Contratto Tessili, alla ricerca dell’accordo perduto…

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Non è un buon segnale lo sciopero nel settore tessile per il rinnovo del loro contratto nazionale. Non lo è innanzitutto perché avviene in un comparto dove sindacati e aziende hanno sempre lavorato per affrontare i problemi di produttività e competitività delle imprese in modo costruttivo.

La forte reazione dei tre sindacati di categoria alle proposte datoriali non sembrano dettate da una volontà di rottura pregiudiziale ma piuttosto motivate dalla sensazione che si voglia imporre una soluzione “importata” da volontà estranee al comparto.

Tra l’altro nessuna dichiarazione ufficiale dei tre segretari generali della categoria esclude la disponibilità ad entrare nel merito dei problemi cercando soluzioni adeguate.

E nessuno dei tre segretari ha mai cavalcato posizioni irrealistiche.

Questo fa però pensare che il concetto di “corresponsabilità” giustamente introdotto dal neo Presidente di Confindustria non venga in qualche modo sintonizzato con la necessaria condivisione dello stesso con le organizzazioni sindacali delle diverse categorie.

E questo non è un messaggio rassicurante. Addirittura c’è il rischio che sia contraddittorio con l’obiettivo, senz’altro condivisibile.

La tipologia delle imprese del settore e la competitività dei mercati di riferimento non consentono scorciatoie né guerre per errore.

Così come eventuali rinvii alla contrattazione decentrata necessitano di un quadro di riferimento ben più forte da quello proposto fino ad ora.

Infine il negoziato non può e non deve escludere l’adozione di misure specifiche sul salario sia in termini quantitativi che qualitativi anche innovativi ma questo deve necessariamente emergere dal confronto tra i soggetti coinvolti, titolari del negoziato stesso.

L’impressione è che così non sia. O non lo sia stato fino ad oggi.

E questo non aiuta a ricomporre un quadro di riferimento che spinga entrambe le parti a restare sul merito dei problemi.

Lo scambio di accuse fa parte della liturgia di ogni negoziato. Mi sembra però che Angelo Colombini segretario generale della Femca Cisl abbia sintetizzato bene lo stallo e il modo di uscirne invitando a togliere dal tavolo posizioni preconcette inutili a riprendere il confronto e avviarsi così alla chiusura della trattativa.

Esistono le condizioni per farlo e, credo, corrisponda alla volontà di entrambe le parti in campo.
Deve solo emergere con maggiore convinzione e lungimiranza.

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