Shock di offerta e/o shock di domanda? Entrambe, ma abbiamo anche capito che questa pandemia è qualcosa di più: il rischio di perdere permanentemente un pezzo della capacità produttiva del paese. Una cosa dalla quale non ti riprendi per decenni. Va evitato a tutti i costi.
Sul come farlo, lo ha già detto meglio di tutti Draghi: il debito pubblico deve funzionare da gigantesco ammortizzatore sociale, tenendo in vita la capacità delle imprese di produrre e delle famiglie di consumare finché non saranno in grado di riprendere da sole.
In Europa ci sono due modalità per gestire questa prossima fase di giganteschi aumenti di debito pubblico: 1) ognuno per conto suo 2) insieme.
Nessuna delle due corrisponde agli stereotipi con cui vengono descritte in queste ore. Vediamole una per una.
La prima modalità e’: ”le regole fiscali Ue sono sospese; ogni stato emetta debito pubblico per l’ammontare che gli serve. Se aumenta il costo di rifinanziamento, ci pensa la BCE che ha appena potenziato per 1.000 mld il QE, togliendo pure i limiti agli acquisti nazionali” Questa modalità è supportata da Olanda, Finlandia, Austria, forse Germania. Ha sicuramente un vantaggio (può essere applicata subito) ma anche un grosso rischio.
Gli Stati non affrontano la pandemia partendo dalle stesse condizioni finanziarie: il costo di rifinanziamento varia molto, perché i livelli di debito/PIL variano molto (dal 8% dell’Estonia al 180% della Grecia) e la crescente avversione al rischio sui mercati potrebbe richiedere premi al rischio più alti per coloro che sono maggiormente indebitati, il QE post-gaffe- Lagarde potrebbe bastare a tenere basso il costo di rifinanziamento per tutti. Ma se così non fosse (anche perché la BCE, come tutte le banche centrali del mondo, compra sul mercato secondario e non primario) per i paesi molto indebitati sarebbero guai seri.
La seconda modalità (“facciamo debito insieme”) consiste nel reperire collettivamente (e non più come singoli paesi) la massiccia quantità di risorse a debito che servono. Qui c’è il maggior numero di fraintendimenti. Proviamo a capire bene.
Per reperire le risorse insieme, serve una unica Autorità che emetta debito e abbia dentro di se la capacità di garantirlo. E per garantire il debito esistono 2 modi: o il capitale versato dagli Stati a questa Autorità o un Ministero del Tesoro Ue che possa tassare. Ma poi le risorse devono essere spese. E anche qui esistono 2 modi: o l’Autorità li presta agli stati, che le spendono singolarmente. Oppure esiste un ministero del Tesoro Ue che non solo emette il debito (garantito da tasse Ue) ma che lo spende su tutto il territorio federale.
Avrete capito che o parliamo di Mes (l’autorità che emette debito garantito da capitale collettivamente versato dagli Stati) o di Eurobond (il ministero del Tesoro Ue che emette debito garantito da tasse Ue e lo spende su tutta la Ue). Tertium non sembra essere datur.
Nulla vieta che il Mes (magari adattato alla crisi in atto, togliendo le condizionalità) sia l’anticamera degli Eurobond. Ma a condizione che abbiamo capito bene cosa serve per fare gli Eurobond: massiccia cessione di sovranità, come ricordava BiniSmaghi su Il Foglio.
È chiaro che queste 2 modalità (“debito da soli” o “debito insieme”, quest’ultimo articolato in Mes o Eurobond) hanno vantaggi e rischi. E non fa bene far finire questa seria riflessione nel tritacarne della guerra di slogan.
Una sola cosa vorrei dire per concludere: Da tempo tutti si dicono convinti che un’unione monetaria non può funzionare senza maggiore centralizzazione della politica fiscale. Molti di coloro che lo dicono non si rendono conto che questo significa – tra altre cose – spostare parte del potere di tassare alla odiata Ue. Era chiaro dunque che questo “salto” politico e culturale potesse avvenire solo a fronte di un forte shock. Se però neanche una pandemia globale che rischia di desertificare le economie europee si qualifica come tale, allora non so se questo salto possa davvero mai accadere.