La qualità della rappresentanza e le proposte sul futuro di Milano…

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Carlo Sangalli pensa giustamente ad agevolare la riuscita delle Olimpiadi del 2026 riproponendo il modello Expo che ha ben funzionato. Sono assolutamente convinto che fa bene (http://bit.ly/2H5zCRL). Trecento milioni di indotto in due settimane stimati dall’ufficio studi di Confcommercio non sono bruscolini ma, soprattutto sono l’occasione per consolidare il brand di Milano nel mondo.

Nel fare questo però sfugge al tema principale che dovrebbe essere al centro del riflessione della Confcommercio e della Camera di Commercio sul futuro di Milano. Secondo uno studio di McKinsey tra 15 anni due miliardi di persone vivranno nelle 600 maggiori città del mondo. Il 60% del PIL mondiale sarà prodotto in queste 600 città. Tra le principali 50 grandi città nel mondo solo 9 saranno in Europa occidentale e una sola in Italia. E questa sarà Milano.

Cosa significa parlare di periferie, di istruzione, di trasporti e di vivibilità in una città che espanderà necessariamente i suoi confini attuali in ogni direzione dovrebbe essere il punto centrale della riflessione. E questa manca. La stessa idea alla base delle Olimpiadi del 2026 tra Milano e Cortina va inevitabilmente  in una direzione che stravolge l’idea novecentesca di confini di un territorio. Per questo Torino ha sbagliato a chiamarsi fuori.

In quest’ottica, però, Milano non può porsi né in maniera provinciale né pensando di vivere ripiegata su se stessa. O sull’effetto Expo che, di per sé non è destinato a durare in eterno.  Deve sapersi aprire. Come ha recentemente sottolineato anche il Presidente di Assolombarda  la vera sfida del futuro non è tra Stati Nazione ma proprio tra territori.

Da qui ne discende che senza un’idea del futuro di ciò che dovrà essere la nostra città e limitare la riflessione alla governance delle Olimpiadi del 2026 rischia di essere un semplice esercizio di stile. Milano da sola non può farcela.

C’è un problema di dimensione su cui riflettere, di come coinvolgere chi ha una analoga visione del futuro e interessi da condividere. Milano deve essere inclusiva. E soprattutto cosa significa vivere in una città così concepita. Il Presidente di Assolombarda da parte sua rilancia anche su altri due fattori decisivi. Innovazione e talenti, quindi la capacità di mettere in rete quanto l’intero sistema universitario lombardo e dell’istruzione può essere in grado di mettere in rete e la poliedricità del mix che questa città così concepita potrà offrire.

Che idea ha Confcommercio del futuro di Milano e quindi della nuova concezione di territorio collegata alla sua possibile evoluzione? Condivide e sostiene l’idea del Presidente degli industriali o ne ha una sua?

Carlo Bonomi sembra immaginare un territorio che comprende una parte importante del nord produttivo dal Piemonte fino al Veneto passando attraverso l’Emilia. E, intorno a questa idea di territorio riflette sugli elementi aggreganti e le difficoltà da superare. Carlo Sangalli occupa tre poltrone decisive in questo contesto. Non solo interne al sistema. Rappresenta anche un terziario innovativo che vuole accompagnare questo processo.

La Presidenza della Camera di Commercio Lombarda e Nazionale implica una capacità di visione che va ben oltre i confini della propria organizzazione di provenienza. Qui sta il punto. Un conto è giocare sull’equivoco delle cariche occupate per sentirsi parte di un progetto senza condividerne fino il fondo le responsabilità che questo comporta. Un altro è avere chiaro il ruolo di una città che si apre al mondo per giocare un ruolo propositivo, solidale e innovativo.

Le imprese e gli imprenditori di Milano meritano una rappresentanza visonaria, attenta e trasversale alle esigenze che la coinvolgeranno nei prossimi quindici anni. Se Carlo Sangalli è convinto di essere la persona giusta, lo dimostri. Non si limiti a proporre cosa dovrebbero fare gli altri.

Dica alla città e ai territori che ambiscono a farne parte qual’è il progetto condiviso dalle organizzazioni da lui presiedute. Indichi ciò che le imprese e le loro associazioni insieme alla politica e alle istituzioni possono e debbono fare nell’interesse di una città e di un territorio destinato a rapidi quanto profondi cambiamenti. Dove trovare le risorse economiche e gli uomini che le dovranno gestire.

E come tutto questo si rapporta al Paese che deve cercare di crescere nel suo complesso. Le Olimpiadi sono tra sette anni. Allora la città avrà già determinato la qualità e le traiettorie del suo futuro. E’ adesso che si gioca la partita. 

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