Devo dire che mi ha colpito la reazione un po’ esagerata tra i retailer sull’anguria ferragostana provocata dalla promozione di Eurospin (1.200 punti vendita, 15.000 dipendenti, con un fatturato 2019 intorno ai 7 Miliardi di euro). Un grande discount italiano già sulla breccia con operazioni che fanno parlare molto.
Non tanto da chi da tempo ha deciso che il nemico è l’intera grande distribuzione che, difenderebbe i propri interessi, “affamando” gli agricoltori, quanto da parte di esponenti della GDO stessa forse preoccupati di essere accumunati alla supposta spregiudicatezza dell’azione proposta. Secondo alcuni osservatori un’azienda che si comporta così rischia di trovarsi più o meno accusata di complicità nello sfruttamento dei lavoratori agricoli e di coinvolgere tutto il comparto nello stesso giudizio.
Innanzitutto i fatti.
Eurospin venderà solo il 14 agosto, l’anguria a soli 0,01€ al Kg. Vista la portata della promozione, valida fino ad esaurimento scorte, gli acquisti saranno però limitati a un’anguria per scontrino. E pensare che nel mondo c’è chi è disposto a spendere fino a 150 dollari per gustarsene una! L’azienda poi ha dichiarato a chiare lettere di aver rispettato i ricarichi della filiera. Quindi la discussione dovrebbe chiudersi prima di cominciare.
Al contrario. Comincia il processo alle intenzioni. E il coro di chi prende le distanze. Cosa assolutamente legittima ma sgradevole. Che siano angurie, pomodori o altro.
Provo a riflettere. In Italia si producono quasi 500.000 tonnellate di angurie, il grosso nel Lazio, in Lombardia, in Campania e in Puglia. Luglio e agosto sono i mesi di maggior consumo insieme al melone. Quest’anno i prezzi di partenza si aggiravano intorno ai 70/80 centesimi di euro/kg per attestarsi, nel proseguo di stagione, tra i 20 e i 25 centesimi di euro/Kg. Non va dimenticata la particolarità di quest’anno. Mancanza di turisti e forte rallentamento del canale Horeca. Quindi c’è stata una contrazione che consente operazioni di questo tipo.
Per questo trovo fuori bersaglio le polemiche più grossolane. Quelle che generalizzano a sproposito. Si attacca Eurospin per coinvolgere tutta la grande distribuzione e la sua presunta “ingordigia”. Siamo dunque alla proprietà transitiva. Eppure i dati sui ricarichi della filiera non dicono affatto questo. Ma questa è cronaca.
Chiunque entri in un discount tedesco o italiano trova una fila infinita di prodotti non food fabbricati dove il fisco, la legislazione sul lavoro e il suo costo sono diversi dai nostri. Attrezzi per il fai da te, elettrodomestici, articoli di abbigliamento e molto altro sono offerti a prezzi stracciati. Nascondono uno sfruttamento di lavoro povero? Forse sì. Però avvengono fuori dal nostro Paese e quindi fuori dalla nostra vista.
Lì non ci sono però lobbisti pronti ad intervenire. E nessuno ne parla. Quindi “sfruttare” lavoratori cinesi, vietnamitI, rumeni o moldavi a casa loro non sarebbe poi così grave visto che nessuno lo segnala. Lo è però se dal non food si passa al food nazionale. Perché gli interessi di categoria prevalgono e, gli accordi di filiera, appartengono, molte volte, al mondo dei desideri. Nel caso in questione, poi, siamo al processo alle intenzioni.
Se Eurospin propone l’anguria ad un centesimo al chilo un prodotto che dovrebbe costare molto di più, ridurrà i suoi margini. È una scelta. Un’operazione che, oltre ad un po’ di pubblicità (a loro valutare se positiva o meno) al massimo potrebbe servire ad aumentare lo scontrino medio a ferragosto facendo da traino per altri acquisti.
Stessa cosa succede a Natale dove analoghe promozioni “regalo” sono sempre avvenute con il panettone. E nessuno si è mai lamentato. Anzi. C’è voluto “il viaggiator Goloso” dell’UNES di Mario Gasbarrino per ribaltare il concetto di prezzaccio su un prodotto civetta della GDO trasformandolo in un rinato prodotto di pregio e con un prezzo adeguato e aprendo la strada alla differenziazione nella marca del distributore. E l’anguria sta al ferragosto come il panettone sta al Natale. Ma tant’è. Io non mi scandalizzo. Sono operazioni commerciali di fidelizzazione dei propri clienti.
Difficile vederci altro. Certe dietrologie e preoccupazioni lasciano, a mio parere, il tempo che trovano. Forse neanche Einstein (quello vero) troverebbe da ridire.
Una risposta a “La grande distribuzione alla disfida dell’anguria…”