Top women crescono. Manager al femminile nel Retail USA.

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Per interesse, cultura e passione mi piace seguire le carriere dei manager. I risultati raggiunti, le battute di arresto, le ripartenze. Se chi li sostituisce li supera o è addirittura più scarso. Alcuni li ho visti crescere, altri mi incuriosiscono per le sfide che hanno accettato o nei loro diversi passaggi di carriera. Settimana scorsa ho pubblicato una chiacchierata con Daniele Cazzani. Visto l’importante riscontro sul blog ne seguiranno altre nelle quali coinvolgerò manager che stimo e che mi fa piacere condividere con la rete.  Portarli sotto i riflettori. Spesso si tratta di risorse nascoste ai più. Giusto farle notare sottolineandone le performance, le aspettative e le idee. A me, più delle aziende, le migliori si assomigliano un po’ tutte,   piacciono le persone. Sempre diverse una dall’altra. L’impegno e la determinazione che mettono nel lavoro. La loro capacità di coinvolgere i collaboratori. Cosa lasciano dietro di sé. E, in caso di battute di arresto  cosa possono dare, con un rinnovato entusiasmo, altrove.

Oggi affronto un’iniziativa  del mercato USA. Un po’ per condividerlo con il gruppo  “donne del Retail”(www.donnedelretail.it) che in questi giorni festeggia il suo primo anniversario, un po’ per scoprire nuovi talenti. Parliamo di manager al femminile. Il riconoscimento di Progressive Grocer (Top Women 2024) mi consente di rilanciare alcune riflessioni che condivido sul tema, indicando sia manager USA che seguo da tempo che qualche new entry. L’editoriale di PG insiste sulla necessità che le manager che si fanno notare per le loro capacità facciano da apripista nelle loro organizzazioni e stabiliscano nuovi standard d’accesso per chi viene dopo.

L’analisi è purtroppo ancora amara “le donne continuano a perdere terreno quando si tratta di avanzamento di carriera nel mondo retail. Lì, come in altri Paesi,  più di due terzi della forza lavoro nel settore è composta da donne ma sempre indietro quando si tratta di ruoli apicali. Negli USA, secondo un’analisi di Korn Ferry pubblicata su Forbes, dei 47 amministratori delegati retail appena nominati l’anno scorso, solo cinque erano donne e 12 donne amministratori delegati in uscita sono state sostituite da uomini. Nel complesso, circa il 90% dei nuovi amministratori delegati del retail sono uomini e solo il 10% donne. Nell’ultimo decennio, molti retailer USA si sono impegnati per colmare il divario di promozione (e retribuzione) di genere, ma i risultati non sono sufficienti. Il rapporto “Women @Work” di Deloitte, pubblicato ad aprile, esamina alcuni dei fattori critici sul posto di lavoro e nella società che stanno influenzando profondamente le possibilità di avanzamento delle donne nella loro carriera.

La domanda da farsi resta la solita. Non serve domandarsi cosa le donne hanno in più rispetto ai candidati uomini per orientarsi alla scelta. Semmai la domanda da porsi è se hanno qualcosa di meno per occupare una determinata posizione. Perché ad una donna manager è sempre richiesto di dimostrare qualcosa di più rispetto a  candidati uomini? La conclusione è amara. Anche se alla base della piramide, nei negozi,  ci sono “tonnellate” di Top Women di talento, non abbastanza stanno arrivando in cima alle loro organizzazioni. Le aziende che vogliono passare dagli impegni all’azione per far progredire le donne sul posto di lavoro dovrebbero concentrarsi sulla formazione, sulla programmazione di una maggiore flessibilità sul lavoro e sulla creazione di una cultura aziendale inclusiva in cui l’equilibrio tra lavoro e vita privata sia apprezzato e rispettato e in cui le donne si sentano supportate nella loro progressione di carriera.

Sottolineati i problemi  comuni a tutte le latitudini propongo tre profili da tenere d’occhio nel futuro.

Innanzitutto Christina Minardi Executive Vice President Growth & Development, Whole Foods Market & Amazon. (Premiata da Progressive Grocer ma da me citata altre volte per il suo contributo in Whole Foods insieme ad un’altra top manager Amazon Claire Peters) La sostenibilità è una delle principali priorità in Whole Foods e nei negozi fisici di Amazon: gli sforzi del suo team hanno portato a una riduzione delle emissioni del 5% per Whole Foods e del 4% per i negozi Amazon nel 2023 rispetto all’anno precedente. Minardi e il suo team hanno supervisionato il processo, dallo sviluppo iniziale dall’idea all’implementazione, del primo centro di distribuzione di generi alimentari assistito da hardware robotico di Amazon, che impiega tecnologia avanzata per ottimizzare le operazioni logistiche. Minardi ha inoltre implementato i Whole Foods Market Daily Shop che si affiancano al tradizionale formato di Whole Foods. Nel 2023, Whole Foods Market ha aggiunto il suo 17° negozio a New York City a One Wall Street, sottolineando la volontà dell’azienda di migliorare l’esperienza del cliente di città. Whole Foods Market ha attualmente più di 530 punti vendita negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada e ne ha in programma altri 75.

Tasha Tandy VP, Merchandising-breakfast, banking &bread: Dry Grocery, Walmart U.S. È cresciuta in azienda dove lavora da oltre 18 anni. Ha risalito con determinazione tutti i gradini della carriera E sotto la sua guida, il suo team ha lanciato con successo diversi prodotti nuovi ed esclusivi mantenendo i prezzi bassi. Ha svolto un ruolo chiave nell’iniziativa di grande risalto di Walmart che ha permesso ai clienti, durante il picco inflazionistico,  di acquistare nei negozi fisici, o online con un solo clic, un pasto completo per otto-10 persone, al netto dell’inflazione. Tasha Tandy è impegnata in diverse organizzazioni no profit tra cui l’American Diabetes Association, come presidente della sua più grande raccolta fondi; Cobblestone Farms, che aumenta l’accesso al cibo fresco per le popolazioni sottoservite; e TASC (Teen Action and Support Center). Walmart Stores, la Walmart Foundation e i fornitori hanno collaborato per aiutare a combattere la fame nelle nostre comunità (44 milioni di americani lottano contro l’insicurezza alimentare) da qui l’iniziativa  Fight Hunger, Spark Change. Ogni articolo acquistato contribuisce con 1 pasto a un banco alimentare locale. L’obiettivo di Walmart sono  205 milioni di pasti.

Jill Pavlovich SVP, Shopper Experience, Albertsons Cos. uno dei più grandi retailer negli Stati Uniti, con oltre 2.200 negozi in 34 stati 22 centri di distribuzione e 19 stabilimenti di produzione.  Ha gestito un team di 184 persone come  responsabile della strategia del prodotto digitale, della gestione dell’app mobile e del sito web di Albertsons, con l’obiettivo di offrire un’esperienza cliente end-to-end differenziata e completamente connessa. Ha lanciato diversi nuovi programmi digitali in abbonamento, programmi di gastronomia digitali e ricette acquistabili, e ha anche guidato il cambiamento di mentalità  dell’organizzazione verso una strategia di “esperienza connessa”. Pavlovich ha fatto parte del consiglio di amministrazione di Women’s Inspiration & Inclusion Network e del comitato direttivo di Fresh Strategy di Albertsons. Nel 2024 ha vinto il premio di Retail-Touchpoints Retail Innovator Award, che celebra coloro che ispirano un cambiamento rivoluzionario nel retail. Prima tra 20 manger che stanno portando avanti nelle loro organizzazioni nuovi standard di processo.

Tre profili interessanti. Ovvio il mio tentativo di stimolare la stessa riflessione nei CEO nostrani. Lo spazio è aperto. Così oltre al mondo intero cominceremo (forse) a guardare in casa nostra. Mi ha colpito l’editorialista di Progressive Grocer quando ha sottolineato: “ci sono tonnellate di Top Women di talento nei nostri punti vendita, non abbastanza di loro stanno arrivando in cima alle loro organizzazioni”. Credo che occorra partire da questa semplice verità.  Intanto Federdistribuzione ha presentato a Milano  l’Osservatorio diversity, equity & inclusion nella distribuzione moderna curato da Altis – Università Cattolica.  Un  segnale di attenzione che va nella giusta direzione. 

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