E adesso chi glielo spiega ai ragazzi che hanno protestato davanti al McDonald’s che quand’anche lo trovassero il lavoro sarà per loro e per tutta la loro vita fatica, impegno e sacrificio?
Chi racconta loro che cercarlo e trovarlo oggi è molto difficile ma non è nulla rispetto a ciò che dovranno mettere in campo per mantenerselo nel tempo?
Forse a scuola e a casa non hanno più nessuno che può o è in grado di farlo. In rete gira una frase molto bella che rappresenta i giovanissimi “Maneggiare con cura, contiene sogni”.
Colpisce nella sua semplicità. È una parte essenziale del processo di crescita. Pensare a se stessi, ai propri desideri, alle proprie traiettorie di vita. Guai se non ci fosse.
È l’unico antidoto al cinismo e alla competizione esasperata. Ma assunto in dosi eccessive porta ad una dissociazione dalla realtà. Spinge ad estraniarsi e a considerare tutto ciò che non rientra nel proprio punto di vista come una dimostrazione inoppugnabile delle proprie convinzioni e quindi alimenta un pessimismo cosmico che mette piombo nelle ali. E spinge ai margini.
McDonald’s o una Banca non sono il diavolo.
Si può entrare dalla porta principale o ci si deve accontentare di entrare dal retrobottega. l’unica cosa che non si può fare è rinunciare a provare ad entrarci.
Qualsiasi crescita personale, realizzazione di un proprio sogno o di un progetto di vita passa da lì. Da quel primo passo. E nessuno lo può compiere se non il diretto interessato con la consapevolezza necessaria.
Ventisettemila opportunità a disposizione per sentire il profumo non solo degli hamburger ma anche del sudore e della fatica dei colleghi ma anche di cominciare a misurarsi con il contesto che darà senso e misura alla realizzabilità dei propri sogni, i tempi necessari, i percorsi fondamentali.
La scuola non è in grado di spiegarlo: produce titoli scritti su di un pezzo di carta ma, da sola, non può fare di più. Neanche la famiglia può fare molto.
Soprattutto se già nella scelta della scuola del figlio c’è la preoccupazione e l’ansia sulla mancanza quasi certa di uno sbocco qualsiasi. Inviare trenta o quaranta CV e non ricevere alcuna risposta farà il resto incidendo anche sulla propria autostima e alimentando una rabbia impotente.
Ma è proprio questo il punto. McDonald’s è lì a raccontarci che si può farcela. Partendo proprio dal friggere un hamburger. Non capirlo significa illudersi che ci siano altri modi per farcela.
Non è così. In uno studio legale, in un supermercato, in una fabbrica, in una start up, in un ufficio pubblico o privato in Italia o all’estero si comincia sempre così: “mettere la cera, togliere la cera” come ci ha raccontato il vecchio ma sempre attuale film Karate Kid.
È vero che ci sono i raccomandati, i predestinati, i talentuosi che saltano qualche passaggio ma fare la corsa su di loro serve a poco. Certo si può andare nelle scuole a spiegare il lavoro ma non è la stessa cosa. Non se ne percepisce il senso, i linguaggi, il contesto e i valori in gioco.
Per questo quegli striscioni, quelle parole d’ordine, quegli insulti ritornano come un boomerang solo contro chi li agita.
E, per questo, qualcuno lo deve rappresentare ricordando a ciascuno di quei ragazzi che l’unico posto dove il successo viene prima del sudore è il vocabolario.