La RETE e i suoi buchi…

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Si racconta che nell’ultimo avvicendamento alla guida di Rete Imprese Italia (Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) Carlo Sangalli abbia cercato, tramite Il suo Segretario Generale Luigi Taranto, di bypassare il suo turno come Presidente adducendo la fatica dei troppi incarichi di cui sarebbe titolare.

Ovviamente nessuno lo ha assecondato. Le malelingue presenti hanno subito collegato la sua presunta stanchezza alla volontà di sottrarsi ai confronti previsti con il Governo sulla legge di stabilità prevista per l’autunno dove sarebbe stato necessario esporsi politicamente.  Cosa tutt’altro che gradita al Presidente di Confcommercio.

Superata la ritrosia, il problema però resta. Sul salario minimo la linea del Piave era scontata. Pur arrivandoci con un certo ritardo Rete Imprese Italia si è fatta sentire a pochi passi dal precipizio. C’è voluto un po’ per comprendere dov’era la trappola ma è fortunatamente bastato per far scattare l’esigenza di proporre la cosiddetta strategia della “quattro mosse” (valorizzazione della contrattazione collettiva sottoscritta da chi realmente rappresenta lavoratori ed imprese, contrasto dei contratti pirata, impulso alla crescita ed alla produttività, riduzione del cuneo fiscale e contributivo).

E’ uno degli indubbi  pregi di Carlo Sangalli. Quando riesce a comprendere l’importanza del problema diventa coerente e determinato. E tiene il punto. Ma il salario minimo era ed è un pallino dei 5S. Per il Presidente di Confcommercio è un po’ come sparare sulla croce rossa. Troppo facile prenderne le distanze.

Altra cosa è l’IVA. Lo stesso Sangalli l’ha trasformata in questi anni in una battaglia esistenziale per la sua confederazione. “Sull’IVA non si tratta e non si baratta” lo slogan creato ad hoc. Ma su questo punto non tutti hanno le mani sul tavolo. E trovarsi a rappresentare RETE, in piena crisi di Governo, con alcuni tra gli stessi componenti che pensano alla Flat Tax in contrapposizione alla riduzione del cuneo fiscale e magari manifestano  indifferenza all’aumento dell’IVA lo mette sulla graticola. Posizione molto scomoda per lui.

Checché se ne pensi è iniziato il riposizionamento politico dei corpi intermedi. Le sirene salviniane sono all’opera e non credo che ci sia  su piazza qualcuno  che possa consigliare  loro di turarsi le orecchie con della cera, in modo che non possano lasciarsi sedurre dal loro canto.

RETE è la più esposta all’implosione. Non avendo fatto alcun passo in avanti quando era tempo di semina difficilmente potrà farlo oggi. Al contrario l’imminenza di una possibile quanto durissima campagna elettorale spinge i più fragili ( i più furbi o i presunti tali) a schierarsi. Per RETE sarebbe esiziale.

Se c’è una partita che la rappresentanza può e deve giocare ora è proprio quella di stringersi intorno alle istituzioni restando lontana dalle tattiche pericolose dei diversi contendenti della politica nostrana. Occorre saper guardare lontano oltre le modeste ambizioni personali.

Se la legislatura precipita non c’è solo la legge di stabilità con la presunta necessità di sottrarsi da provvedimenti impopolari. Ci sono nomine importanti da ratificare e equilibri che possono compromettere la nostra appartenenza all’Europa.

Quindi la battaglia dell’IVA non è solo un modo come un’ altro di rinviare lo scioglimento delle Camere. È una sottile quanto decisiva linea di demarcazione che divide le determinazioni e le ambizioni di Salvini dalla necessità di farsi carico del futuro del nostro Paese. E su questo i corpi intermedi devono fare la loro parte.

Come ha sottolineato giustamente Rino Formica: “Quando il sindacato non ha un interlocutore istituzionale ma va da chi lo chiama si autodeclassa a corporazione”. E questa è la strategia di Salvini. Ridurre al vassallaggio l’intera rappresentanza. Una variante altrettanto subdola della disintermediazione.

Per questo Carlo Sangalli ha di fronte un ruolo decisivo. Proprio quello che avrebbe voluto scansare in una precedente fase politica. Può diventarne l’interprete principale  vista la centralità   che lui stesso ha assegnato al tema chiamando alla responsabilità e alla coerenza tutti i soggetti in campo. Adesso tocca a lui. 

Il Presidente di Confcommercio si nasconderà dietro inutili dichiarazioni di circostanza o proverà ad imporsi in un’estate torrida che ci sta portando verso un autunno rovente?

Accettare come inevitabile o secondario l’aumento dell’IVA non ha solo conseguenze economiche in questa fase. Spero sia chiaro a tutti.

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