Unes. Una procedura di riduzione di personale può superare il Contratto nazionale?

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Sulle problematiche che coinvolgono Unes e le sue prospettive ho già scritto a luglio  (https://bit.ly/3rWswcn), così sull’annuncio dell’apertura della procedura (https://bit.ly/3rN2Uit). Se provo però a leggere nel merito la procedura di riduzione del personale (artt.4 e 24 legge 23 luglio 1991 n.223) promossa da Unes Maxi, con il distacco necessario  e immaginandomi la reazione sindacale, non posso non manifestare le mie perplessità. E questo al di là dei numeri, dell’impatto economico che si propone di raggiungere e delle persone coinvolte. Ma, procediamo con ordine. Partiamo dalla classificazione prevista dal  CCNL di categoria che, pur in ritardo di rinnovo, è tuttora valido. 

Primo livello (ho estrapolato ciò che riguarda la GDO). A questo livello appartengono i lavoratori con funzioni ad alto contenuto professionale anche con responsabilità di direzione esecutiva, che sovraintendono alle unità produttive o ad una funzione organizzativa con carattere di iniziativa e di autonomia operativa nell’ambito delle responsabilità ad essi delegate, e cioè:[….]  2. gestore o gerente di negozio, di filiale, o di supermercato alimentare anche se integrato in un grande magazzino o magazzino a prezzo unico;

Secondo livello (ho estrapolato ciò che riguarda la GDO) . Appartengono a questo livello i lavoratori di concetto che svolgono compiti operativamente autonomi e/o con funzioni di coordinamento e controllo, nonché il personale che esplica la propria attività con carattere di creatività nell’ambito di una specifica professionalità tecnica e/o scientifica, e cioè: 1. ispettore; 2. cassiere principale che sovraintenda a più casse; […]
5. addetto alla esecuzione di progetti o di parti di essi; 6. capo di reparto o settore anche se non addetto ad operazioni di vendita;

Un testo chiaro, difficile da interpretare diversamente. Una differenza tra i due livelli piuttosto marcata nelle declaratorie.  E come si inserisce il cosiddetto “referente di punto vendita” citato nella procedura e il suo rapporto gerarchico con altri pari livello presenti nel PDV?

Aggiungo che chi è del mestiere credo sappia benissimo cosa fa un responsabile di punto vendita. Ed è molto di  più di quello che prevede la declaratoria. È il garante del PDV, il volto dell’azienda che il cliente vede, la persona in grado di intervenire su ogni problema e di supportare tutto il team. A volte di sostituirne le attività.  Leggendo la procedura, al contrario, parerebbe di capire che, per l’estensore della stessa, sarebbe possibile gestire un negozio di una certa dimensione, le attività commerciali, le priorità, gli intoppi  della logistica, il rapporto con i clienti e le risorse umane interne e le loro problematiche da parte di soggetti che opererebbero “al di fuori del punto vendita”, presumo nella Direzione Centrale, avvalendosi di un mero esecutore all’interno di ciascun  punto vendita. Mi sembra molto improbabile. 

Aggiungo che la decisione non mi sembra tenga conto di una serie di questioni, tutt’altro che semplici:

  • Responsabilità e ruolo – insopprimibile – legato alla gestione day by day e in loco della filiale, al rapporto con i pari grado e con l’insieme degli addetti;
  • Presenza di una figura di responsabile in loco anche per il profili di rispetto della normativa in tema di 81/2008 – Hccp – regole e procedure, gestione situazioni di emergenza ecc.
  • Possibile violazione dell’obbligo fondamentale dell’art. 2087 c.c., che pone in capo al datore di lavoro l’obbligo di attuare tutte le misure più performanti per garantire la tutela dell’integrità psicofisica dei lavoratori  (eliminare il direttore di filiale pare andare in senso opposto)
  • Problematica legata allo straordinario e orario di lavoro delle figure di referente di punto vendita  (non più applicabili le limitazioni e disciplina prevista per il personale direttivo a cui dovrebbero essere riconosciute interamente le ore prestate che nel caso in questione  supererebbero l’orario tradizionale vanificando buona parte del risparmio ipotizzato)

In altre parole questa procedura propone una sostanziale modifica del CCNL in essere del ruolo del direttore di punto vendita bypassando i soggetti preposti al confronto sul tema cioè i sindacati nazionali firmatari del contratto stesso. Come ho già scritto questa è materia delicata di confronto a livello contrattuale tra le parti e non certo a disposizione di una singola azienda. Soprattutto attraverso una procedura di riduzione di personale. Se così fosse ogni azienda potrebbe ottenere qualsiasi deroga alla legge o al CCNL semplicemente minacciando licenziamenti a destra e a manca. Non è così che si può fare.

È chiaro che UNES ha il diritto di ricercare tutte le soluzioni possibili per ridurre i costi del personale,  in un momento di difficoltà, ma non può farlo, per come leggo,  bypassando codice civile e contratto nazionale soprattutto se, l’operazione che ha in mente, demansiona formalmente  il lavoratore lasciando però, di fatto, inalterate le attività richieste allo stesso. O paventandone una loro riduzione sulla carta tutta da dimostrare nella messa a terra della nuova figura di referente del PDV.  E scegliendo le nuove figure  attraverso  “un’assessment da affidare ad una società esterna” senza rispettare i criteri di legge che sono molto chiari. Soprattutto in assenza di un accordo.

Il secondo aspetto, altrettanto incomprensibile è come sia possibile pensare ad un rilancio del clima e dell’impegno aziendale necessario all’insegna per competere colpendo la figura di riferimento dell’azienda nel punto vendita.  Addirittura riducendogli lo stipendio. Quindi, se ho capito bene, una parte dei direttori verrebbe messa fuori dall’azienda alla fine della procedura e un’altra,  credo, particolarmente demotivata per il trattamento ricevuto, rimessa nella funzione sostanzialmente simile a quella in essere ma con un trattamento retributivo inferiore. Un capolavoro di sensibilità sociale.  Aggiungo che, proprio in forza dell’attuale CCNL le insegne di pari dimensione hanno i responsabili di punto vendita inquadrati nel primo livello. Soprattutto i più anziani di funzione. Diversa può essere la situazione nei discount o dove il ruolo e le funzioni del responsabile sono effettivamente ridotte rispetto a quelle richieste in un supermercato di una certa dimensione. O rappresentano, per la persona individuata, una fase di crescita del percorso di avvicinamento al ruolo di responsabile.

Una simile decisione formale, a mio parere, rischia di aprire due tipi di conflitto. Uno di carattere sindacale. Pretendere che le organizzazioni sindacali locali deroghino dal CCNL soprattutto in fase di rinnovo dello stesso mi sembra poco credibile. Anzi. Credo che questa sortita non aiuti i negoziatori a livello nazionale del CCNL sul tema semmai dovesse ancora essere sul tavolo. Addirittura i sindacalisti potrebbero ravvisare, da parte dell’azienda  un comportamento antisindacale teso a delegittimarne immagine e ruolo presso i lavoratori. Il secondo conflitto  è di carattere legale. Chiunque si dovesse trovare a fare lo stesso lavoro di prima avendo subito una semplice riduzione dello stipendio potrebbe richiederne la reintegrazione davanti al giudice. Come si dice in questi casi: “non è sufficiente chiamare “zampa” la coda del cane per poter sostenere che il cane abbia cinque zampe.”… 

Per questi motivi domandarsi cosa spinge l’azienda ad aprire un contenzioso di questo tipo non mi  sembra un quesito da poco. Sopratutto mi domando cosa possa spingere il patron Marco Brunelli a scegliere una strada così di rottura che rischia di lambirne l’immagine personale. Si fa tanto parlare di gestione delle risorse umane e della loro importanza, soprattutto nel rapporto con  il cliente. Diventa difficile pensare che questa operazione, anche in termini di costo e di rischio per l’impresa,  abbia un senso. A meno che non precluda ad altro. Cosa che noi cercheremo di capire….

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15 risposte a “Unes. Una procedura di riduzione di personale può superare il Contratto nazionale?”

  1. Buon Giorno il problema è che buona parte dei Manager apicali non sanno e non conoscono le attività svolte da un Responsabile Pv e pensano, questo è il problema , che non ha nessun peso nell’attività giornaliera del Pv cosa assolutamente errata. Dovrebbero questi pseudo Manager passare un mese in un punto vendita con le responsabilità di un C.n. forse inizierebbero a capire qualcosa. Tagliare i costi in questo modo è deleterio per l’Azienda e pensare che qualche “Manager illuminato” lo ha proposto è drammatico e dovrebbe essere lui tagliato , espulso, essendo inutile e dannoso per l’Azienda

    1. Io, personalmente, ho appena perso una sentenza di 1 grado richiedendo il livello 1 perché ero direttore di punto vendita inquadrato con il secondo. La legge stessa glielo permette…

  2. Personale di vendita fondamentale per differnziarsi dal digitale e discussioni continue nei convegni ad affermare questa centralità ! Una situazione aimè veramente CONTROCORRENTE!

  3. Salve,
    l’azienda è stata trainata fin dalla sua nascita da tanti piccoli e volenterosi dipendenti. Grazie a loro e ai vecchi dirigenti, sono stati raggiunti dei buonissimi traguardi. Cuore, forza e unione di intenti, hanno fatto la differenza. Purtroppo con il tempo Unes non è stata capace di evolvesi, di capire i cambiamenti del mercato. Altre catene si sono sviluppate. Sono nati nuovi gruppi, che in poco tempo sono stati capaci di invadere il mercato, impossesandosi di grandi quote di esso. La nuova dirigenza di Unes ha fallito e purtroppo grazie alla loro incapacità ed egoismo e tanti lavoratori che hanno fatto tanto per quest’azienda ne subiranno le brutte conseguenze.

  4. Chi come me è in azienda da più di vent’anni,soffre in questi giorni,vedendo minimizzare il lavoro svolto e la propria professionalità rinnegata. Errori di gestione e aperture di nuovi negozi in luoghi inappropriati alla fine penalizzeranno chi è davvero sul campo ogni giorno? Strano metodo moderno di risolvere i problemi! Bisognerebbe ,a mio avviso, adeguarsi diversamente con metodi di vendita più innovativi messi a disposizione anche dei ” piccoli e vecchi ” negozi Unes lasciati allo sbando da troppo tempo. Troppo facile fare i tagliatori di teste!

  5. Da una parte mi rammarico nell’osservare dall’esterno questa involuzione di un’insegna che nel recente passato ha davvero rappresentato un elemento di novità, a volte persino di rottura, in un settore, quello dalla Gdo, tanto fondamentale quanto avaro di innovazioni solitamente. È un vero peccato e fatico a capirne le motivazioni. Dall’altro c’è l’amarezza nel constatare come la presunta centralità delle risorse umane, in particolare nei pdv, enfatizzata nelle tavole rotonde e nei convegni di settore, venga poi poi effettivamente considerata.

  6. Bisogna estirpare veramente l’erba cattiva, in tutte le funzioni. Noi dei negozi subiamo da troppo tempo la casta della sede.

  7. Buona sera. Le decisioni di Unes… ma ora le decisioni le prende più che in passato la casa madre Finiper. Ricordo che i vertici sono cambiati in un anno e mezzo/ due sia in Unes Maxi che in Iper Montebello Spa. I nuovi vertici secondo me vogliono centralizzare tute le decisioni a Finiper, di conseguenza Unes non è più “indipendente” come con Gasbarrino e Brenna. Ora c’è Luparelli che arriva da Iper, appunto. Per Unes servono manager “specializzati” in supermercati! Senza nulla togliere a chi c’è alla guida ora. Sicuramente non è il modus operandi de Il Patron Marco Brunelli (ma ora le decisioni vengono “tracciate” dai nuovi vertici).

  8. Rammarico per la lezione data alle nuove generazioni. Non siate ambiziosi, non sacrificatevi per il lavoro, non puntate in alto, tanto arriverà un signor Forlino a licenziarvi nonostante gli anni di sacrifici.

    Una azienda che non sa neanche rispettare gli stacchi previsti dalla legge tra un turno e l’altro vuole tagliare personale …

    Se qualcuno finirà per appendersi ad un albero ricordatevi di chiederne conto a Forlino&co. Col lavoro delle persone non si scherza.

  9. Una pazzia depotenziare la rete vendita. Al contrario andrebbe potenziata, con direttori e capi reparto pieni di esperienza. Questo per migliorare la qualità del servizio verso i clienti e ottimizzare le attività interne.
    La sede pullola di gente. Tantissmi impiegati nulla facenti, ma soprattutto troppi quadri e dirigenti incapaci, con molteplici privilegi, che nel corso degli anni hanno pensato soprattutto alle loro tasche.

  10. Un piccolo gioiello Italiano in un declino difficile da accettare con serenità, da ex collega che ha sempre seguito le evoluzioni societarie dall’esterno. Le azioni hanno delle conseguenze sempre più delle parole e delle dichiarazioni di intenti . La ricordo come una azienda “unita” con persone collaborative e appassionate e ben guidate da manager illuminati. Poi qualche cosa si è rotto, persone valide sono uscite, consulenti improbabili guidati da interessi più personali che etici hanno preso il sopravvento. Sono stati spesi più soldi e si è impiegato più tempo a fare le cose. Il clima è cambiato e si è percepita una maggiore attenzione alla sopravvivenza. E il declino è accelerato. Forse dietro c’è un disegno diverso nell’assetto societario complessivo ma senz’altro questo sta andando a discapito delle persone .

  11. La pubblicità è l’anima del commercio. A qualcuno basta una pesca, ad altri bassi e fissi o essere intelligenti. Unes si fa conoscere per i licenziamenti.

  12. Ieri tramite un mio collega sono venuto a conoscenza del suo blog.
    Ho letto il suo articolo e l’ho trovato molto interessante.
    Per l’esperienza che ho maturato attraverso il tanto tempo nei punti di vendita Unes, posso affermare che pagheremo noi le mancanze della nostra sede, che crea problemi da almeno 10 anni,
    L’ufficio tecnico, che lascia i negozi con tanti problemi strutturali non risolti, o lavori fatti male. Gli acquisti, che determinano prezzi d’acquisto non concorrenziali e non danno risposte.
    La logistica, perennemente in ritardo, con ammanchi di merce, o articoli invendibili (enormi differenze inventariali).
    Anche l’uffcio del personale, con continui errori.
    Perché sempre noi?

    Grazie

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