Nelle prime 10 aziende familiari in Germania ben due appartengono alla grande distribuzione. Con un fatturato di 250 miliardi di euro, Volkswagen rimane il numero uno indiscusso della classifica, seguita dal gruppo Schwartz ( Lidl, Kaufland) controllato da Dieter Schwarz, considerato uno dei più grandi imprenditori della Germania con 125 miliardi di euro di fatturato, la casa automobilistica BMW (famiglie Quandt/Klatten) con 111 miliardi euro e il discount Aldi Nord e Sud (famiglie Albrecht) con una stima di 103 miliardi di euro. Un altro simpatico paradosso dei discount: non solo la “spesa intelligente”. Anche un “business intelligente”, visti i risultati.
Due gruppi importanti che a casa loro si contendono il primato. Due famiglie che non si sono attardate nella gestione diretta e hanno affidato a manager capaci e competenti le loro aziende. In una delle due si ritorna a parlare di riunificazione. È un argomento che è stato spesso citato e oggi ritorna di attualità. Margret Hucko e Ursula Schwarzer su “Manager Magazin” scrivono che questa volta potrebbe essere la volta buona: è forse in arrivo “Aldi Deutschland”. Resterebbero però da chiarire “numerose questioni legali e fiscali”. E soprattutto sul piano organizzativo va sottolineato che esistono diverse culture manageriali, differenze salariali intorno al 25% tra i dirigenti, sovrapposizioni e duplicazioni di strutture. È ovvio, però, che si configurerebbe come uno dei più grandi accordi dell’anno, se non del decennio. Almeno in Germania.
Aldi Süd e Aldi Nord esistono dal 1961 sotto nomi diversi, quando i fratelli Albrecht- Karl (Sud) e Theo (Nord) decisero di dividere tra di loro le 300 filiali in Germania. Oggi ci sono più di 4.000 filiali Aldi solo in Germania. La rete si estende nel Regno Unito (dal 1990) negli Stati Uniti (dal 1976) fino all’Australia (dal 2001) e in Cina (dal 2017). In Italia Aldi è presente da cinque anni. Per ora Aldi non commenta. Il risultato sarebbe un impero della vendita al dettaglio con 11.000 negozi in quattro continenti e oltre 240.000 dipendenti. Attualmente, Aldi Süd possiede circa 6.520 negozi e Aldi Nord gestisce circa 5.110 negozi. Inoltre, ci sono oltre 540 negozi Trader Joe’s negli Stati Uniti, di proprietà di Aldi Nord. Il fatturato futuro possibile può essere solo stimato.
Nel documento ad uso interno, le due catene avrebbero messo nero su bianco l’intenzione di costituire una società in cui entrambi avranno voce in capitolo. Aldi Süd (che, a quanto si scrive, sarebbe l’artefice di questo possibile accordo) ha ufficialmente smentito la notizia, affermando che non è prevista alcuna fusione, e che l’indipendenza economica di entrambe le insegne rimarrà intatta. Tuttavia, il discount ammette che la collaborazione con il suo “rivale” del nord si è molto rafforzata negli ultimi tempi. Le due ragioni principali sarebbero: la lotta alla concorrenza sempre più agguerrita che Aldi oggi deve affrontare in Germania, e la ricerca di maggiore efficienza.
Sul mercato tedesco, in effetti, le due catene faticano con competitor come Edeka, Rewe e soprattutto Lidl, oltre ad Amazon sul fronte e-commerce. Non solo: una ricerca citata dal sito dimostrerebbe che oggi in Germania le catene di supermercati come DM, Edeka e Rewe crescono di più rispetto alle catene come Lidl e Aldi. Questo perché i consumatori oggi sarebbero sempre più esigenti in termini di convenienza, esperienza d’acquisto e sostenibilità. Con la possibile fusione si stima che le due catene potrebbero riuscire a ridurre i costi del personale. Cosa non da poco in un periodo in cui Aldi Süd – proprio per far fronte alla concorrenza – annuncia la chiusura di alcuni uffici sul territorio a livello regionale e Aldi Nord non vive certo un momento positivo sul fronte dei costi.
Le due realtà aziendali hanno già iniziato a collaborare sul fronte della ottimizzazione delle infrastrutture informatiche e firmato contratti con gli stessi fornitori per servizi di marketing e nel campo dei pagamenti elettronici. Ma le collaborazioni, in questo caso più che dimostrate, esistono da tempo anche tra gli scaffali a cominciare delle private label. Ancora una volta il motivo di base è la ricerca di efficienza e di economie di scala sempre maggiori. Sul fronte dell’antitrust non ci sarebbero problemi, in quanto la fusione – se mai avverrà – sarebbe legittima, poiché entrambe le catene appartengono alla stessa famiglia.
Alcuni ex colleghi mi confermano che, uno dei manager che starebbero lavorando a questo progetto è Sascha Schikarski (41 anni), uno dei nuovi uomini del mondo discount tedesco. L’ex manager di Rewe è entrato a far parte di Aldi Nord nel 2017 ed è stato responsabile del business internazionale come Chief Operating Officer per un buon anno. Adesso è Chief Strategy Officer (CSO).
Una fusione delle due realtà avrebbe anche un impatto sui consumatori, come riportato da FOCUS online. I clienti potrebbero trovarsi un assortimento uniforme e prezzi più bassi, poiché le riduzioni dei costi verrebbero trasferite al cliente attraverso una politica commerciale, di marketing e una logistica comune. Secondo FOCUS online, l’unificazione potrebbe anche significare che la nuova società si troverebbe bella condizione di investire più risorse in ricerca e sviluppo per promuovere nuove tecnologie e innovazioni. È ipotizzabile anche l’introduzione di programmi di fidelizzazione della clientela.
Aldi, tra l’altro, ha comunque di fronte una strada in salita. Il Brand-Finance-Ranking dei marchi al dettaglio più importanti in Germania ha un nuovo numero uno. Secondo l’indagine di “Brand Finance” (tramite ” Lebensmittel Zeitung “). Il nuovo leader è LIDL con 17,7. Aldi Süd è seconda con 13,1 miliardi, REWE terza con 10 miliardi. Aldi Nord è 6° con 4,5 miliardi di dollari. Il cambio al vertice sarebbe avvenuto comunque, anche mettendo insieme Aldi süd e Aldo Nord dato che Lidl è valutata 17,7 miliardi di dollari.
Tra l’altro l’eventuale allineamento dell’offerta delle due insegne non sarà cosa semplicissima per i consumatori tedeschi che hanno una percezione precisa delle differenze. Quando andavo a trovare mia figlia che stava studiando all’Università di Siegen, nel land della Renania Settentrionale-Vestfalia, mi avevano colpito le lamentele di molti suoi amici tedeschi su Aldi nord ritenuta di livello inferiore ad Aldi süd come qualità dell’offerta e la loro successiva reazione positiva quando in città aprì finalmente un Aldi süd. Per me, allora, erano semplicemente due discount. Ma è l’occhio del cliente quello che vale. Lo stesso è accaduto a Gummersbach l’altra località dove i clienti da tempo possono scegliere direttamente tra le due versioni Aldi.
Secondo un altro rapporto di Manager Magazin, il gigante dei discount ha sofferto enormemente durante della pandemia. E l’immagine tradizionale complessiva del marchio in Germania ne è uscita più appannata. Lidl è anche in vantaggio su Aldi in termini di produttività al m2. Secondo Hahn Retail Real Estate Report (2021/22), l’aumento delle vendite al m2 di Aldi Süd nel 2020 è del 5,5 per cento e di Aldi Nord del 5,3 per cento. Ma quella di Lidl sarebbe addirittura del 9,0 per cento.
È evidente che un progetto di “riunificazione” oltre alle difficoltà e alle opportunità che ho cercato di descrivere consentirebbe il tempo per costruire e rilanciare una nuova strategia di business complessiva, non solo in Germania. Infine credo che questa necessità di ritornare protagonista in patria potrebbe spiegare una certa cautela nei progetti di espansione attraverso acquisizioni di insegne in altri Paesi programmata per accelerare la crescita prima del lockdown.