Pochi nella GDO tradizionale in Italia hanno compreso le potenziali traiettorie dei discount tedeschi (e non solo) nel nostro Paese. Molti pensavano che si sarebbero accontentati di presidiare una nicchia. Oggi si sarebbe detto che: “non li hanno visti arrivare”. Eppure, prima di trasformarsi nei colossi che sono oggi in Europa e non solo, sono partiti ovunque proprio facendo leva sulla loro ragion d’essere: la pura convenienza.
Come il primo discount della storia che nasce ad Essen, dove Karl Albrecht aprì il proprio negozio di alimentari nel 1913 ben prima di trasformarsi in ALDI. L’altra grande insegna sbarcata in Italia alla fine del 2017. Penny Market nasce compartecipata con Esselunga nel 1994 e prosegue in solitaria dal 1999. Anch’essa di proprietà di un importante gruppo della GDO tedesca: REWE. Lidl è una realtà della grande distribuzione organizzata leader in Europa appartenente al Gruppo Schwarz. Quarto gruppo in assoluto a livello mondiale dietro Walmart e Costco e alle spalle dell’americana Kroger, con un fatturato di 99,2 miliardi.
L’Insegna attualmente gestisce una rete di oltre 12.000 punti vendita, più di 200 centri logistici in 31 Paesi e conta più di 360.000 dipendenti. Presente in Italia dal 1992, Lidl Italia può contare su 730 punti vendita che impiegano più di 21.000 collaboratori, articolati in 11 Direzioni Regionali che hanno la responsabilità operativa dei punti vendita e delle relative piattaforme logistiche. La Direzione Generale si trova ad Arcole, in provincia di Verona, e conta più di 800 dipendenti.
Quando si parla di multinazionali presenti in Italia c’è sempre il rischio di dover fare i conti con una retorica un po’ datata che ne riduce l’importanza e la portata economica per il nostro Paese. Oppure, nel comparto GDO, spesso le multinazionali vengono relegate, a soggetti che faticano a comprendere la specificità del nostro mercato. La business community GDO, nel frattempo, continua ad interrogarsi sul considerare o meno i discount supermercati come gli altri, sul loro destino, sulle performance al metro quadro o sull’affollamento territoriale ritenuto foriero di possibili crisi di crescita all’orizzonte in grado di metterne in discussione la marcia trionfale di questi anni.
Nessuno li valuta per quello che sono: colossi in grado di acquisire cash le principali aziende della GDO italiana che, nel frattempo, hanno preferito farsi la guerra l’un l’altra restando prigioniere del loro nanismo domestico, mentre queste realtà si espandevano nel mondo. Per questo lascio volentieri convenienza, referenze, promozioni e lineari ai colleghi commerciali e parto dai numeri. Dalla presenza tedesca in Italia e del business specifico.
Le controllate tedesche presenti in Italia sono 1.712 (su circa 11.000 controllate estere in Italia). 96 mld di fatturato (su 596 mld di fatturato delle controllate estere in Italia) e 193mila occupati. Il 67,3% del fatturato delle imprese italiane a controllo tedesco appartiene al mondo dei servizi (di cui 54,7% al commercio), contro un peso del 28,7% circa del settore manifatturiero. (Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Eurostat). La Germania rimane il primo partner commerciale per l’Italia, che da parte sua conserva la sesta posizione per Berlino. (Dati Camera di commercio AHK Italien). Lidl è una delle realtà principali soprattutto dal punto di vista occupazionale.
E già oggi, è lì a dimostrare che parlare di discount, quasi fosse una sorta di prestigio minore nella GDO, è assolutamente riduttivo. E rischia di non inquadrare un modello di impresa che fa certamente della convenienza l’elemento di attrazione in linea con la sua storia puntando ovviamente all’efficienza, alla semplicità e all’ottimizzazione dei costi ma attualizza in termini di servizio al cliente il proprio ruolo sociale puntando sulla sostenibilità.
Nell’anno dell’anniversario (da 30 anni nel nostro Paese) annuncia che, entro il 2030 punta a raggiungere quota mille punti vendita. Secondo uno studio SDA Bocconi Lidl Italia genera un impatto complessivo sul PIL da 3,5 miliardi di euro. Entro il 2024 verranno creati oltre 6 mila nuovi posti di lavoro su tutto il territorio nazionale. Facendo parte di una realtà internazionale operativa in 31 Paesi con una rete di oltre 12.000 punti vendita, Lidl Italia svolge anche un ruolo di volano per la filiera agroalimentare italiana, contribuendo attivamente all’export delle eccellenze Made in Italy nel mondo.
Nel 2021 parliamo di un valore complessivo di 2 miliardi di euro, di cui oltre 550 milioni di euro generati dall’ortofrutta. In termini percentuali, da sola Lidl esporta il 10% del valore totale di export di frutta e verdura italiana a livello globale. Carrefour, attraverso il suo marchio “Terre d’Italia” marchio forse poco conosciuto da noi, veicola le esportazioni dei prodotti italiani nei suoi market nel mondo per oltre un miliardo di euro. Oggi più dell’80% degli oltre 3.500 articoli presenti in assortimento è costituito da prodotti italiani, molti dei quali possono fregiarsi dei marchi DOP, IGP, DOC e DOCG.
L’80% degli interventi immobiliari viene effettuato puntando su aree dimesse da riqualificare e rigenerare, con l’obiettivo di consumare meno suolo possibile. Già dal 2015 l’energia elettrica viene acquistata esclusivamente da fonti rinnovabili ed è stata avviata anche una produzione di energia mediante fotovoltaico che supera i 16 milioni di kWh. Il 40% degli immobili ha già un proprio impianto e la maggioranza dei nuovi punti vendita e dei centri logistici è in grado di coprire fino al 50% del fabbisogno energetico. Sul fronte logistico dal 2021 sono stati adottati i primi mezzi elettrici in collaborazione con LC3 Trasporti e Scania. Nel corso del 2022 è stata stretta una partnership con Sapio, società leader nella produzione e commercializzazione di gas tecnici, medicinali e miscele speciali, per uno studio di fattibilità unico in Italia: la realizzazione di una stazione di rifornimento ad idrogeno per autotrazione. Infine il core business.
L’obiettivo convenienza viene declinato sul versante etico, sociale e ambientale lungo tutta la filiera a partire dall’approvvigionamento delle materie prime. Un’ampia offerta di prodotti la cui sostenibilità è garantita e certificata da enti indipendenti. L’agire a favore di una “alimentazione consapevole” per Lidl si concretizzerà in un impegno, a partire dal 2023, a non mostrare più pubblicità indirizzate ai bambini, in relazione a prodotti a marchio, non salutari. Questo approccio, che promuove la diffusione di una dieta più sana e sostenibile, riguarda le attività promozionali comunicate attraverso i packaging, la televisione, la radio, i social media e i volantini.
Parallelamente a ciò, entro il 2025, l’obiettivo è quello di ampliare la percentuale di fonti proteiche vegetali nell’assortimento a beneficio dell’ambiente, della biodiversità e della salute. Per quanto riguarda la riduzione della plastica l’intenzione resta quello di creare cicli chiusi con l’obiettivo di ridurre la plastica nei pack del 20% e rendere riciclabile il 100% dei packaging in plastica. In ambito sociale segnalo tre iniziative: “Oltre il carrello – Lidl contro lo spreco”, un programma di recupero delle eccedenze in collaborazione con la Fondazione Banco Alimentare.
Questa collaborazione ha portato fino ad oggi al recupero e alla donazione di oltre 31.000 tonnellate di cibo, equivalenti a 62 milioni di pasti. Su questo, fortunatamente, l’insegna tedesca non è sola. È un tratto caratteristico di molte realtà locali e nazionali della Grande Distribuzione nazionale. Attività che andrebbero conosciute, divulgate e generalizzate perché fondamentali per una comunità che vuole crescere cercando di aiutare anche chi resta indietro..
(in collaborazione con Retail&Food).
Complimenti Mario,una descrizione chiara e una narrazione di una realtà che può rappresentare il riferimento per il futuro di un salto qualitativo ed etico della GDO.Fernando Pepe