Sindacati e GDO “circondano” Amazon?

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Con una intuizione azzeccata Dario Di Vico su Twitter ha sintetizzato la manovra a tenaglia che in rapida successione ha coinvolto prima ADM dove gli Stati Generali della GDO hanno reclamato “stesso mercato, stesse regole” nei confronti dei giganti del web e poi i sindacati che hanno cercato di sfruttare il black friday, non solo in italia, per portare all’attenzione dell’opinione pubblica il tema del lavoro nei grandi magazzini della logistica.

Per i primi è un po’ la legge del contrappasso. Nella seconda metà del secolo scorso hanno puntato alle liberalizzazioni, senza se e senza ma, conquistando uno spazio assolutamente legittimo ma a scapito dei piccoli operatori e oggi si trovano in una condizione analoga con i grandi operatori logistici e con la flessibilità del web.

Certo la loro richiesta alla Politica è di avere almeno la stessa libertà di movimento ma sanno anche loro che il problema è ormai ben altro al punto tale dal vedersi insidiare lo stesso termine di “Distribuzione Moderna”.

È un comparto economico importante che fatica a reinventarsi stretto tra luoghi definiti con costi e margini difficili da far quadrare, con una torta che non cresce e quindi con una concorrenza tra insegne molto forte e sostanzialmente incapace di uscire da un isolamento nel quale si è ficcato da solo quando la crescita sembrava inarrestabile.

Anziché cavalcare con intelligenza e lungimiranza il “pluralismo distributivo” propugnato da chi ha ben altra forza nel comparto come spazio da ricostruire insieme anche alla luce degli ultimi arrivati del web continua ad insistere in questa marcia solitaria cercando di convincere una Politica ormai in perenne crisi di identità a sposarne le tesi accontentandosi di risposte vaghe e inconcludenti.

Contemporaneamente a Bruxelles viene accettata in Eurocommerce la candidatura di Amazon mentre quest’ultima si appresta ad uno shopping ulteriore, dopo Whole Foods, forse in terra transalpina.

È chiaro che sta cambiando il mondo nella Distribuzione. Amazon da Occidente e Alibaba da Oriente stanno muovendosi a tenaglia ridisegnando un modello commerciale che ha fatto il suo tempo.

Compiti che prima svolgeva il negozio tradizionale e poi il punto vendita della GDO ora vengono sempre più spostati sul consumatore stesso. L’intermediazione fisica, oggi ancora fondamentale, assumerà probabilmente una importanza relativa.

La forza e il potere della GDO dovranno venire a patti nelle filiere e quindi solo una visione che sappia ricomporre in modo nuovo gli interessi dalla produzione al dettaglio passando attraverso nuove modalità di coinvolgimento, di consegna e di personalizzazione dell’offerta, contribuirà a individuare strade nuove.

E fortunatamente c’è già chi si sta muovendo, anche in Italia, in questa direzione. Amazon tira dritto per la sua strada perché ha capito benissimo che le difese sono fragili o inesistenti.

Lo stesso vale sul fronte del lavoro dove se qualche sindacalista spera di fermare questa avanzata con con sei/sette sindacati di categorie differenti, in competizione tra di loro e presenti sul piazzale che si limitano a fischiare i giovani che entrano al lavoro, non ha capito nulla.

Succederà come a Serravalle dove all’indomani di una modesta sceneggiata ad uso dei media non è cambiato assolutamente niente. Lunedì prossimo ci sarà un incontro importante dei sindacati con l’azienda. Speriamo sia costruttivo.

Amazon ha una sua cultura e un suo approccio internazionale che non sono negoziabili. Applica il contratto nazionale del commercio e quello dei trasporti e della  logistica. Il primo correttamente, il secondo sicuramente meglio di ciò che avviene in certi magazzini dove lo scontro tra Cobas e cooperative fasulle è all’ordine del giorno.

Credo sia proprio da lì che occorrerebbe partire. Dal conoscersi, ascoltarsi e dal comprendere le rispettive ragioni. Altrimenti sarà solo un dialogo tra sordi. Tra poco,  si replicherà in provincia di Vercelli con un investimento analogo in termini occupazionali.

Credo che da parte aziendale ci sia una volontà di continuare ad investire nel nostro Paese. Tutto questo non può essere banalizzato. Ci vuole tanto equilibrio e buon senso. Da entrambe le parti.

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