmeccanica con questa operazione cerca di ottenere innanzitutto un depotenziamento significativo e definitivo del CCNL. In questo modo il ruolo di governo del salario della categoria, a quel livello, potrà, nel tempo, ridursi notevolmente.
Nelle intenzioni iniziali avrebbe voluto svuotarlo addirittura in tempi più rapidi ma l’operazione si è rivelata troppo indigesta ai sindacati. Il rinnovamento pensato dall’associazione datoriale, che lo si voglia o meno, passa anche da qui.
Una volta tolto l’ultimo tassello che, a loro parere, irrigidisce la contrattazione, la partita potrà cambiare regole e giocatori. La stessa proposta di decalage sul recupero dell’inflazione sposta temporalmente la data di scadenza ma va anch’essa in questa direzione. Il sindacato lo ha capito benissimo e, ad oggi, chiede risposte diverse.
È un passaggio molto delicato. Federmeccanica non sembra voler concedere (ed è corretto) alcuna esigibilità della contrattazione aziendale né territoriale ma, con la proposta di decalage, se confermata, crea una asimmetria evidente tra imprese che vorranno fare o meno la contrattazione aziendale.
Di fatto un incentivo a non farla visto da parte sindacale. Visto da fuori credo che il nodo principale sia questo. Lo sviluppo della contrattazione aziendale è una scelta ragionevole. Occorre però che sia condivisa nei suoi obiettivi e fino in fondo da entrambe le parti in causa.
La FIM CISL, che più si è spesa in questa direzione, è assolutamente d’accordo a spostare il baricentro però l’obiettivo è quello di condividere oneri e onori della vita delle imprese. Quindi dare senso e contenuti al termine “corresponsabilità” proposto con convinzione dal Presidente di Confindustria.
Federmeccanica sembra essere molto più cauta. Da un lato non ha mai usato quel termine esplicitamente. Ha sempre parlato di coinvolgimento, condivisione, ingaggio dei lavoratori. Mai del sindacato. Né interno né esterno alle aziende.
E non è una differenza da poco. La UILM sembra aver una posizione intermedia mentre la FIOM, poco attratta da queste “fughe in avanti” resta coperta. Non può non sottoscrivere il prossimo contratto ma può rallentarlo cercando di renderlo sufficientemente indigeribile anche alle altre due organizzazioni.
La questione di fondo è rappresentato dalla qualità e dalla direzione di marcia del rinnovamento auspicato. E quindi il grado di convinzione e il livello di mediazione accettabile per entrambi. L’alternativa è chiara: meglio un uovo oggi o la gallina domani?
È meglio un contratto nel solco della tradizione che accontenti tutti, quindi nessuno, o un patto vero tra innovatori che guardano al futuro del settore e del ruolo dei corpi intermedi?
La capacità di interpretare il nuovo e di guidare il cambiamento passa anche da questa scelta.