Susegana, una normale giornata di lavoro.

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Pochi sanno dove si trova Susegana. È in Veneto, terra di lavoro duro scelta dalla multinazionale Eletrolux per costruire frigoriferi e per insistere nella ricerca di nuove relazioni sindacali. Recentemente ha messo a disposizione circa 26.000 metri quadrati inutilizzati per l’iniziativa, inaugurata da Zaia e dai sindaci delle 28 comunità locali coinvolte, degli orti solidali. Spazi nei quali si coltivano prodotti agricoli a disposizione della mensa e  dei dipendenti in partnership con la Fondazione di Comunità della Sinistra Piave Onlus. Per le cronache è l’azienda che ha chiesto ai suoi addetti, uno per uno attraverso i capi, se fossero disponibili a lavorare il 15 agosto scavalcando le rappresentanze sindacali. In cento hanno detto si. Dunque ferragosto è, per loro, una normale giornata di lavoro. L’azienda non ha emesso un ordine di servizio, né fatto appello all’articolo 30 della legge Biagi. Nessuna forzatura. Ha messo a disposizione un incentivo economico e richiesto volontari. Questa operazione ha conquistato le prime pagine di molti giornali scatenando polemiche al calor bianco. Chi sono i 100? Eroi?, lavoratori disposti a cedere per un pugno di euro?, persone di buon senso che pensano al futuro della loro azienda? I titoli si sono sprecati. Lavorare al 15 di agosto è diventata una notizia importante. Mi immagino cosa penseranno, ad esempio,  il milione di addetti del turismo che oggi lavorano, gli addetti ai musei, le forze dell’ordine, gli ospedalieri,  i lavoratori della distribuzione, della logistica e dei trasporti. Oggi lavorano, a vario titolo, centinaia di migliaia di persone. Dipendenti, autonomi e imprenditori. E a questi andrebbero aggiunti quelli che vorrebbero lavorare ma non possono. E questo è quello che avviene in tutto il mondo. Che strano Paese è il nostro. In queste settimane alcuni tra i migliori giornalisti hanno contato con il pallottoliere quanti aderivano alla richiesta di lavoro volontario e ben retribuito a Susegana. Spero non invitino ai talk show alcuni tra gli “eroici” dipendenti per spiegarci le ragioni profonde della loro scelta. Questi cento hanno tolto dai guai tutti. I contrari al lavoro festivo che possono continuare a esprimere la loro contrarietà senza pagare dazio. I favorevoli che non dovranno evocare i rischi di delocalizzazione come spauracchio. Infine i cento che si prendono la maggiorazione. Nessuno si chiede cosa sta pensando in questo momento la casa madre di una multinazionale che si trova a dover elemosinare una presenza in fabbrica per produrre un frigorifero di alta gamma rischiestissimo dal mercato. Cosa pensa il vertice del gruppo Elettrolux di fronte alla classica soluzione all’italiana: lasciare al buon cuore dei singoli e non ad una capacità di gestione  del sindacato interno ed esterno un picco produttivo che può ripetersi ovunque. È questo a pochi mesi da un sofferto accordo.  È questo che mi preoccupa. Conoscendo come ragionano le multinazionali la soluzione trovata non è affatto soddisfacente ma segnala un problema di gestione in un Paese che, prima o poi, ritornerà come un boomerang sul tavolo di chi ha preferito non affrontarlo con responsabilità e coraggio. E allora saranno guai seri.

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