In principio non era nemmeno ritenuto un “lavoretto”. Prima in famiglia, affidato ai più giovani che andavano volentieri nei negozi per poter trattenere per sé il resto del conto della spesa. Poi affidato esclusivamente a volontari che, soprattutto in agosto in città con tutti i negozi di vicinato chiusi, facevano gli acquisti indispensabili per anziani o persone impossibilitate a muoversi. Un’attività gratuita. Al massimo gratificata da una piccola mancia. L’innovazione nella logistica, l’evoluzione dei servizi, un confine sempre più sottile tra negozi fisici e opportunità offerte dalla tecnologia l’hanno trasformata in un business molto interessante. Mancava un tassello per completare il puzzle. Il suo riconoscimento come “lavoro”. Questa storia nasce a Verona nel 2014. Da una piattaforma web in grado di consentire a chiunque di ordinare la spesa al proprio supermercato preferito e riceverla a casa in pochissimo tempo che si chiamava “Supermercato24“. Era guidata da Federico Sargenti, ex manager Amazon che aveva lanciato il business del largo consumo in Italia e Spagna. Da luglio 2021, Supermercato24 ha poi cambiato nome in Everli.
Everli oggi punta al rilancio attraverso l’internazionalizzazione e la collaborazione con i gruppi della grande distribuzione organizzata. L’azienda è stata acquisita da poco da Salvatore Palella (fondatore di Helbiz). Il primo step è stato nominare Jonathan Hannestad CEO del marketplace. “Sono certo, afferma Hannestad – che, grazie a specifici investimenti per migliorare la tecnologia e il branding ed ad un solido piano strategico di rafforzamento del nostro network di partnership, riusciremo a rendere Everli un punto di riferimento per la spesa online sempre più riconosciuto, con un focus sul mercato italiano ma con obiettivi di crescita anche in ambito internazionale”. “Vogliamo trasformare Everli non solo in un leader indiscusso del mercato italiano, ma anche in un punto di riferimento per l’innovazione e la qualità nel servizio di consegna della spesa a domicilio”, ha commentato Salvatore Palella. “La sfida passa per la profittabilità della piattaforma nel breve termine e prevede investimenti in tecnologia, nell’interfaccia utente e nelle partnership strategiche per ottimizzare ogni aspetto dell’esperienza di acquisto”.
In ottica di rilancio, è stato decisivo anche l’accordo del 19 febbraio da Assogrocery con Nidil-Cgil, Felsa-Cisl e Uiltemp-Uil per regolamentare il settore prevedendo per la prima volta un assetto di tutele minime per gli “shopper”. Il Personal Shopping è una nuova tendenza nel mercato della consegna a domicilio in forte espansione. “In Everli, ci concentriamo nel garantire la massima tranquillità ai clienti più esigenti, consentendo loro di effettuare facilmente un ordine per la spesa settimanale dal loro negozio preferito in pochi minuti e di riceverlo lo stesso giorno, grazie al nostro servizio dedicato”.
L’accordo sindacale è una svolta importante come ha sottolineato Dario Di Vico “sebbene gli shopper (circa 2500) siano una nicchia l’accordo raggiunto è un esempio che può essere replicato. Si pensi al lavoro di cura alla persona ingaggiato dalle piattaforme digitali, ai docenti delle ripetizioni scolastiche fino ai più famosi rider che non hanno una loro intesa nazionale ma solo un contratto aziendale di un’unica sigla (Just Eat)”. Nel merito l’ipotesi prevede compensi che vanno dai 12,50 euro nel 2024 ai 13,50 euro nel 2026 per ogni incarico (della durata convenzionale di un’ora); un’indennità di disponibilità di 1,30 euro l’ora che consentirà di vedere finalmente riconosciuto economicamente il tempo di attesa mantenendo la libertà di accettare gli incarichi; una saturazione minima del 75 per cento del tempo di disponibilità; maggiorazioni per la domenica e i festivi. E poi, diritti sindacali, come assemblea, rappresentanza, bacheca elettronica; trasparenza e non discriminazione di eventuali sistemi di valutazione con la previsione di incontri specifici per condividere il funzionamento dell’algoritmo; copertura Inail e possibilità di eleggere rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; miglioramento di maternità, malattia, congedi parentali, trattamento economico degli infortuni. Nei prossimi giorni si svolgeranno le assemblee con i lavoratori interessati.
Gli avvocati Simone Carrà e Laura Corbeddu hanno assistito Assogrocery, l’associazione che rappresenta le aziende operanti nel settore e-grocery, nella trattativa sindacale che ha portato alla sottoscrizione di questo Accordo Collettivo Nazionale di settore con NIDIL-CGIL, FELSA-CISL e UILTEMP-UIL congiuntamente alle delegazioni sindacali degli shopper. La firma giunge dopo diversi mesi di lavoro, nel corso dei quali le parti si sono confrontati sui livelli di tutela per gli Shopper, tra cui un compenso minimo per incarico, bonus e maggiorazioni (ad esempio, in caso di attività svolta durante le domeniche e i giorni festivi), rimborsi chilometrici e indennità di disponibilità.
“Si tratta di un traguardo storico, non soltanto per il settore e-grocery ma per l’intero mercato, perché l’accordo rappresenta un esempio per tutto il mondo delle collaborazioni tramite piattaforma digitale – dichiara Alessandro Angelini Vicepresidente di Assogrocery, che ha seguito in prima persona tutta la trattativa sindacale. È la prima volta, che, un’associazione di categoria, raggiunge un’intesa con i sindacati confederali che riconosce la specificità delle collaborazioni autonome del settore rispetto al modello lavorativo tradizionale e, al tempo stesso, definisce un assetto concordato di tutele e diritti specifici.
Angelini ha anche sottolineato l’importanza della partecipazione dei diretti interessati. “Non saremmo mai arrivati a questo risultato se un gruppo di Shopper, da oltre tre anni, non avesse avviato un percorso di relazioni sindacali innovative e complesse: ritengo che il loro contributo sia stato determinante per creare il contesto di consapevolezza e identità sindacale confluito nel percorso svolto con il sindacato confederale”. “Dalla gig economy, dai puri e semplici lavoretti il mercato si sta evolvendo verso la stabilizzazione di alcune specifiche figure professionali, il contratto risponde a questa nuova esigenza e oltre gli shopper ha una platea potenziale di almeno 300 mila persone che lavorano tramite piattaforme digitali”, commenta Matteo Parmigiani della Felsa CISL. Ma la prima volta degli shopper può essere un viatico per riprendere in mano più fattivamente la questione dei rider del food delivery? “In via di principio, sicuramente sì” ha concluso Parmigiani.