La storia di Unes è la storia di una piccola catena che nella sua crescita ha sempre cercato di essere un punto di novità e di riferimento per l’intera GDO. Nata nel 1967, viene acquisita da Marco Brunelli nel 2002 ed entra in un gruppo dalle grandi ambizioni. Finiper, aveva da poco rinunciato all’acquisizione di Standa passata al gruppo tedesco Rewe. Un dinamismo e una voglia di crescere di uno dei personaggi più importanti della GDO italiana che ho già raccontato (https://bit.ly/3rWswcn).
Il contesto competitivo, l’avanzata dei discount nei suoi territori principali di attività, l’avvicendamento manageriale, la stessa età avanzata del loro pur lucidissimo leader, hanno fatto emergere una pesante difficoltà che sta costringendo l’azienda a ripiegare e ad affrontare il tema dei costi, non come normale e oculata politica gestionale, ma come ultima chance, temo, prima di decisioni più drastiche.
Lo scrivo con profondo rispetto perché gli ultimi anni di Standa, che ho vissuto da protagonista, hanno seguito un’identica traiettoria. Da politiche commerciali sempre più deboli, alla fuga delle migliori risorse umane e manageriali. Dall’azzeramento della contrattazione aziendale, a tutti quegli interventi di demansionamento e di riduzione di personale a getto continuo, tipici di situazioni dì avvitamento organizzativo e manageriale che, purtroppo, non precedono alcun improbabile rilancio. L’esperienza in ristrutturazioni aziendali mi ha fatto identificare una sorta di “indice di ribaltamento”, raggiunto il quale, ogni intervento diventa accanimento terapeutico. Ovunque ci si trovi.
Indipendentemente dall’insegna è chiaro che quando si abbandona una identità costruita negli anni e non si propone nulla di nuovo, i consumatori vanno altrove. È successo, come cliente, anche a me. Unes era la mia insegna di riferimento a Milano. Come Poli in Val di Sole. Dopo gli anni vissuti a Corbetta e il mio trasferimento a Milano, il punto vendita di Buccinasco era l’alternativa da me scelta per trovare la qualità dei prodotti proposti dal “Viaggiator Goloso”. Un interessante suggerimento di acquisto nella banalità dell’offerta sui lineari.
Ad un certo punto ho preso atto che non aveva più senso sobbarcarsi qualche chilometro in più perché la qualità dei prodotti offerti anche dalla concorrenza non li giustificava. Lì ho capito che mentre altri erano cresciuti, Unes, nella mia semplice percezione da cliente, aveva interrotto quella ricerca di miglioramento continuo alla base del suo successo. Aveva perso il suo vantaggio competitivo.
Che cosa può succedere ora? L’azienda oggi ha circa 200 punti vendita e più o meno tremila collaboratori. Di questi, credo, una quarantina di quadri. Il resto sono spalmati sull’inquadramento previsto dal CCNL.
Sul tema dell’inquadramento professionale è aperta da tempo una partita molto delicata tra insegne e sindacati nel rinnovo del CCNL di Federdistribuzione. È un inquadramento datato ma il sindacato fatica a prenderne atto. È figlio di una stagione di crescita e di decentramento delle responsabilità nei punti vendita superato dall’evoluzione del comparto e da confini sempre meno realistici tra i diversi livelli contrattuali. Quasi tutte le aziende del settore hanno trovato i loro aggiustamenti nel tempo ma restano aperte situazioni storiche difficili da risolvere e da affrontare anche perché il clima nei punti vendita, l’umore degli addetti, il rapporto con i clienti è un portato del lavoro dell’intera regia di negozio di cui il direttore è il motore principale.
Napoleone diceva: “Puoi chiedere di tutto ai tuoi soldati meno che sedersi sulla punta delle loro baionette”. Da qui la grande cautela delle insegne e la complessità del tema da affrontare con il sindacato, sia perché questa richiesta è stata posta sul tavolo del rinnovo del CCNL da parte di Federdistribuzione, sia per la necessità delle organizzazioni sindacali di tenere aperto un dialogo con i lavoratori dei livelli più alti.
Nei punti vendita di tutte le insegne è stato ormai raggiunto un buon livello di flessibilità e di produttività del lavoro. Dei vecchi modelli organizzativi del secolo scorso resta ancora poco da fare tra cui l’inquadramento della vecchia figura del direttore di punto vendita. Negli ipermercati passata, nel tempo, da Dirigente a Quadro. Nei super, nella maggioranza delle insegne, da quadro a primo livello o a secondo livello con una formale modifica delle mansioni. Senza le quali il CCNL, e soprattutto il codice civile, lo impediscono. Una delle tante contraddizioni. Nel nostro Paese è più “facile” licenziare un lavoratore che modificarne in pejus le mansioni per evitarne il licenziamento. Ma tant’è.
Unes non ha mai affrontato la questione in un contesto dove tutti i suoi concorrenti diretti sono cambiati. Ed è anche questo un segno dei tempi. Prima erano Esselunga o Coop (che mantengono quelle prerogative di inquadramento). Oggi sono i discount o le piccole insegne e quel tema ritorna sul tavolo. Il punto è il contesto e le prospettive aziendali nelle quali quel tema viene inserito.
Nonostante l’apporto dell’inflazione il 2023 non chiuderà positivamente e il 2024 non si presenta affatto bene. Certo c’è un problema di costi che deve essere affrontato ma c’è un problema di strategia che non pare trovi un management interno e interlocutori in grado di condividerla e sostenerla. Nel confronto con il sindacato sarà questo il tema sul tavolo. Posso sbagliarmi ma credo che se questa realtà storica non troverà velocemente partner pronti a sostenerne il rilancio l’avvitamento non potrà che proseguire.
Quando si mette mano ad azioni che destabilizzano il clima aziendale occorre sempre considerare che non è un semplice problema di numeri più o meno gestibili. Oltre alle persone coinvolte e in predicato di lasciare “spintaneamente” l’azienda, ci sono i ricollocamenti forzosi e gli altri colleghi. Spettatori involontari di come le conseguenze di una crisi impatteranno in futuro anche su di loro.
Continuo a pensare, avendone vissuti più d’una, che in situazione di pesanti difficoltà il clima interno sia fondamentale. Vedremo le prossime e credo ormai imminenti mosse dell’azienda.
Se lei ha ragione, la gdo non di convenienza è morta.
Tutti discount omogeneamente discount, con reparti freschissimi ai minimi termini, senza necessità di competenze specialistiche per gestirli. Il contrario della Unes. Se Lei parla di Unes
I discount hanno vinto, su tutta la linea.
Anche se i Punti Vendita Unes non sentono affatto l apertura di un discount nelle proprie vicinanze. Ultimo caso Vimodrone, ma potrei citarne tanti altri.
Trasformarsi in discount per combattere il discount. Bella strategia.
Qualche giorno fa, tutti a plaudere ai buoni risultati del primo semestre 2023 per SLunga, su cui ci sarebbe da discutere.
Unes a fine 2023 sono convinto farà risultati in % migliori di questi, in cui conta molto la riduzione dei costi energetici rispetto al 2022, che nel 2022 hanno condizionato anche i conti di Unes. Perché lei dice che il 2023 non chiuderà positivamente e il 2024 non si presenta affatto bene? Parla del paese, o di Unes, o della GDO, in cui tutte le catene continuano negli ambiziosi programmi di sviluppo? Ha delle anticipazioni sulle semestrali o sulla pre-chiusura che supportano la sua affermazione?
Se potesse anticiparle sarebbe tutto più chiaro, inclusi gli strani ragionamenti su inquadramenti meno costosi salvifici dei profitti che si sviluppano su altri tavoli.
L on line delle aziende gdo è remunerativo?
Produce profitti o i negozi fisici devono recuperare efficienza per sostenerne l improduttivita?
I mega investimenti sui sistemi gestionali, che caricano le aziende di ammortamenti ininfluenti sul fatturato, sono sempre necessari?
L incidenza delle spese centrali di gruppo dei gruppi gdo è equilibrata rispetto al voume di affari?
Per quasi tutte le gloriose aziende non più presenti sul mercato, o presenti con fatica, le strutture organizzative e le scelte commerciali sono state il disastro progressivo, non l inquadramento del direttore o del salumiere.
Il cliente non sa nemmeno chi sia il proprietario o l ad dell azienda in cui fa la spesa. Conosce il direttore, la cassiera, il macellaio che sono persone della sua quotidianità.
Se il problema sono loro e le loro mansioni, o accetterà un servizio più scadente, o il glorioso mondo della gdo del servizio e della specializzazione lascerà i propri spazi a una offerta diversa ma con gli inquadramenti a posto, ammesso che quelli di unes siano diversi a quelli di lidl o altri, a parità di mansioni.
Lei conosce persone che le possono raccontarle la storia di Unes, inclusi i numeri della gestione aziendale.
La storia completa. Su cui vi soerticavate in elogi fino ad un paio fi anni fa.
Grazie
Non capisco a chi e di cosa stia parlando. L’azienda ha presentato un piano ai sindacati con 231 esuberi. È l’ha accompagnato con dati economici negativi precisi. Lei al contrario ha fatto un comizio. Le consiglio di leggere quello che lei mi ha scritto il 3 agosto.
Parlano di esuberi ma le assunzioni nel “distretto sede” continuano mentre nei punti vendita si parla solo di costo del lavoro senza tener conto che servono persone per caricare, sistemare, pulire (non si ha un’impresa di pulizie quotidiana)
Io sarò pure ignorante in fatto di numeri ma senza la rete vendita e la forza lavoro sui punti vendita non esisterebbe nemmeno una sede! Io sono una persona che si fa il c**o per l’azienda in cui lavora e non avere più una certezza sul mio futuro mi crea un mix di rabbia e paura. Ho dato tanto in 17 anni (anche più del dovuto) il mio lavoro mi piace ma in questi giorni onestamente mi sento una persona demotivata, delusa e amareggiata da questa situazione, anche perché l’azienda non ha avuto l’accortezza di comunicare ufficialmente la sua posizione prima ai suoi dipendenti che ne sono venuti a conoscenza solo tramite notizie esterne e social media..
Dott. Ottavio,Lei ha tutta la mia stima ! ( un testimone di Moby Dick )
Purtroppo la Unes non c’è più
Grande Ottavio la crisi non è imputabile ai direttori e lavoratori dei punti vendita ,ma alle scelte dei vari dirigenti che si credono dei maghi senza esperienza. Io faccio parte di quei direttori da 40 anni e ho visto manager capaci e altri no ma quando si trattava di tirare la cinghia in prima linea c’eravamo noi non i manager .
Saluti
Lei ha perfettamente ragione.
Provi a vedere cosa pubblica UNES su indeed: 100 e rotti posizioni aperte alcune per carriera dirigenziale per punti vendita vari.
Hanno mandato via un AD che aveva l’innovazione come idea principale, (era veramente un genio malgrado l’età,) ammirevole per la grinta, via lui il nulla ma da subito, lo capivamo noi che ci lavoravamo, dove è andato ha fatto capire che quando uno è in gamba è in gamba.
Buonasera io sono un ex dipendente di questa catena mi trovo completamente d’accordo con l’articolo che ho appena letto il problema non sono i dipendenti dei negozi il problema sono i dirigenti altamente incapaci
Unes, Unes, Unes!
Negli anni si è fatta conoscere con diverse strategie….. Che straordinaria realtà! La bottega conveniente con una visione in grande! Mario Gasbarrino, Rossella Brenna… Una squadra eccezionale. Dopodiché in tempi diversi se ne sono andati… Senza una motivazione apparente…. Poi è arrivato Spezia, ora Luparelli, si sa benissimo che deve rispondere direttamente molto più che in passato alla casa madre Finiper, dove anche lì ci sono stati dei cambi al vertice. Che dire tutto questo “crollo” di Unes in un anno e mezzo…..
Ora Unes sta promuovendo una strategia molto aggressiva di politica commerciale con scontistiche molto elevate, app Unes con sconti interessanti…. Ma secondo il mio parere bisognerebbe valutare e contestualizzare prima di cambiare così radicalmente la sua identità Unes… Magari sarà la via giusta ma nel frattempo qualcuno perderà il posto di lavoro, purtroppo…. Solo il tempo ci darà le risposte.
Buona giornata.
Cordiali Saluti.
Mi chiedo con molta franchezza perché i dipendenti alla fine sono quelli che pagano e pagheranno sempre. Dirigenti che competenti o no cadono comunque in piedi e escono con fior di quattrini mentre ai personale al massimo prenderà la.naspi. La cinghia alla fine la tirano sempre gli stessi ed è inutile girarci intorno.
Sacrifici su Sacrifici e silenzio perché ognuno di noi ha un mutuo o una macchina da pagare o addirittura mettere solo il piatto in tavola.
Ma di cosa stiamo parlando! Davvero del nulla.
La manovalanza con i propri pregi e difetti a portato avanti i punti vendita in questi anni.
È mancata la formazione e spesso siamo stati buttati in pv senza neanche sapere cosa si doveva fare. Alcuni direttori davvero in gamba e altrettanti che lo sono diventati solo perché amici degli amici e infatti si sono visti i risultati.
Detto questo. Appelliamoci a roulette russa.
Un caro in bocca al lupo a tutta la manovalanza di cuore ❤️.
Beh, in realtà il piano prevede il contrario… verranno lasciati a casa i direttori e i vice direttori mentre la “manovalanza” anche se poi verrà istituito una sorte di responsabile del punto vendita che andrà a sostituire le due figure sopracitate. Come ben precisa questo articolo, tutte le volte che si è cominciato a demandionare, o a ridurre i costi del personale, la chiusura è stata poi imminente…
Buon pomeriggio.
Sono veramente curioso, cosa stia pensando il Dottor Marco Brunelli di tutto questo….
Da quel poco che lo conosco, avrebbe agito sicuramente in altro modo….
Certo è ancora Lui il Presidente (fortunatamente) ma credo che le decisioni vengano “imbastite” dai nuovi Manager….
Il futuro è ora!
Solo chi ha lavorato in Unes Conosce il valore dei propri Dipendenti.
E lasciatemi dire che nell’arco degli anni ve ne sono stati di cambiamenti anche radicali, ma tutto il Personale, Con grandi difficoltà e soprattutto con grandi sacrifici, ha sempre risposto positivamente.
Ecco questa è la UNES!!!!
Buonasera,
Sono addolorato da questa scelta,decisione,spero vivamente che questa società a me cara non venga prima smembrata,poi venduta e distrutta,non lo merita, soprattutto per tutte le persone che hanno reso possibile tutto questo sviluppo.
Buonasera,
Credo che la situazione sia chiara solo a pochi,e che l’arrivo sia già scritto,mi spiace tanto per chi ne pagherà le conseguenze,
Queste persone hanno famiglia,mutui,e hanno dedicato la vita,da lunedì a domenica in un azienda,che adesso non li vuole più e li butta via.