Federdistribuzione. Si cambia?

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A ciascuno il suo Mario Draghi. L’accelerazione imposta dal contesto prevedeva anche per la GDO che si riconosce in Federdistribuzione un cambio di passo. Il lavoro di ricerca dei cosiddetti saggi aveva escluso la presenza di candidature interne. Bruciata l’unica candidatura di peso che non era gradita al Food non restava che andare fuori affidandosi ad un HH.

L’idea di fondo assolutamente condivisibile era di superare la fase delle candidature interne deboli come da tradizione e individuare una figura che avesse un ottimo CV, che potesse mettere in campo una autorevolezza personale nella filiera e contemporaneamente rappresentasse un punto di riferimento in grado di costruire un possibile percorso unitario che consentisse a Federdistribuzione di porsi come elemento di coagulo della GDO che vede ad oggi  le due principali aziende del comparto accasate altrove, i discount principali per conto loro, un certo grado di ruggine tra FOOD e altri sottosettori e infine il grande rischio di non contare nulla nella fase della ripartenza e dell’utilizzo dei fondi del Nextgeu.

Fino ad oggi la vera forza della Federazione era rappresentata dalla sua capacità di seguire e risolvere con grande efficacia tutte quelle problematiche sia nazionali che locali alle quali le imprese non riuscivano a trovare risposte da sole. Non va poi dimenticato  in questo momento che il vero elemento di collante di Federdistribuzione ammortizzatore importante delle diverse sensibilità presenti,  era rappresentato dal suo Direttore Generale.

I Presidenti che si sono succeduti, ad eccezione dell’ex presidente della Juventus che viveva però di luce propria,  si sono via via avvicendati non lasciando particolari segni del loro passaggio. Massimo Viviani ha rappresentato quindi l’anima e il punto di riferimento del percorso fatto fino ad oggi. E di questo gliene va dato atto. L’acuto è stato la firma di un CCNL che si è andato però inevitabilmente a sovrapporre agli altri già presenti nel comparto. Il distacco da Confcommercio, circoscritto alla rappresentanza dei suoi lavoratori dipendenti, ha avuto solo un modesto effetto di dumping salariale mentre sull’importante  welfare contrattuale e sanitario il percorso autonomo iniziato con quella firma è finito in un sostanziale vicolo cieco. La dimostrazione è che c’è in atto un profondo ripensamento che si concluderà con il ritorno complessivo ai fondi gestiti da Confcommercio.

È un buon segno perché dimostra che da soli non si va da nessuna parte. Spero sarà così anche per il futuro CCNL dove la presenza di un contratto unico e condiviso sarebbe più che sufficiente per tutti. Ovviamente lasciando gli spazi e le specificità necessarie ad ogni  singolo sottosettori.

Questa nuova configurazione della Federazione disegna un ruolo vero per il suo nuovo Presidente e quindi prevederà inevitabilmente  il superamento del ruolo del Direttore Generale così come è stato fino ad oggi. Almeno così sembra essere nelle intenzioni. Federdistribuzione potrebbe quindi avere un ruolo importante nel contribuire a ridisegnare la ripartenza del nostro Paese. Da un lato c’è la proposta del CEO di Conad di avere un interlocutore vero al MISE con il quale riscrivere il futuro prossimo del comparto del commercio sia in relazione alla sua possibile evoluzione sia in rapporto agli equilibri necessari con i big della logistica e dell’ultimo miglio.

La filiera agroalimentare italiana ha bisogno di una rappresentanza unitaria e autorevole del comparto distributivo altrimenti condannato alla marginalizzazione. Le insegne della GDO hanno fatto molto nel lockdown sia in termini di servizio che di responsabilità sociale. I rapporti con le comunità locali sono stati importanti e riconosciuti ma resta ancora una percezione  negativa della GDO presso parte della filiera a monte ma anche per settori importanti dell’opinione  pubblica. Lobby e opinionisti al seguito picchiano duro. A volte a sproposito.

L’industria alimentare e non solo si è  saputa muovere meglio scansando le accuse del primario e lasciandole così scivolare sulle spalle della GDO. I Discount più importanti sono fuori dal perimetro anche se si segnalano interessanti riflessioni che potrebbero portare a sviluppi anche sul piano delle scelte organizzative. I rancori passati soprattutto innescati dalle diatribe tra Esselunga e Coop fanno ormai parte di una stagione superata.

Adesso però occorre guardare avanti. La scelta di un manager di grande esperienza proveniente da fuori settore potrebbe lasciare perplessi soprattutto chi puntava ad una Federazione più all’insegna della continuità con il passato. L’unanimità in questi casi non è un dato attendibile. I corridoi veicolano segnali deboli con sufficiente rapidità. Io penso, per quello che può valere, che sia una scelta corretta.

Il nuovo Presidente può impostare e proporre  la sua strategia fuori da vecchi schemi e costruire con maggiore visione il futuro della Federazione. Per questo auguro un sincero in bocca al lupo a Alberto Frausin. 

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