Lo sguardo e la visione verso il futuro dell’imprenditore o del manager non possono mai indulgere al pessimismo. Come ci ricorda Umberto Galimberti, un filosofo bravo a leggere e interpretare il nostro tempo: “Il futuro non si attende, si fa”. Ed è questo lo spirito con cui si deve affrontare l’anno che sta arrivando. Alle spalle un periodo purtroppo caratterizzato da una situazione geopolitica complessa, da un’inflazione che cala ma resta tignosa soprattutto sulla spesa, e da un comportamento del consumatore molto più attento e sensibile alla convenienza e pronto ad inseguirla ovunque. Elementi che si confermeranno anche nel 2024.
Termina l’anno del Coniglio e si entra in quello del Drago. L’unica creatura mitologica dello Zodiaco cinese associata alla forza, alla salute, all’armonia e alla fortuna. In Cina i draghi vengono posti al di sopra delle porte o sui tetti per tenere lontani gli spiriti maligni. Un anno impegnativo ma ricco di opportunità per chi, nella GDO, guarda al futuro. Non per la maggioranza del comparto che non farà parlare di sé più di tanto. Investirà ciò che serve a mantenere una sufficiente rendita di posizione, gestirà i collaboratori “à la carte”, rimodulerà l’offerta inseguendo discount e concorrenza. Sarà l’anno del rinnovo del CCNL e della conferma delle difficoltà sempre crescente di trovare le risorse umane disponibili a lavorare nel comparto. Soprattutto al centro nord.
Per chi cerca di fare un salto di qualità la strada è però senza alternative. Servono idee e risorse economiche per crescere. Ma anche visione, voglia di credere e investire nelle proprie risorse umane e tanto coraggio.
Cosa mi aspetto dalla GDO nel 2024?
Molto dipenderà dall’evoluzione del contesto geopolitico. Se i venti di guerra soffieranno lontani credo che, sul piano internazionale, farà passi avanti il percorso di avvicinamento tra Aldi Nord e Aldi Sud. Fondamentale per ridare slancio competitivo al grande gruppo tedesco nel mondo. Amazon verrà probabilmente a capo della sua presenza nel retail fisico, condizione indispensabile per svilupparsi ulteriormente e, in Francia, dove Carrefour ha ripreso quota e leadership, mi aspetto qualche alleanza in chiave di crescita competitiva. Nel 2024 Remi Baitiéh sarà impegnato nel rilancio di Morrison UK. E Mercadona? Spero guardi con coraggio fuori dalla sua comfort zone. Per ora, come altre realtà in Europa, ha aumentato gli stipendi ai suoi collaboratori. Chi ne decanta le iniziative commerciali, non dovrebbe sottovalutare la loro capacità di gestione delle risorse umane. Una delle chiavi fondamentali del successo.
Nel nostro Paese sarà l’anno dello sdoganamento definitivo del discount. C’è ancora spazio anche per probabili acquisizioni. E la Marca del Distributore che cresce nella GDO tradizionale contribuirà a convincere definitivamente i consumatori che qualità e convenienza possono trovarsi ovunque. Non solo nell’industria di marca. Conad dovrà dimostrare se la sua leadership è il risultato di una semplice sommatoria di punti vendita o riuscirà ad esprimere una nuova identità. Cinque grandi cooperative e un ottimo gruppo dirigente saranno in grado di ritrovare un percorso oltre una formale unità di facciata? Lo vedremo presto. Intanto un applauso a DAO Conad per essersi fatta carico di una sperimentazione che può dare il via ad un grande cambiamento nel medio lungo termine.
Ed Esselunga? Come le grandi squadre di Serie A di calcio ha scelto di alleggerirsi nei costi. Forse troppo in termini di qualità manageriale. Il 2023 ha confermato qualche défaillance interna. Nel 2024 si capirà se si è trattato di normali scosse di assestamento o se le intenzioni di chi la gestisce sono altre. Lascia o raddoppia, mi verrebbe da dire. E se raddoppia è per scendere verso Sud con qualche operazione mirata? “Enoteca Esselunga”, il nuovo format a Merlata Bloom (esportabile ovunque) e il rilancio di Atlantic sembrerebbero finalizzate a nuovi progetti per compensare i rallentamenti evidenti nelle zone di elezione.
Lo stesso interrogativo sul futuro vale per MD e per Unes. La prima gode di ottima salute ed è ambita da molti. Patrizio Podini ha lavorato molto bene e l’azienda è tirata a lucido. Il passaggio generazionale è in corso ma l’abile patron si tiene aperte tutte le opzioni. Per Unes sarà un anno decisivo. Troverà interlocutori per il suo rilancio? Per ora arranca. Bennet continuerà il suo ripiegamento verso i territori da dove era partita negli anni 60. PAM sembra voler giocare le sue carte, come player nazionale, con maggiore convinzione. E Carrefour, che per alcuni critici non potrà proseguire a lungo così, assomiglia al calabrone della famosa metafora. E continuerà a risalire la china presidiando il mercato anche grazie al franchising.
Infine due realtà interessanti che devono confermare le loro traiettorie di crescita. Aldi per le aspettative che ha creato nel nostro Paese. L’azienda raggiunge i 177 negozi in Italia, 13 solo in provincia di Milano e 61 in Lombardia, con 3.172 collaboratori. Il nuovo negozio milanese raggiunge i 2000 mq. Un format diverso dal solito. Il più grande aperto nel nostro Paese. Ci sarà l’accelerazione temuta dai concorrenti o il contesto geopolitico internazionale le suggerirà prudenza? Lo scopriremo presto.
Il Gruppo Arena, tra i pesi medi, sembra il più votato a voler crescere e non solo a sud. Fatto salvo Patrizio Podini, nessun imprenditore del nord è riuscito ad imporsi al sud. Troppo diverso il contesto. Riuscirà qualcuno a proporsi per il percorso inverso? Sicuramente sì, se, chi ci proverà, comprenderà la differenza sul piano del contesto sociale nel nord rispetto al sud. Che è altra cosa rispetto a quello economico e commerciale. Al nord il clima sta cambiando. Dai piazzali della logistica la contestazione del lavoro povero esce dai suoi confini e lambisce il retail aprendo nuovi scenari di conflitto a cui la GDO non è preparata.
Coop, Despar, Selex e il Gruppo Vegé continueranno la loro navigazione affidate in mani sicure. in Lombardia Tigros e Iperal continueranno a crescere. Nei discount LIDL confermerà la sua leadership non tanto sul piano dei fatturati comunque in crescita, dove Eurospin resta leader incontrastato, quanto sul piano della gestione delle risorse umane, dell’impegno nei confronti del territorio dove è insediata e nella valorizzazione dei prodotti del Made in Italy nel mondo. Non mi meraviglierei se Conad, nel suo complesso, decidesse di credere di più nel potenziale di crescita di Todis e dei discount in generale magari investendo sul formato, a livello Paese.
Un augurio prima di far ripartire i motori. Che il nuovo anno consenta alle insegne e all’associazionismo di categoria di comprendere finalmente la necessità di un destino comune superando l’attuale frammentazione. L’accordo con il Governo sul trimestre anti inflazione e il rinnovo del Contratto nazionale rappresentano tasselli importanti del puzzle. Il primo ha aperto un percorso da consolidare sul piano politico e istituzionale mentre il secondo è ancora da concludere.
Continuo però a pensare che le associazioni devono ritornare concretamente in mano alle imprese superando le logiche di funzionariato che le governa e che si consolida in molte realtà associative. Al prossimo giro di poltrone mi aspetto novità. L’obiettivo non può che essere quello di valorizzare i risultati ottenuti per affrontare strade nuove. E adesso, diamo inizio al 2024!