Sulla vicenda ILVA, trovo francamente inopportuno mettere sul tavolo degli accusati il sindacato come fa Goffredo Buccini sul Corriere di oggi (http://Bit.ly/2rr5WW9).
In questa fase del negoziato i diversi soggetti in campo si stanno solo mettendo in posizione. Nessuno (credo) vuole fare saltare il banco ma ciascun protagonista può essere un interlocutore credibile solo se assume una posizione di partenza chiara da cui muoversi in una logica negoziale complessa.
Lo stesso vale per Alitalia dove i sindacati confederali, pur usciti a pezzi dal referendum, rappresentano gli unici interlocutori possibili. Veramente qualcuno può pensare che l’esasperazione degli esclusi, se non governata e gestita, sia un segno di lungimiranza delle relazioni sindacali?
Qualsiasi negoziato vero prevede passaggi obbligati. Goffredo Buccini propone un approccio valutativo asimmetrico in quanto il sindacato sarebbe oggi poco credibile perché responsabile (pur non non in via esclusiva) di non aver capito per tempo né il declino né il mostro ambientale che si andava creando in quel di Taranto. Addirittura di averlo condiviso.
E, in forza di questo, dovrebbe limitarsi, in via preliminare, ad accettare qualsivoglia interlocutore per il solo fatto che si sia seduto al tavolo.
Poco importa se, in una vicenda negoziale, su alcuni aspetti molto simile, quella di Fincantieri, il Governo Francese stia surrogando addirittura il ruolo dei sindacati, cercando di capire se gli impegni sono onorabili, le intenzioni verificabili concretamente e se, questo accordo, è propedeutico ad un futuro trasferimento di know how in Cina o è in grado di garantire comunque un futuro alla cantieristica in terra di Francia.
Da noi questo aspetto di garanzia e di verifica della correttezza della strategia è interamente sulle spalle dei sindacati. Governo e istituzioni sembrano non voler esercitare questo importante ruolo da protagonista.
Almeno questo non traspare dalle dichiarazioni ufficiali. Il messaggio sembra essere: “C’è stata un asta, c’è un vincitore, il piano sembra credibile (comunque senza alternative) quindi cercate un accordo e fateci sapere quanto ci costerà. E, se qualche cosa dovesse andare storto, sappiate che la responsabilità sarà interamente vostra”.
Personalmente credo che ognuno dovrebbe fare la propria parte. Il passato, purtroppo, non conta nulla, oggi. Né ha senso lo scaricabarile sulle responsabilità. Se l’ILVA può avere un futuro vero (e l’interesse delle cordate in campo sembrerebbe dimostrarlo) Il Governo non deve solo verificare se la strategia risponde all’interesse del Paese ma dovrebbe essere il garante autorevole degli impegni sottoscritti.
Piano industriale, produzioni e siti, risanamento ambientale credibile e modello di governance non sono argomenti secondari del confronto e quindi presuppongono un tempo adeguato sia in sede tecnica che politica. Poi c’è il tema drammatico degli esuberi e della loro gestione. Ed è su questo che sarebbe sbagliato ragionare esclusivamente in termini di ammortizzatori sociali in una logica assistenziale.
Dichiarare che nessun lavoratore verrà lasciato per strada come ha fatto il Governo non è sufficiente. Addirittura può essere controproducente in questa fase. Il problema c’è, chiunque è in grado di comprenderlo.
Lo sforzo che dovrà essere messo in piedi per realizzare questo obiettivo in aree disagiate come quelle in questione è enorme. Va pensato, progettato e costruito insieme. E deve prevedere, nell’accordo che si raggiungerà, tempi, modalità, interventi, responsabilità precise ed esigibili. Delle istituzioni, delle comunità locali, dell’azienda e degli stessi sindacati.
Ed è l’unico modo per evitare pesanti conseguenze sociali nei territori coinvolti. Ed è per queste ragioni che il confronto deve avvenire nei tempi e nei modi necessari.
Ed è proprio per la complessità della situazione, per i pesanti risvolti che questa vicenda può produrre (se non gestita) che occorre sostenere tutti i soggetti impegnati nel negoziato. per come ci si è arrivati, per il contesto politico, territoriale e sociale, per gli interlocutori in campo la vicenda ILVA può veramente essere un terreno vero di sperimentazione innovativa sulla governance, sulle relazioni industriali e sulla gestione delle conseguenze attraverso un piano sociale di grande qualità.
L’importante è non iniziare delegittimando i soggetti in campo. Sarebbe un errore inutile e imperdonabile.