Eppure da noi qualcuno ci aveva creduto. Così come per i medici e gli infermieri finiti sotto i riflettori per la loro abnegazione durante la pandemia anche per il personale dei supermercati è scattata la stessa regola: “passata la festa, gabbato lo santo”. Stando però alle dichiarazioni del nostro Governo almeno la sanità dovrebbe essere in cima ai prossimi rinnovi contrattuali. Si tratta del triennio 2022-2024, già oggi a dieci mesi dalla scadenza. Riguarda poco più di mezzo milione di lavoratori. Per il terziario e per la GDO, per ora, nulla si muove per il rinnovo del CCNL a 40 mesi dalla sua scadenza con qualche milione di lavoratori coinvolti.
Lo slogan “W le cassiere” era quindi un bluff. Simile al “Ne usciremo migliori” urlato dai balconi. Ma quello che è successo quattro anni fa, esattamente a dicembre del 2019, non tutti se lo sono dimenticati. Anzi. Negli USA hanno addirittura fissato una data dedicata ai protagonisti di quegli avvenimenti: il 22 febbraio. Nato nel 2021, il “Supermarket Employee Day” con la partecipazione di grossisti, dettaglianti, partner di associazioni statali e fornitori, quest’anno ha appena celebrato la terza edizione proprio per riconoscere il lavoro che i dipendenti dei supermercati svolgono ogni giorno a tutti i livello. Dal 2022 la “Giornata nazionale dei dipendenti dei supermercati”, il 22 febbraio, è stata inserita nel calendario delle giornate nazionali da festeggiare.
Il Presidente e CEO di Food Industry Association (FMI – L’Associazione dell’industria alimentare) Leslie Sarasin ha dichiarato: “Il Supermarket Employee Day è un’opportunità a livello nazionale per ringraziare i lavoratori del retail per il loro importante contributo nel mantenere il nostro Paese nutrito, anche durante le circostanze più difficili come quelle presentate da una pandemia globale”. E ha concluso: “E ora, mentre le famiglie in tutto il paese continuano a lottare con l’inflazione, i retailer si impegnano a dare priorità al servizio, al sostegno e al rafforzamento dei legami con le comunità in cui operano. Per l’83% dei negozi di alimentari il sostegno alla propria comunità è stata una strategia decisiva per coinvolgere i clienti e differenziarsi”.
È, in sostanza, una giornata di apprezzamento e di riconoscenza per il lavoro dei dipendenti del retail. Oltre alla tradizionale giornata “Porte Aperte” per far conoscere il luogo di lavoro dei genitori ai figli, gli “open Day” per far conoscere ai giovani il lavoro dell’insegna attraverso incontri e testimonianze che vengono normalmente proposte dalle singole aziende non solo negli USA, in questa giornata numerose insegne hanno organizzato eventi speciali a tema. Da noi quando si parla di punti vendita si tende a ridurre il problema limitandolo a cassiere e personale generico. Negli States la composizione della forza lavoro della GDO è apprezzata e ben diversificata. Comprende anche esperti di evasione e consegna degli acquisti online, analisi dei dati/tecnologi dei dati, cuochi, macellai, pescivendoli, panettieri, farmacisti, dietologi/nutrizionisti registrati e numerosi altri ruoli.
In questo giorno le insegne aderenti hanno offerto loro promozioni e sconti speciali e hanno espresso gratitudine sia per il loro lavoro nei negozi che per la società, incoraggiando i clienti a fare lo stesso attraverso i totem all’interno del negozio e tramite post sui social media. Fuori dagli USA, SPAR, in ben 5 Paesi (Australia, Austria, Ungheria, Danimarca e Sri Lanka), aderendo alla giornata, ha festeggiato premiando le iniziative che hanno visto protagonisti i suoi collaboratori. Il Supermarket Employee Day è uno dei tanti programmi di FMI progettati per riconoscere il talento dei protagonisti, i risultati e le iniziative del settore che hanno un impatto positivo nelle comunità. Molto interessanti, ad esempio, gli FMI Store Manager Awards.
Su questo premio, che condivido assolutamente, non mi stancherò mai di sottolineare quanto sarebbe importante organizzare anche da noi una competizione nazionale per premiare e valorizzare i migliori talenti delle diverse insegne presenti nei punti vendita. Personalmente mi sono un po’ stancato di vedere sulle riviste le solite facce di manager che vanno e vengono e spesso non lasciano nulla di significativo dietro di sé. Altra cosa sarebbe una competizione tra le professionalità di punto vendita sotto l’egida, ad esempio, dell’associazione di categoria gestita con una giuria indipendente per gli Store Manager ma anche per gli specialisti dei reparti. Ricominceremmo finalmente a parlare di “persone” e di professionisti che con il loro impegno quotidiano fanno la differenza.
FMI lavora, con e per conto, dell’intero settore per promuovere una filiera alimentare di consumo più sicura, sana ed efficiente. Riunisce un’ampia gamma di imprese lungo tutta la catena del valore, dai rivenditori che vendono ai consumatori, ai produttori che forniscono cibo e altri prodotti, nonché l’ampia varietà di aziende che forniscono servizi, per amplificare il lavoro collettivo del settore www.FMI.org. I quasi 6 milioni di dipendenti del retail USA rappresentano le fondamenta che sostengono le comunità in tempi di crisi, che si tratti di un disastro naturale, una pandemia o altre sfide impreviste. Sostengono la pipeline critica di cibo e beni di consumo che a sua volta sostiene la salute e il benessere dei loro clienti. La resilienza e l’impegno di questi lavoratori essenziali diventano ancora più evidenti in tempi di sfide estreme o interruzioni della catena di approvvigionamento.
I supermercati USA sono riconosciuti come la spina dorsale delle comunità nelle quali operano. Secondo la FMI, l’82% dei retailer si impegna attivamente nel loro sostegno rafforzandone il tessuto sociale. Sono la più grande fonte di donazioni del settore privato alla rete di banche alimentari di Feeding America, che ha fornito 1,6 miliardi di pasti nel 2022. Le insegne, grandi e piccole sono il volto di questi sforzi: guidano le campagne alimentari, combattono l’insicurezza alimentare e gli sprechi contribuendo positivamente alle loro comunità. Anche da noi le singole insegne fanno tanto. E molto fanno anche i loro collaboratori sia in nome e per conto dell’insegna che per scelta personale.
Pochi nella GDO si stanno rendendo conto che sta cambiando lo scenario di riferimento non solo sulle strategie commerciali o legate al potenziale messo a disposizione dalla tecnologia ma anche sul tema del lavoro, del riconoscimento, dell’impegno, dell’immagine e del ruolo sociale dell’intero comparto. Si chiude una fase dove la partita si giocava sugli scaffali a colpi di offerte, promozioni e modeste tattiche per dribblare la concorrenza e dove, il lavoro, al di là delle chiacchiere, ha semplicemente rappresentato un costo. Se ne sta aprendo una nuova che non sarà per tutti. La GDO, oggi, rischia di assomigliare a quel personaggio che si butta dal grattacielo e ad ogni piano che incontra, prima di schiantarsi al suolo, dice a sé stesso: per ora, tutto bene”. Immersa in un infinito presente fatica a guardare oltre il proprio naso. Eppure sarà sempre più difficile competere ma anche reperire risorse preparate, adeguate e disponibili ad un lavoro che per distribuzione e impegno richiesto non è attraente per molti. Per questo serve spostare il baricentro dalle sedi ai punti vendita (e non a parole).. rinnovare i contratti, rispettare i diritti e mettere clienti e addetti al centro della propria iniziativa. Certo non è una giornata a loro dedicata che cambia il clima. Ed è più in linea con una cultura diversa dalla nostra. Però abbiamo importato altri riti collettivi “pagani” come Halloween o il Black Friday. L’esempio di SPAR fuori dagli States è lì a dimostrare che riconoscere il lavoro dei propri collaboratori e condividerne i successi è sempre una scelta giusta. La scelta di questa data segnala una possibile traiettoria interessante. Vedremo chi sarà in grado di coglierla.