Voucher: come farsi del male da soli…

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Fortunatamente le mises delle signore al G7 occupano abbondantemente gli spazi sui media attutendo le dichiarazioni da fine del mondo che sottolineano come, sui voucher, si stia consumando una tragedia nazionale.

Addirittura Il nostro Governo, impegnato a Taormina a contribuire ad individuare mediazioni su temi da cui dipendono i destini del mondo rischia di cadere sull’argomento. Ennio Flaiano ci confermerebbe che, da noi, la situazione resta grave ma continua a non essere seria.

I fatti
1) I vecchi voucher coprivano lo 0,23% del totale del costo del lavoro. Quindi un mezzo legale nella regolamentazione del lavoro occasionale.
2) Un singolo committente poteva pagare una persona per max 2000 euro, che diventano 3000 nel caso che qualcuno fosse in mobilità o in cassa integrazione.
3) Un lavoratore, mettendo insieme più committenze, poteva arrivare ad una remunerazione di 7000 euro.
4) Sul totale dei beneficiari, oltre 1 milione di questi non riceveva più di 500 euro all’anno. Più della metà di loro era composta da persone già occupate (37%), e che integravano il proprio reddito coi voucher, da pensionati o indennizzati in altro modo (26%).
5) Su un totale di un milione e trecentomila lavoratori pagati coi voucher, il 70% di questi era dato da persone per le quali i voucher rappresentavano un’integrazione al reddito.
6) Tutti gli studi hanno evidenziato che dietro alla crescita dei voucher non c’è stato un calo dei posti di lavori. Addirittura nel turismo e ne servizi, dove si era sviluppato maggiormente il fenomeno dei voucher, l’occupazione subordinata era cresciuta.
7) Ci sono stati abusi? Si. Però nessuno era contrario né a individuarli né a trovare la modalità per eliminarli.

Questi i fatti che porterebbero un Parlamento in un Paese normale ad individuare soluzioni adeguate, creare strumenti idonei e controlli efficaci. Da noi no. Occorre drammatizzare.

Presidi davanti alle Prefetture, parole d’ordine che ci fanno assomigliare ad un Paese sudamericano sull’orlo di un colpo di stato, Parlamento in subbuglio, Governo ad un passo dalla crisi. Non sull’evasione fiscale, non sull’iniquità della legge Fornero, non sulla piaga del lavoro nero. Sui nuovi voucher.

Che cosa è successo e di chi sono le responsabilità della situazione? La CGIL aveva raccolto tre milioni di firme per indire un referendum che richiedeva anche l’abolizione dei voucher. Era ed è un suo diritto farlo. Il Governo avrebbe dovuto fissare la data e lasciare che il Paese decidesse.

Considerazioni di carattere politico hanno spinto il Governo stesso a abolire l’oggetto della contesa e a promettere un nuovo strumento idoneo a rispondere al vuoto normativo che si sarebbe inevitabilmente creato.

Tutto questo in un Paese normale non avrebbe avuto alcuna conseguenza drammatica. La CGIL avrebbe confermato il suo dissenso, il Parlamento però sarebbe stato in grado di approvare una nuova legge in grado di rispondere alle esigenze di alcuni settori economici e, contemporaneamente, di evitare abusi e fraintendimenti di utilizzo. Con buona pace della CGIL che rappresenta una parte importante ma non l’intero Paese. Questo, dicevo, in un Paese normale.

Quindi non da noi. I cespugli alla sinistra del PD, gli scissionisti e parte della sinistra interna al Partito di maggioranza non aspettavano altro. E così siamo arrivati al dramma.

Una legge è necessaria, probabilmente la si farà nel peggiore dei modi costringendo il Governo a porre la fiducia sull’argomento. Lo spettacolo però è andato in scena.

Tutti hanno così recitato la loro parte in commedia. Siamo ai titoli di coda. Ecco. Fino a quando un  Paese normale può reggere tutto questo?

 

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