È difficile spiegare a chi non vuole o non può capire che il rinnovo del contratto nazionale è interesse comune. Spingere il sindacato confederale di categoria a scendere in piazza per sbloccare il negoziato è un errore che si sarebbe dovuto evitare (https://bit.ly/3S9NcJ0). L’inflazione non colpisce solo i consumatori. Il rimpallo delle responsabilità tra Federdistribuzione, Confcommercio e i sindacati di categoria sta diventando insostenibile. Occorre una dose maggiore di sensibilità sociale per chiudere una partita aperta ormai da troppo tempo.
È ovvio che non tutte le colpe sono delle associazioni e delle loro contraddizioni. Anche il sindacato ha le sue. Ma qui siamo di fronte ad un deficit di classe dirigente e della loro incapacità di affrontare e chiudere una vicenda ormai grottesca. Lo sforzo che è stato messo in piedi con il patto anti inflazione è lì a dimostrare che ci sono momenti dove è necessario assumersi le proprie responsabilità. Sul CCNL, scaduto nel 2019, questa assunzione di responsabilità politica non c’è.
Parto da due fatti apparentemente lontani che segnalano la deriva sempre più evidente di un sistema sul quale occorrerebbe riflettere. Prima che sia troppo tardi. Due facce, purtroppo, della stessa medaglia. Il primo si è sviluppato principalmente a sud. Il secondo nel centro nord. La contrattazione sostitutiva del CCNL (la famosa contrattazione “pirata”) sta prendendo piede producendo una degenerazione del sistema. Anche nella GDO. Un indubbio vantaggio competitivo per chi si smarca dai CCNL. Una incapacità evidente di inquadrare questa scelta nelle prospettive del comparto e delle conseguenze possibili se l’intero sistema, così facendo, tenderà a sfaldarsi.
La contrattazione “pirata” crea dumping tra imprese e svuota il contratto nazionale di lavoro. Per ora la sua espansione è ridotta a qualche centinaio di realtà territoriali ma la corda prima o poi, è destinata a spezzarsi. Certo è difficile spiegare ad un piccolo imprenditore impegnato a difendere il proprio fatturato e i propri margini che i rischi di degenerazione del sistema ricadranno, in prospettiva, anche su di lui. Così come è altrettanto arduo convincere sindacati confederali e associazioni di impresa che più che vagheggiare la cancellazione della contrattazione “pirata” per legge occorrerebbe affrontarne le ragioni che l’alimentano e le possibili strategie per superarla insieme.
Questo CCNL, nella parte normativa e nell’inquadramento professionale è superato dalla realtà. Ridisegnarlo, ragionando sulle rispettive contropartite, dovrebbe essere un impegno comune. Non come ora, dove, chi può, lo demolisce pezzo dopo pezzo e azienda per azienda o da parte sindacale viene rivendicato rifiutandosi di prendere atto della realtà.
Il secondo effetto di questo stallo è la crescita, sempre più evidente, di tutte quelle forme di sindacalismo di base nei poli logistici, soprattutto nel centro nord, e in alcune realtà del comparto che costituiscono la risposta inevitabile all’indebolimento delle organizzazioni sindacali confederali.
Dopo venti ore di blocco causato dai sindacati di base Slai Cobas e Ul Cobas ha finalmente riaperto l’hub di Esselunga a Biandrate in provincia di Novara. Una paralisi che ha avuto conseguenze sulla lavorazione e consegna dei prodotti freschi in gran parte del Nord Italia per l’insegna di Pioltello. Nessun camion poteva entrare né uscire con un danno per l’azienda di diverse centinaia di migliaia di euro. Il polo logistico infatti lavora i freschi per i suoi punti vendita. A inizio agosto i cinque operatori del polo novarese sono stati assorbiti dalla società Brivio e Viganò.
Il blocco di 20 ore era assolutamente immotivato e sproporzionato rispetto al tema sollevato visto che le lettere di contestazione inviate ad alcuni lavoratori, sono collegate una procedura prevista dal CCNL che prevede tempi e modalità a difesa. Nessun provvedimento disciplinare può essere preso senza il rispetto della procedura stessa. Nulla di trascendentale quindi soprattutto nulla in grado di giustificare una reazione così violenta. I COBAS, infischiandosene del rispetto del CCNL, hanno promosso un blocco immediato e durissimo impedendo alle merci di uscire. Solo l’intervento del prefetto di Novara Francesco Garsia e la presenza sul posto dell’AD di Esselunga, hanno reso una mediazione momentanea mentre i piazzali a Biandrate erano presidiati da reparti della Polizia di Stato e dei Carabinieri da Milano, Torino, Genova in assetto anti sommossa. Un clima da anni 70 del secolo scorso.
La situazione sul campo di tutti i poli logistici oggi, ma domani sarà lo stesso nei punti vendita della GDO, è tale che il loro governo non può essere affidata solo alla parte datoriale. Le riorganizzazioni, la gestione e le contraddizioni, per la particolare composizione degli addetti, sono all’ordine del giorno. La mancanza di interlocutori seri o peggio, la loro delegittimazione è evidente che aprirà ad altre forme di organizzazione con esiti ben più complessi. Lo stesso Sergio Manzella, segretario generale UilTrasporti, ha dichiarato: “Sono dinamiche (quelle avvenute a BIandrate) che non giustificano il blocco di un hub di 2.500 addetti da parte di un gruppo ristretto di lavoratori”. Eppure ad oggi nulla è ancora certo sulle prospettive future di quel polo.
Per questo mi domando se è lungimirante lasciare che l’intero sistema si sfaldi sempre di più nel disinteresse delle imprese sia per le scorciatoie della contrattazione pirata che dall’ affacciarsi di forme auto organizzate di protesta locale piuttosto che ribadire il ruolo del CCNL ricostruendo quel clima di rispetto reciproco e di ripresa del confronto necessario per affrontare il contesto sociale ed economico. Prima che sia troppo tardi. Per me la risposta dovrebbe essere scontata.