Con Pino Mercuri non condivido la città di nascita ma “condivido” il quartiere. Io a Milano lui a Roma. Entrambi cresciuti in un quartiere popolare dove la famiglia, l’oratorio e gli amici hanno avuto un peso importante nella crescita personale di molti.
Entrambi DHR, pur di generazioni diverse, entrambi convinti che non esistono competenze astratte di mestiere se slegate dalla capacità di relazionarsi con le persone, di motivarsi e di motivare e quindi di affrontare il cambiamento continuo con l’apertura mentale di un bambino.
Il suo primo libro (Il futuro del lavoro spiegato a mia figlia ed. Licosia) parla di questo. Non solo e non tanto di tecnologie pur trattate in modo semplice ed efficace ma di come aprirsi alle novità e viverle come opportunità.
L’azienda nella quale Pino lavora si presta molto. In Microsoft si respira un cultura del lavoro aperta e in grado di accompagnare l’offerta di prodotti tecnologici. Il nuovo Amministratore Delegato, Silvia Candiani, rappresenta un valore aggiunto perché ha, essa stessa, una visione del lavoro che mette al centro il merito, l’innovazione, il contributo individuale al risultato aziendale.
Un punto di riferimento importante per chi, come Pino, si occupa di persone, della loro valorizzazione e del loro engagement. Non è facile spiegare ai propri figli cos’è il lavoro. Il proprio, innanzitutto, così com’è oggi, e le traiettorie che prenderà nei prossimi anni. Pino Mercuri ci riesce molto bene soprattutto perché vive il cambiamento che coinvolge anche il suo lavoro di DHR come un’opportunità. Non con preoccupazione.
Un lavoro che perderà sempre più la necessità di avere luoghi dedicati e tempi predefiniti, dove sarà il contributo individuale alla realizzazione degli obiettivi e al risultato a definire le contropartite e dove il percorso professionale sarà costituito da un patchwork di attività e momenti diversi che necessiteranno di un welfare nuovo e specifico.
Dove i percorsi di formazione continua supporteranno i continui cambiamenti richiesti, dove retribuzione, diritti, doveri, tutele e contenuti si disegneranno sempre più sulla persona nell’arco della sua vita lavorativa. Certo non ci saranno solo lavori ad alto contenuto professionale quindi occorrerà riflettere su come creare lavoro, distribuirlo e riconoscerlo.
Spiegarlo a dei giovanissimi che cominciano già in tenera età ad utilizzare quelli che saranno i loro futuri strumenti di lavoro, spiegare loro gerarchie e strutture, ambienti e contenuti non è una cosa semplice.
Pino Mercuri è però riuscito a raccontare a sua figlia che il lavoro è cultura, rapporto con gli altri, creatività, impegno, dignità, gioco di squadra. E che la tecnologia non toglie nulla di tutto questo ma, al contrario, esalta ancora di più la necessità che sia la persona, i suoi valori, le sue aspettative ad essere posta al centro di questo cambiamento epocale. Per questo ne consiglio la lettura.