Sono quattro gatti. Fastidiosi, rumorosi, facinorosi. Convinti di essere esonerati dalle responsabilità e tollerati dal contesto. Ieri sera ho voluto rendermi conto di persona e sono andato in Piazza Fontana. Milano a quell’ora è un brulicare di folla. Se dovessimo moltiplicare per mille i partecipanti a quella manifestazione probabilmente non raggiungeremmo il numero di coloro che aspettano il sabato per percorrere le vie del centro.
Anziani, famiglie, tanti giovani e soprattutto numerosi stranieri. I negozi hanno ripreso a sperare e a trasmettere l’aria di festa. Se dovessimo mettere in relazione il peso di questa Milano con quella radunata in quella piazza densa di pessimi ricordi non ci sarebbe storia. Questi ultimi, visti accalcati nella piazza, sono un corpo estraneo. Una specie di virus debole che contagia e disturba. Probabilmente l’obiettivo è proprio quello.
La presenza di Paolo Maurizio Ferrari l’ex BR non è casuale. Sono passati molti anni e la speranza folle di accendere una miccia che possa poi contagiare l’intera popolazione non è molto distante dai suoi pensieri giovanili. Per il momento giocano. Con le forze dell’ordine che sono impossibilitate ad intervenire per non scatenare chi vive di strumentalizzazioni. Con i commercianti del centro che non ne possono più ma hanno paura di ritorsioni. Con i giornalisti che rischiano per il solo fatto che cercano di raccontare la verità di un gruppo di “svalvolati” che dirige e converge paure e ignoranza verso un nemico esterno e non, come dovrebbe essere, verso le loro assurde farneticazioni.
Siamo ormai ad una versione personalizzata del NIMBY. Dal “non nel mio giardino” al “non su di me”. Mi sono avvicinato al centro della piazza insieme ad un gruppo di una decina di brianzoli arrivato da Cadorna apposta per vedere da vicino i novax. “Saranno pericolosi?” Ha chiesto una signora a suo marito. “non credo, comunque è pieno di polizia, figurati se fanno qualcosa” ha risposto. In effetti la polizia presidiava tutti gli angoli della piazza.
Le facce erano quelle che incontri al bar, in ufficio o a scuola. Insegnanti, studenti, pensionati. Dipendenti pubblici. Non sono loro il problema. Il problema sono i “mandriani”. I militanti Cobas che li manovrano per poter esibire lo scalpo della CGIL. Estremisti di destra e di sinistra mascherati da moderati incazzati. Pensionati in cerca di brividi ormai lontani. La miscela è esplosiva perché si capisce che una parte del corteo non ha ben capito in che mani è finita.
Ascoltano paragoni sgangherati e fuori da qualsiasi logica tra la situazione del nostro Paese con il Cile di Pinochet, le SS, i lager o la Palestina e li bevono come fossero al bar con lo spritz. E li condividono. Si sentono oggetti di una gravissima repressione perché non hanno la minima idea di cosa stanno blaterando. Credono di partecipare ad un eterno gioco a lieto fine come fossero al Grande Fratello.
Non sono preoccupati degli oltre centomila morti, della quarta ondata, di un Paese che se non riprende rapidamente presto si troverà con “veri” manifestanti incazzati nelle piazze. Sono fermi al loro particolare. Stretti nelle loro convinzioni, ascoltano solo coloro che le confermano e quelli che li difendono così come sono. Non vogliono né convincere altri né essere convinti.
Ciascuno di noi ha un parente, un amico, un conoscente che, in situazioni normali, suscita perplessità ma anche simpatia per le sue teorizzazioni strampalate. Parla di guaritori, bevande miracolose, culture di altri mondi. È felice così. Spesso ci compatisce perché noi esseri comuni non curiamo la linea, andiamo a comprare e facciamo la fila nei supermercati, viviamo il nostro tempo con una dose di superficialità a volte eccessiva.
Quando incappiamo in questi teorici del “ricordati che devi morire!” non li prendiamo mai troppo sul serio. Adesso scopriamo che se si accoppiano, si riproducono e fanno più danni della grandine. Con i novax scopriamo che c’è un pezzo di società di mezzo che non si fida della comunità, delle istituzioni e della dialettica democratica, dei media. Si fida solo di chi la pensa come loro.
È la democrazia “on demand”. Seleziona amici e nemici. Ascolta i primi e condanna ed esclude i secondi a prescindere. E chi tra noi che dai muri della fortezza Bastiani aspettava un nemico da fuori nel post pandemia tocca prendere atto che il nemico è già dentro. Anche dentro di noi. È un sotto prodotto della nostra cultura. Difficilissimo da combattere.
Ed è forse per questo che, anziché manifestare compatti per dimostrare che la città non è disponibile a fase prendere in giro o chiedere alle forze dell’ordine di portarseli via, li lasciamo “giocare” contro i nostri interessi di vita, di salute e di lavoro, davanti alle nostre vetrine e nelle nostre vie, senza renderci conto che solo prendendo atto di essere una comunità in cammino che crede nella cultura, nella democrazia e nelle istituzioni rappresentative, e quindi in sé stessa, le paure che legittimamente ci percorrono possono essere gestite e superate rimettendo al loro posto questi personaggi da operetta che hanno deciso di strumentalizzarle.