Quando le insegne italiane organizzano tour all’estero di solito vanno per osservare i punti vendita, la merce sui lineari, le politiche commerciali seguite. Pochi chiedono il livello retributivo e di soddisfazione del cosiddetto “cliente interno”. E spesso, alla base degli ottimi risultati raggiunti, c’è anche il trattamento complessivo degli addetti. “L’essenziale è invisibile agli occhi” e l’essenziale è spesso chi, con il proprio lavoro, contribuisce al successo dell’insegna e rappresenta l’azienda agli occhi del cliente.
Da noi la scelta è sempre stata contraddittoria. Se osserviamo il comparto nel suo insieme vince il “paternalismo” nella gestione del personale. Nelle insegne piccole e medie prevale un modello che vede nell’imprenditore e, a volte, nell’impegno diretto di alcuni suoi famigliari, il perno della gestione dei collaboratori. D’altra parte lavorare con un imprenditore che ha intuito commerciale e visione del business, ma spesso non ha alcuna formazione specifica nella gestione delle persone, modella un sistema relazionale difficile da cambiare. Intorno a chi decide si creano gerarchie il cui scopo è di garantire il risultato mettendo, a volte, i problemi di gestione sotto il tappeto. Nella strutture di vendita, soddisfare le esigenze e le volontà di chi sta sopra prevale sempre sulla necessità di ascoltare chi sta sotto. Spesso le contraddìzioni nascono proprio da questo.
In Italia poche realtà credono nella contrattazione aziendale intesa come strumento di condivisione degli obiettivi aziendali, soddisfazione dei propri collaboratori e quindi di miglioramento complessivo del clima aziendale. Qualcuna, poco più delle dita di una mano, rappresenta il meglio del comparto. La stragrande maggioranza delle insegne gestisce unilateralmente il lavoro più o meno in linea con quello che prevedono i diversi CCNL. Infine c’è chi, soprattutto al sud, ha fatto ricorso a contratti locali che derogano alcuni istituti dei contratti nazionali più rappresentativi. Lo scopo evidente è, attraverso questi contratti laschi, spostare parte del rischio di impresa sul lavoro (part time involontario, tempo determinato, sotto inquadramento, ore pagate vs. ore la orate, ecc. ). Non è così dappertutto ma è evidente che questo crea una situazione di concorrenza sleale tra insegne.
E così, mentre da noi, associazioni datoriali e sindacati si “accapigliano” sul rinnovo del CCNL scaduto e sull’aumento previsto dall’IPCA (indice dei prezzi al consumo) nel mese di dicembre, la più importante catena di supermercati spagnola, Mercadona, ha concordato con i sindacati un aumento dei salari del 6%, fino al 2028 in parte automatico e in parte legato alla soddisfazione di determinati obiettivi di redditività dell’insegna. La misura entrerà in vigore il 1° gennaio 2024 e durerà cinque anni, fino al 2028.
Mercadona impiega più di 100.000 lavoratori nei 1600 negozi di Spagna e Portogallo e anche negli anni precedenti aveva accettato di aumentare gli stipendi al tasso dell’inflazione. La direttrice delle relazioni di lavoro di Mercadona, Ruth García, sottolinea che “questo nuovo accordo è il risultato dello sforzo di tutte le parti coinvolte per garantire la soddisfazione delle persone che formano Mercadona, che sono alla base del successo e della crescita dell’azienda”. Un’azienda il cui modello di gestione si basa sulla soddisfazione dei lavoratori, perché sono loro che soddisfano gli oltre 5,7 milioni di famiglie (i nostri “Capi” come vengono chiamati internamente in Mercadona), ogni giorno”. L’accordo prevede anche miglioramenti nella digitalizzazione dei processi e l’impegno a sensibilizzare l’intero team sull’analisi dei costi sostenuti. Impegni e condivisioni che hanno portato, alla fine dell’anno 2023, a un aumento della produttività del 9% e a un risparmio sui costi di oltre 200 milioni di euro.
Mercadona e i rappresentanti de la Confederación General del Trabajo (CGT), delle Confederación Sindical de Comisiones Obreras (CCOO) e del Sindacato Indipendente (S.I.), hanno così firmato il nuovo contratto aziendale. Secondo la società, “la misura è in linea con il modello di creazione di ricchezza e condivisione dei profitti condivisi che l’azienda applica da anni”. L’azienda garantisce già un salario minimo d’ingresso di 1.507 euro al mese/lordi, (il 20% in più del salario minimo interprofessionale), a cui si aggiungono, tra gli altri, i complementi propri della politica retributiva dell’azienda che comportano aumenti dell’11% all’anno fino alla tranche 5, e che può rappresentare il 60% in più rispetto al salario minimo interprofessionale. Per quanto riguarda le politiche di conciliazione, il nuovo accordo estende ai lavoratori dei magazzini dedicati alla vendita online e dei centri logistici il riposo di otto fine settimana all’anno.
Jose María Martínez, segretario generale della Federazione dei servizi di CCOO, conferma : “questo accordo dimostra ancora una volta che, attraverso il dialogo sociale, le nuove realtà lavorative possono trovare soluzioni condivise con la partecipazione di tutte le parti: impresa e i rappresentanti dei lavoratori. Realizzando questa condivisione, migliorando le condizioni di lavoro e con un aumento dei salari che garantisce il potere d’acquisto nella più grande azienda del settore”. Bisogna anche sottolineare la continuità dell’Osservatorio che è stato creato nel precedente accordo, dove si studierà come è possibile ridurre le ore lavorative e l’analisi della loro distribuzione. Un lavoratore con più di quattro anni di anzianità al Mercadona può attualmente guadagnare circa 2.010 euro al mese.
Da rimarcare che anche quest’anno in Spagna e Portogallo Mercadona collabora con più di 650 mense sociali, 65 banche alimentari e altre strutture che ricevono quotidianamente donazioni per sostenere le persone che ne hanno più bisogno. Solo nella provincia di Castellón ha donato, fino a novembre, un totale di 372 tonnellate di cibo e prodotti di prima necessità a mense sociali, banche alimentari e altre entità sociali. Questa donazione è l’equivalente di 6.214 carrelli della spesa. I lavoratori del negozio sono incaricati di preparare ogni giorno il cibo necessario, come pane, legumi, carne, latticini, frutta o verdura e di consegnarli personalmente ai volontari di queste associazioni che si recano nei negozi.
Maria José Sisamón, direttore delle relazioni esterne di Mercadona de Castellón e Valencia Norte, sottolinea come queste iniziative rappresentino un altro modo per “dimostrare con i fatti l’impegno dell’azienda a condividere con la società parte di ciò che riceve da essa, collaborando insieme e lanciando iniziative concrete incentrate sullo sviluppo e sul benessere delle persone, come queste donazioni che sono destinate ai più bisognosi”. Da parte sua, Santiago Miralles, presidente del Banco Alimentare di Castellón ha dichiarato: “Vogliamo ringraziare la collaborazione e la solidarietà di Mercadona in questi momenti così complicati per molte famiglie, grazie ai prodotti donati durante l’anno abbiamo la possibilità di offrire quotidianamente cibo fresco a più di 90 entità e quasi 20.000 beneficiari in tutta la nostra provincia.
La chiave del successo di Mercadona è proprio nel saper soddisfare le aspettative dei propri clienti (“i veri proprietari dell’azienda”) cercando un punto di incontro tra i suoi legittimi interessi, quelli dei propri collaboratori, attraverso le loro rappresentanze sindacali e restituendo al contesto sociale ed economico, nel quale opera, parte di ciò che ha ricevuto. In Spagna, come ovunque, l’unica politica vincente.