Grande Distribuzione. Coop Italia cambia passo

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Impossibile non cogliere un nesso tra due avvenimenti apparentemente lontani. Da una parte la chiusura del rapporto ventennale tra Francesco Pugliese e il Conad e dall’altra il riassetto strategico di Coop Italia. La prima e la seconda insegna della GDO hanno sempre vissuto con grande e leale competitività la loro natura cooperativa seppur di segno diverso. La prima di imprenditori e la seconda di soci.

Conad sembra voler rallentare, tirare il fiato e consolidare il perimetro acquisito. La corsa seguita all’acquisizione di Auchan e la leadership nel mercato nazionale hanno impegnato a fondo le cinque  cooperative. Francesco Pugliese ne ha probabilmente “stressato”  le rispettive leadership per consentire al Consorzio di posizionarsi ai vertici  del comparto. Lascia nel momento più alto della sua gestione. Adesso tocca a Mauro Lusetti (ex Coop) riportare a sintesi il confronto interno. Conad deve  confermare il suo primato che non è fatto solo di numeri, rilanciarsi nella leadership politica della categoria, essere protagonista e non follower nel rinnovo del Contratto Nazionale scaduto, decidere il proprio ruolo in Confcommercio e accelerare sui progetti innovativi completando la complessa digestione dell’affaire Auchan.

Coop Italia in questi anni è rimasta un po’ in ombra. Non certo ferma. Pur cedendo il primato in classifica già prima dell’operazione Auchan da parte dei “cugini” di Bologna ha scelto di  guardarsi dentro, rimettere in ordine strategia e obiettivi pur confermando però la propria natura. Con le ultime decisioni sembra pronta ad accelerare. La scelta di “consacrare” definitivamente la carriera di Maura Latini ai vertici di Coop Italia è un primo segnale. Innanzitutto  la soddisfazione personale che comprendo benissimo.

Più o meno negli anni in cui Maura Latini entrava in Coop durante le sue vacanze scolastiche io entravo in Galbani. Più o meno allo stesso livello: l’ultimo. La soddisfazione di arrivare dopo molti anni nel comitato di direzione della più grande azienda allora del Gruppo Danone nel ruolo di direttore risorse umane è stato il coronamento di una prima fase del mio percorso professionale. In quella esperienza ho imparato ad osservare la realtà da diversi punti di vista. Soprattutto per capire le persone, il clima che le circonda l’impegno che le caratterizza  e consente all’azienda di raggiungere i suoi obiettivi. Allora, è vero,  l’ascensore sociale funzionava.

Maura Latini a 20 anni era cassiera in un supermercato Coop. Un destino comune a tante giovani di quella generazione. “C’era del bello in questo luogo pieno di gente, colleghi, clienti” ricorda Latini. Una visione  che rende diverso il lavoro nel punto vendita da tutti gli altri. Chi sceglie questa carriera  spesso parte da qui perché il punto vendita è l’unico luogo  che consente di osservare l’erba dalla parte delle radici. Una caratteristica che non si  perde più. Anche quando si sale nella carriera. Maura Latini è arrivata  a mèta da semplice “underdog” e dal  2019 è amministratrice delegata Coop Italia. «Ho salito tutti i gradini della scala organizzativa di un punto vendita» ha dichiarato in una intervista.

Da cassiera ad amministratrice delegata di Coop Italia, una realtà che vanta 1200 punti vendita in quindici regioni con un numero totale di 53.000 dipendenti e oltre otto milioni di soci con un fatturato che sfiora i 15 miliardi di euro. Un dato da non sottovalutare.  Dei 53mila dipendenti il 70% è donna, nello specifico donne sono il 44-45% dei capi reparto o capi negozio e il 33% circa dirigenti. In un comparto, quello della GDO dove, se restiamo ai soli dirigenti dei circa 700 con la qualifica formale, le donne sono il 22% ma le percentuali non cambiano se scendiamo nella scala gerarchica.

La Presidenza di Maura Latini viene completata con Maurizio Prandi vicepresidente e Domenico Brisigotti direttore generale.  Coop guarda al suo futuro puntando ad un’evoluzione del rapporto tra Grande Distribuzione  e filiera a monte focalizzandolo sulla ricerca di innovazione. Ce n’è bisogno. La sfida credo si possa sintetizzare nel passare dalla centralità tradizionale del  prodotto sullo scaffale a quella del consumatore sottolineando la ricchezza dell’offerta in termini di ampiezza e diversificazione.

Il secondo passo da non sottovalutare è il cambiamento della struttura con una distinzione più marcata delle funzioni di ANCC-Coop e Coop Italia. Non a caso la  prossima mossa sarà la candidatura di Marco Pedroni alla presidenza di ANCC-Coop.  ANCD-Conad e ANCC-Coop (le due associazioni che rappresentano i rispettivi sistemi cooperativi)  hanno vissuto entrambe un periodo di profondo appannamento. Sole non vanno da nessuna parte. In entrambi i casi il  loro ruolo istituzionale di tutela, rappresentanza, coordinamento e promozione ha risentito della profonda modificazione del contesto sociale e politico.

L’intera Grande Distribuzione è alla ricerca di un nuovo equilibrio tra insegne, ruolo e semplificazione della rappresentanza oggi dispersa in mille rivoli e quindi destinata a non contare sui tavoli decisivi dove si gioca il futuro del Paese. E questa debolezza si sconta sia nei confronti della filiera a monte che con gli interlocutori politici e sociali. Non è tempo di divisione e di tatticismi.

Federdistribuzione, con l’elezione di Carlo Alberto Buttarelli ha fatto la prima mossa rimettendosi in discussione e puntando ad una prospettiva unitaria dell’intera categoria. Una ricomposizione del fronte è auspicabile. Il rinnovo del contratto nazionale in corso (pur da troppo tempo) segnala una identica volontà di trovare un terreno comune di confronto con i sindacati di settore. Marco Pedroni in ANCC-Coop avrà probabilmente una sorta di delega per lavorare in quella direzione.

Infine anche Conad dovrà scegliere. La scelta fatta a suo tempo di aderire a Confcommercio puntando alla ricomposizione dell’intero comparto indipendentemente dalla taglia delle imprese oggi, proprio con l’uscita di Francesco Pugliese, è ad un passaggio chiave. C’è un’interlocuzione politica da rilanciare con il Governo, un lavoro di confronto con la filiera a monte da riprendere e l’esigenza di trovare sintesi tra le insegne nel comune interesse della categoria. Le premesse per andare oltre le storiche divisioni ci sono tutte. Adesso tocca ai diversi protagonisti dimostrare la loro capacità di agire di conseguenza…

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