Sono mesi che denuncio il rischio gravissimo di degenerazione del conflitto che sui piazzali della logistica sta coinvolgendo anche aziende della grande distribuzione o presenti nelle gallerie dei centri commerciali. Le recenti sentenze della magistratura milanese sulla liceità del blocco delle merci sta dando fiato alle forme di lotta più estreme sostenute proprio dal sindacalismo di base in spregio alle regole che il sindacalismo confederale ha sempre rispettato e che hanno via via coinvolto Unes, Esselunga e il suo partner logistico. In questi giorni si è riacutizzata la vertenza Leroy Merlin e, notizia altrettanto recente, il centro commerciale Bennet di San Martino Siccomario, è stato invaso da militanti del SI Cobas armati di fischietti, bandiere e striscioni, per un paio d’ore, cercando di bloccare la galleria dove si trova il negozio Sephora il cui trasferimento del magazzino logistico di Vellezzo Bellini a Castel San Giovanni era già previsto da tempo.
Sotto i riflettori, in queste ore, ci ritorna pure Leroy Merlin. Com’era prevedibile negli incontri che si sono succeduti presso la prefettura di Piacenza, l’azienda ha sempre confermato la decisione di lasciare il magazzino logistico di Castel San Giovanni. La novità importante è che Leroy Merlin si era ed è impegnata a supportare Iron Log nella ricollocazione di una parte dei lavoratori presso un altro provider logistico all’interno del deposito sito a Mantova, nonché a collaborare affinché Iron Log possa porre in essere un complessivo piano di incentivazione finalizzato ad agevolare la ricollocazione dei lavoratori anche attraverso il servizio di outplacement.
L’obiettivo comune sottoscritto davanti al Prefetto di Piacenza era ed è quello di trovare soluzioni condivise in risposta al problema occupazionale dei lavoratori di Iron Log. L’unica condizione posta dall’azienda era che cessassero le forme di protesta estrema messe in atto negli altri siti logistici e presso le sedi della società. Nulla da fare. Com’era evidente il SI Cobas, che era stato sgomberato dai piazzali solo grazie all’intervento delle forze dell’ordine, ha solo finto una disponibilità al negoziato. La prova non sta solo non nelle due gravissime incursioni compiute nei negozi Leroy Merlin di Assago e Rozzano, in provincia di Milano di queste ore dove l’azienda denuncia che: “Una sessantina di persone hanno riempito carrelli di merce, buttato a terra prodotti, divelto intere corsie di fatto vandalizzando e devastando i due punti vendita, oltre ad aggredire verbalmente collaboratori e clienti” ma a questo vanno aggiunte una trentina di altrettante incursioni su negozi e magazzini che Leroy Merlin ha subito negli ultimi 40 giorni nonostante gli impegni assunti davanti al prefetto di Piacenza.
La situazione, è ormai evidente, sta sfuggendo di mano. L’azienda si è limitata a riproporre non solo i problemi di gestione del centro, come già dichiarato nel precedente incontro: “Il National Distribution Center di Castel San Giovanni, non può trovare spazio perché da tempo presenta performance operative e di servizio gravemente al di sotto degli standard minimi di mercato. Tali inefficienze del magazzino hanno pesato per un valore di oltre 24 milioni di euro negli ultimi 3 anni, per ragioni non imputabili a Leroy Merlin». «L’insieme di queste inefficienze, unito a periodi di inattività, continua ad avere, inoltre, gravi ripercussioni sulle vendite dell’azienda, sui servizi resi ai clienti e sul business dei propri fornitori, alcuni dei quali dipendono da Leroy Merlin per il 60% del loro fatturato.
Castel San Giovanni rimarrà operativo fino alla fine dell’anno o poco più durante i quali Leroy Merlin garantirà collaborazione e dialogo per la continuità operativa”. L’azienda ha rispiegato la nuova strategia distributiva che determina la necessità di presidiare diversamente il territorio nazionale. Per la realtà multi specialista, tale potenziamento prevede negli aspetti logistici l’apertura entro il 2024 di almeno 4 nuovi Market Delivery Center (MDC) e Punti di Redistribuzione regionali, al fine di rendere la distribuzione e la consegna più efficiente e capillare che consenta di essere più vicina al consumatore finale. Il piano complessivo di rafforzamento della struttura logistica si stima possa generare nei nuovi centri 700 posti di lavoro indiretti». Pur con un saldo finale abbondantemente positivo è evidente che a Castel San Giovanni, dimezzando il lavoro distribuito altrove, si dovrà fare a meno di circa 250/300 addetti. Nessuno di questi dipendenti di Leroy Merlin.
Nonostante questo l’impegno a lavorare per una soluzione occupazionale per gli esclusi non è mai venuto meno. Le minacce del Si Cobas si sono quindi attuate. È evidente che sfrutterà il periodo natalizio non tanto per far recedere l’azienda, cosa impossibile, ma esclusivamente per danneggiarla il più possibile. Per questo temo che questi fatti segnalano sempre più l’apertura di un nuovo fronte di scontro sociale molto difficile da ricomporre e che tenderà ad allargarsi. Purtroppo non mi sembra che venga compreso per quello che può significare per l‘insieme del comparto.
Nessuno sta valutando la deriva innescata e i danni potenziali che può provocare un sindacalismo irresponsabile che, pur debole sul piano della mobilitazione, si inserisce nelle contraddizioni del sistema logistico distributivo che alimenta la GDO soprattutto in questo periodo ma anche la fragilità stessa dei suoi punti vendita e di quelli presenti nei contri commerciali. alimentato anche dalle ultime sentenze della magistratura milanese sulla legittimità di alcune forme di lotta estreme (blocco delle merci, picchetti alle entrate e blocchi stradali). Quello che sta avvenendo alla Leroy Merlin in un periodo cruciale per le vendite e solo l’antipasto di quello che attende il comparto. Non dimentichiamo che Esselunga, tramite Brivio e Viganò ha ceduto di fatto alle rivendicazioni del SI Cobas senza, a mio parere, valutare a fondo le conseguenze di quel cedimento salutato come una grande vittoria dai Cobas.
“Nel corso di un nuovo incontro che si è svolto poche ore fa “Leroy Merlin ha preso atto della chiara indisponibilità di alcune parti sociali ad avviare un serio percorso finalizzato alla risoluzione della situazione occupazionale di questo deposito – prosegue il comunicato -. La volontà di recedere dal contratto era stata annunciata il 26 ottobre scorso in linea con la strategia del Gruppo e al fine di garantire gli standard qualitativi della rete logistica attesi dal mercato e dai clienti, e porre rimedio alle gravi inefficienze costate all’azienda oltre 24 milioni di euro, solo negli ultimi 3 anni.
Nonostante il confronto sindacale sia stato avviato da settimane anche presso la Prefettura di Piacenza e con incontri programmati, una delle parti sindacali ha continuato a promuovere iniziative di protesta e scioperi che arrecano ripetuti disagi e danni ai clienti, ai fornitori e ai lavoratori di Leroy Merlin. Tali comportamenti continuano a determinare anche ricadute negative in termini di nuova occupazione presso i provider logistici dell’azienda, i cui depositi sono tuttora bloccati.
Per quanto mi riguarda spero sia chiaro a tutti che una fase sul piano sindacale si è chiusa e se ne sta aprendo un’altra dove la forza della mobilitazione viene sostituita dall’impunità di piccoli gruppi in condizioni di provocare danni molto gravi. Purtroppo non credo sia compreso da chi dovrebbe comprenderne il rischio. Eppure l’obiettivo del variegato mondo del sindacalismo di base è evidente. Trascinare parte del sindacalismo confederale in questa spirale. Saldare questo neo populismo sindacale che mira a generare scontri e danni più che a risolvere problemi. Se ci riuscirà o meno dipende dalla capacità dell’intero sistema delle relazioni sindacali del Paese di ritrovare una sua dimensione. Prima che sia troppo tardi.