Federdistribuzione. Adesso tocca a loro…

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I tre saggi incaricati sono al lavoro per individuare il nuovo presidente di Federdistribuzione. L’ultima consiliatura non è stata particolarmente fortunata. Già per Claudio Gradara succedere a Cobolli Gigli e alla sua immagine pubblica non era facile. Poi è successo un po’ di tutto.

È comunque un passaggio importante perché mai come in questo momento il comparto ha bisogno di visione, unità e, soprattutto,  di incrementare il suo peso specifico a livello politico. C’è da governare il post lockdown, la crisi e la riorganizzazione dei formati distributivi e del non alimentare, la concorrenza con la rete e gestire il prossimo negoziato sul lavoro festivo. C’è anche il rinnovo del contratto di lavoro con l’inevitabile competizione nella rappresentanza di imprese.

Tanta carne al fuoco attende Federdistribuzione che, a giudizio di molte aziende associate, non è riuscita ad imporsi con la necessaria autorevolezza. E non certo per cause legate alla struttura che conta ottimi professionisti. È, come in tutto il mondo della rappresentanza, un problema di volontà politica, di visione e di scelte di uomini chiamati a rappresentare interessi diversi tra imprese.

La regola, non scritta ma praticata, che una leggenda metropolitana assegna alla lucidità luciferina di Bernardo Caprotti di privilegiare la creazione di un vertice  federale mai troppo forte per non “disturbare” la libertà di movimento delle singole imprese impegnate a competere tra di loro  potrebbe però venire meno proprio in forza del mutamento del contesto e grazie alle prossime votazioni.

Non è questo, credo, il momento di scelte deboli. Questi mesi hanno dimostrato la fragilità di un comparto che non è riuscito, pur diviso in più associazioni di rappresentanza, a marciare unito nonostante la dimostrazione di efficienza delle singole  insegne nel reggere, sotto pressione, una situazione che poteva degenerare con conseguenze immaginabili. Confcommercio e Confesercenti per peso e forza propria hanno determinato una interlocuzione più autorevole con il Governo.

E lo si è visto in alcune scelte che hanno penalizzato, ad esempio, le grandi superfici, l’offerta merceologica nei punti vendita o i PDV fuori dal comune di residenza. Difficile emergere anche se il peso associativo dichiarato, in termini di rappresentatività, lo avrebbe dovuto consentire. Il commercio ha bisogno di unità, pur salvaguardando le legittime specificità, così come le filiere hanno bisogno di nuove interlocuzioni e aggregazioni che non sempre le gelosie associative consentono. 

Le associazioni di rappresentanza sono ad un bivio importante. E anche Federdistribuzione lo è. Traccheggiare fornendo servizi pur di qualità o porsi in un’ottica maggiormente “federativa” delle forze in campo. Trasformarsi  quindi in un importante punto di riferimento per tutti.

Per la prima volta potrebbe essere scelto un candidato che non rappresenta l’alimentare. Gli spifferi suggeriscono Stefano Beraldo che sembrerebbe essere il profilo più completo in grado di gestire questa fase. Sessantatré anni, veneto, amministratore delegato del Gruppo Ovs con 1380 punti vendita distribuiti in tutta Italia è il candidato che riscuote maggiore successo nelle valutazioni raccolte dal comitato dei saggi.

Fautore da sempre della necessità di un allineamento strategico di tutti coloro che operano a tutela del comparto spinge da sempre per mettere a fattor comune la forza e la sensibilità delle principali associazioni di categoria anche in un’ottica di filiera. Quindi, cercando di guardare ben oltre i confini di Federdistribuzione.

Le perplessità delle insegne dell’alimentare che si sono sempre giocate tra di loro la partita della presidenza non sembra trovi una sintesi con una candidatura altrettanto autorevole e spendibile. I gruppi che, da sempre, tirano le fila della federazione hanno altro a cui pensare quindi se non prevarrà la logica della soluzione “debole” per Stefano Beraldo non dovrebbero esserci problemi.

Nemico dei saldi e del Black Friday di importazione, fautore delle massime aperture possibili dei punti vendita e di un dialogo costruttivo con i sindacati di categoria potrebbe far cambiare marcia al comparto.

Le aspettative delle imprese sono comunque alte. Per questo motivo, se da queste votazioni uscirà un progetto forte e condiviso con una prospettiva maggiormente federativa, l’intero comparto potrà fare un passo avanti anche in rapporto ad un mercato che vede la presenza di competitor esterni determinati a crescere in assenza di regole del gioco comuni. Serve quindi coraggio e visione del futuro. Vedremo presto quale sarà la direzione di marcia scelta da Federdistribuzione.

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