Se qualcuno nutriva aspettative su presunti spazi di manovra nel prossimo confronto sul nuovo modello contrattuale con Confindustria il Presidente Boccia, oggi, sul Corriere, ha sciolto ogni possibile equivoco confermando, di fatto, il suo appoggio alla posizione di Federmeccanica. L’elemento centrale del nuovo modello proposto, nelle intenzioni di Confindustria, dovrà essere caratterizzato dallo scambio salario-produttività con la sola funzione di garanzia affidata al contratto nazionale. La Brexit, semmai ci fossero stati dubbi derivati dai differenti comportamenti dei chimici e degli alimentaristi nell’era Squinzi, sembra chiuda definitivamente una stagione. E, per rendere ancora più chiaro il messaggio, Boccia dice chiaramente di essere intenzionato ad aprire il negoziato solo dopo la conclusione del contratto dei metalmeccanici. Quindi se non maturano nuovi elementi di riflessione tra i negoziatori sull’unica proposta presente sul tavolo, il rinvio in autunno della partita appare inevitabile. La stessa richiesta del segretario generale della FIOM Landini tesa a far scendere in campo la politica è destinata a restare senza risposta, soprattutto da oggi, quindi occorre prendere atto della complessità della situazione che sicuramente la Brexit aggrava. Personalmente continuo a pensare che la partita possa essere chiusa prima dell’estate e che sarebbe interesse di tutti concluderla prima che il costo per i lavoratori e per alcune imprese sia troppo alto o sproporzionato. Così come che la proposta di Federmeccanica consente spazi negoziali di manovra sufficienti pur restando nell’impianto presentato. Il punto vero è rappresentato dalle dimensione delle dinamiche retributive da definire per l’intera durata del prossimo contratto, come verranno determinate e cosa succede nelle imprese che, per varie ragioni, si dovessero sottrarre da negoziati aziendali. Stabilito questo che dà certezze alle aziende per il futuro, c’è da trovare una soluzione per il passato perché il passaggio da un sistema a doppio binario (nazionale e aziendale) ad uno a binario singolo (nazionale o aziendale) necessita comunque di essere metabolizzato. Su questo, insisto, manca una proposta sindacale esplicita e negoziabile. E quindi, delle due l’una, o l’obiettivo del sindacato è il semplice ritiro della proposta datoriale e il ritorno alla discussione su una delle due piattaforme presentate o la speranza di una conclusione positiva è affidata ad interventi esterni che, in qualche modo, conducano ad una mediazione che consenta ad entrambi di uscire alla meno peggio dal confronto in atto. Resto convinto che entrambe queste ipotesi siano dannose sia sul piano delle relazioni industriali sia sul piano della crescita di una nuova cultura tra capitale e lavoro. La fine del modello fordista ha conseguenze anche sul piano contrattuale perché credo sia evidente che stiamo andando verso un sistema fortemente differenziato tra settori che, nel tempo, porterà inevitabilmente a modelli nei quali ogni azienda opterà in base a necessità costruite su misura all’interno di regole generali definite dalla legge e dai contratti nazionali. Cgil, Cisl e Uil oggi, ed è comprensibile, cercheranno di aggirare il problema puntando ad accordi con le diverse associazioni datoriali che isolino la posizione di Confindustria e quindi di Federmeccanica. Ma i tempi sono cambiati. E la stessa Brexit non consente tatticismi. Questo è il tempo per leader che sanno alzare lo sguardo per costruire il futuro. Lo chiedono i lavoratori che aderiscono con convinzione alle iniziative del sindacato dei metalmeccanici e lo chiedono le imprese alle proprie rappresentanze. Ed è la qualità delle risposte che farà la differenza.