Premesso che il riposo dei robot non c’entra nulla. Che si tratti di negozi robotizzati o con personale umano, la maggior parte degli esercizi commerciali in Germania deve essere chiusa la domenica. La “sonntagsruhe” (il riposo domenicale) deve essere rispettata anche se, quel giorno, non ci sono lavoratori in servizio. Tre giudici del il tribunale amministrativo dell’Assia hanno confermato questo divieto. Per loro il piccolo self-service si qualifica come “negozio” e quindi, secondo la legge tedesca, deve rispettare la legislazione sugli orari di apertura e di chiusura. Pur valendo solo per l’Assia è una sentenza che fa riflettere.
Stiamo parlando della principale regione finanziaria dell’Europa continentale. Uno dei Land più prosperi della Germania. Negli ultimi tre decenni, la Germania aveva già abbandonato la maggior parte delle restrizioni che, fino al 1996, costringevano i negozi a chiudere alle 18.30 nei giorni feriali. Il divieto domenicale, tuttavia, è stato mantenuto in vigore per la maggior parte delle aziende, ad eccezione di ristoranti, stazioni di servizio, chioschi e farmacie. Altre insegne in altri land hanno aggirato il divieto proprio con i chioschi. (vedi articolo su Rewe). In Assia, no.
Il divieto al lavoro domenicale in Germania risale a più di 1.700 anni fa ed è stato decretato dall’imperatore romano Costantino il Grande. Il riposo domenicale è poi stato sancito nella costituzione tedesca dal 1919 ed è stato confermato dalla Corte Costituzionale in una sentenza del 2009. Su questo tema si sono trovati in sintonia sia le Chiese protestante che quelle cattoliche insieme ai sindacati tedeschi del commercio (la Vereinte Dienstleistungsgewerkschaft (“Unione dei sindacati del settore dei servizi”), abbreviata in VER.DI, l’equivalente dei nostri tre sindacati di settore (Filcams-Uiltucs e Fisascat). Circa 2 milioni di iscritti. Più del triplo dei nostri messi insieme. VER.DI è il secondo sindacato più grande della Germania dopo l’IG Metall (metalmeccanici). Un’insolita alleanza per impedire le aperture domenicali in generale, non solo dei negozi automatici. A marzo, l’alleanza ha addirittura incoraggiato i pastori a criticare, nei loro sermoni settimanali, le paventate aperture in un Paese in cui l’appartenenza alla chiesa è diminuita di un quarto negli ultimi due decenni e solo un cittadino su 20 partecipa alla messa domenicale.
È probabile che entro pochi mesi la sentenza del TAR del land dell’Assia venga riformata e il divieto al lavoro domenicale, almeno nei negozi automatici, sia destinato a rientrare. “La legge attuale è completamente in contrasto con la realtà della vita di oggi”, ha detto Stefan Naas, capo del gruppo parlamentare liberale FDP in Assia che si sta muovendo per aggirare la normativa. La battaglia legale è stata innescata dal sindacato tedesco del settore dei servizi Verdi dopo l’apertura del primo negozio automatizzato a Fulda quattro anni fa. Il sindacato si oppone allo shopping domenicale, sostenendo che il personale di vendita al dettaglio, che deve già fare i conti con orari di lavoro altamente flessibili durante il resto della settimana, ha bisogno della domenica come giorno libero garantito per trascorrere del tempo con la famiglia e gli amici.
I giudici, da parte loro, hanno affermato che il piccolo negozio self-service si qualifica come “negozio” secondo la legge tedesca e quindi deve rispettare la legislazione sugli orari di apertura. Il sindacato è ovviamente preoccupato per il potenziale “effetto domino” sui negozi tradizionali dove ci sono lavoratori in carne ed ossa. Anche perché i competitor di Tegut potrebbero fare pressioni per un’ulteriore liberalizzazione delle regole dello shopping domenicale, ha sottolineato un funzionario di VER.DI.
“Questo è del tutto grottesco”, ha replicato al Financial Times il membro del consiglio di amministrazione di Tegut Thomas Stäb. I piccoli robo-shop sono “fondamentalmente distributori automatici walk-in” che non dovrebbero essere interessati dal divieto. Tegut con sede a Fulda possiede circa 300 supermercati tradizionali e 40 mini-shop completamente automatizzati. È di proprietà della cooperativa Migros di Zurigo che, nel 2022 aveva anche rilevato 19 PDV e tutti i 500 dipendenti di Basic, una catena di supermercati biologici presente nel sud della Germania che si trovava in difficoltà finanziarie. Per ora Tegut è costretta a rispettare la sentenza di dicembre.
Il format del punto vendita è decisamente particolare. Sono contenitori di legno prefabbricati che assomigliano a un barile di grandi dimensioni con un tetto in erba, i negozi self-service propongono quasi 1.000 articoli ritenuti essenziali tra cui latte, burro, frutta e verdura fresca, nonché preservativi e test di gravidanza. Lanciati quattro anni fa come una finestra sul futuro dello shopping non hanno mai avuto pace perché coinvolti fin da subito in un durissimo scontro sul piano legale con i sindacati. Durante la settimana, il personale visita i negozi per servirli per alcune ore al giorno, ma la domenica non è necessaria alcuna interazione con i dipendenti, ha sottolineato Stäb.
Soprannominati “teo” in un omaggio al defunto fondatore di Tegut Theo Gutberlet, i negozi hanno le dimensioni di un appartamento con una camera da letto. “Il teo di Tegut è uno dei nuovi formati più innovativi nella vendita al dettaglio tedesca”, ha detto Stephan Rüschen, professore esperto di Retail presso l’Università statale cooperativa del Baden-Württemberg a Heilbronn con una lunga esperienza in Metro, sottolineando quanto fossero importanti questi negozi per le comunità rurali in cui i negozi di alimentari sono scomparsi da tempo e i grandi negozi si trovano a chilometri di distanza.
Tegut non ha mai diffuso i risultati economici e finanziari sui suoi negozi automatizzati. Stäb però conferma “siamo più che soddisfatti delle prestazioni di vendita e del feedback dei residenti locali”. Ha anche sottolineato che la produttività del negozio per metro quadrato è superiore ai supermercati tradizionali. Per prevenire i furti, i negozi raccolgono gli ID dei clienti dalla loro carta di pagamento prima di entrare e si affidano a telecamere a circuito chiuso. Una volta dentro, gli acquirenti possono andare in giro e scegliere i prodotti dagli scaffali, che poi scansionano e pagano a un self-checkout. Stäb ha riconosciuto che il taccheggio, in questo format, è un problema più marcato rispetto ai normali supermercati. Le vendite nella giornata di domenica rappresentano circa il 25-30 per cento del commercio settimanale di Teo, ha detto Stäb. Un dato su cui riflettere.
Dalla sentenza, e in attesa di chiarimenti definitivi, Tegut ha messo in pausa l’espansione dei supermercati automatici. Ma, già oggi, più di una dozzina di questi rimangono aperti la domenica in altri land tedeschi come la Baviera e il Baden-Württemberg, poiché la sentenza si applica solo nell’Assia. Anche nello stesso land, le scappatoie legali consentono a tre negozi che si trovano vicino alle stazioni ferroviarie di aprire comunque la domenica.
Il governo dell’Assia ha nel frattempo indicato di essere disposto a modificare la legge statale per creare un’eccezione per i supermercati senza personale. Naas dell’FDP ha confermato che la questione potrebbe essere risolta entro l’estate. “L’idea che le domeniche debbano continuare a restare precluse alla vendita sembra sempre più un residuo del passato”, ha concluso.
Forse proprio questa sentenza nella sua capziosità eccessiva visto che non coinvolge lavoratori in carne ed ossa rischia di trasformarsi nella classica vittoria di Pirro mettendo in moto proprio quell’effetto domino che i sindacati tedeschi hanno cercato di contrastare con il loro ricorso…