Milano guarda al futuro con Foody, l’hub agroalimentare più moderno d’Europa…

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Il 21 giugno 2016 Beppe Sala è diventato sindaco di Milano succedendo a Giuliano Pisapia. Dal 2013 era stato commissario unico di Expo 2015 e amministratore delegato di Expo 2015 S.p.A dal 2010 al 2016. Beppe Sala ha spesso ricordato che “il primo dossier nel quale mi sono imbattuto quando sono entrato in Comune è stato quello sulla riqualificazione dell’Ortomercato”. Sogemi, dal 2005 circa ha visto 8 progetti di riqualificazione. Nessuno ha funzionato. Lo stesso processo decisionale alla base del progetto che si sta finalmente realizzando è durato circa tre anni.

Cesare Ferrero è tra i pochi che ci hanno sempre creduto. Fino al suo arrivo, tra inchieste per infiltrazioni dell’’ndrangheta, scandali vari e qualche arresto l’idea prevalente era che l’Ortomercato fosse una battaglia persa.  Sinonimo solo di capannoni in declino,  sfruttamento e illegalità. Il giornalista Paolo Berizzi ha fatto dei reportage su  lavoro nero, caporalato selvaggio e ricorso alle “braccia” degli immigrati irregolari che facevano emergere scenari inquietanti sulle attività “parallele” della struttura: “risse, turni di lavoro massacranti e sottopagati, lavoro nero senza garanzie e tutele”. Caporalato e lavoro nero erano però anche  la conseguenza delle disastrose condizioni strutturali e gestionali in cui si trovava la struttura.

Della Sogemi nessuno se ne era mai occupato con l’idea di affrontare e risolvere il problema. Sala sapeva benissimo a cosa stava andando incontro.  Mollare tutto o rilanciare. La scelta di Cesare Ferrero nasce da qui. Ex country manager di Bnp Paribas Real Estate Italia e altri prestigiosi incarichi con aziende di primo piano e con un passato da Professore di Finanza e Real Estate presso l’Università Bocconi. Adesso può finalmente tirare il fiato. Il profilo del nuovo ortomercato è molto “milanese”. Sobrio, essenziale, concreto. Resta il nome: Foody. L’unica concessione un po’ da “fighetto” voluta dal Presidente e sopportata da Beppe Sala.

I clienti del Mercato Ortofrutticolo di Milano sono ambulanti, dettaglianti, non solo locali, esportatori, GDO e ristoratori, strutture collettive e per comunità (cliniche, case di riposo, ecc.), privati cittadini (esclusivamente il sabato), altri grossisti e HO.RE.CA. Qui passa una parte importante della merce che transita complessivamente all’interno di tutta l’offerta ortofrutticola italiana. Milano è uno snodo che disegna punti forti e debolezze dell’intera filiera.  Insieme alle cooperative sane che tengono alta la guardia c’è un sottobosco difficile da controllare che si affianca agli oltre duemila lavoratori regolari.

Ferrero sta per raccogliere i risultati della sua pazienza e del suo lavoro: “Solo pochi anni fa era considerato da molti un risultato impossibile da raggiungere”. Oggi riconsegna a Milano l’hub agroalimentare più moderno d’Europa. Oltre cento negozi, una cinquantina di operatori e un  nuovo padiglione di 43 mila metri quadrati, che arriva fino a 63 mila se si considera anche il parcheggio esterno per il carico-scarico. Cesare Ferrero, sottolinea, «È grande quanto l’aeroporto di Malpensa. Non sarà più l’Ortomercato come lo abbiamo conosciuto in passato, nel bene e soprattutto nel male. Questa nuova area è quello che serve a Milano per garantire la sicurezza alimentare. Sarà il più moderno padiglione ortofrutticolo d’Europa che poi completeremo con un altro padiglione identico ancora dedicato all’ortofrutta”.

Con i nuovi edifici si definirà  un’infrastruttura molto importante: saranno quasi centomila i metri quadrati dedicati a frutta e verdura. Questo perché è «innovativo e sostenibile dal punto di vista energetico».  Entro il 2025, poi, il programma Foody 2025, lanciato poco prima della pandemia, porterà a un raddoppio dove ora ci sono i vecchi terminal B, C e D dell’Ortomercato. Sogemi, la società partecipata del Comune che ne ha la proprietà e la gestione, punta alla riqualificazione dei 700 mila metri quadri dei quattro mercati (ortofrutta, ittico, carni, fiori), con 350mila metri quadri di superficie edificabile di cui 220 mila di nuova costruzione entro l’estate prossima.

«Questo significa — rilancia Ferrero — assicurare quattro padiglioni per oltre 100 mila metri quadri e 282 punti vendita, con nove piattaforme logistiche e sette operatori specializzati». Un impianto di produzione energetica da fonti rinnovabili con una potenza di 11,3 MWt e standard di sicurezza (operativa e alimentare) all’avanguardia. Le due piattaforme logistiche, a pieno regime, impiegheranno 400 addetti e rivoluzioneranno i processi di movimentazione e stoccaggio della merce all’interno del mercato, sostituendo i vecchi edifici realizzati nel 1965 e l’attuale e obsoleta attività logistica.

Gli obiettivi della struttura puntano a oltre 2 miliardi di euro di cibo transitato ogni anno, 8 milioni di quintali di prodotti commercializzati e 368 imprese insediate stabilmente, di cui 150 grossisti e produttori agricoli, 134 operatori logistici, 3.903 società acquirenti, 5 mila persone al giorno e oltre 10 milioni di consumatori serviti.  L’obiettivo del Piano Foody, entro il 2025, è ora il completamento del secondo padiglione ortofrutticolo, la ristrutturazione di Palazzo Affari e la realizzazione di vari edifici: la sede direzionale, il centro cotture e il magazzino centrale di Milano Ristorazione, e poi una piattaforma logistica ittica. Infine sarà riqualificata l’area adiacente a via Bonfadini. L’investimento complessivo è di 600 milioni di euro, di cui la metà fondi pubblici.  Il nuovo Ortomercato è un investimento fondamentale per le imprese e per Milano. Un grande risultato che questa giunta consegnerà alla città. 

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2 risposte a “Milano guarda al futuro con Foody, l’hub agroalimentare più moderno d’Europa…”

  1. Buongiorno mario
    Articolo completo e vero
    Sono ermanno tritto di sogemi
    Questo è il mio cell 3461898756
    Ti lascio sotto anche mail
    Mi farebbe piacere farti vedere il mercato
    Grazie
    Ermanno

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