Raggiunto l’accordo sindacale sulla chiusura del Fondaco dei Tedeschi

Dopo poco più di 8 anni di attività cala definitivamente il sipario sul Fondaco dei Tedeschi a Venezia. Superato con l’accordo sindacale lo shock dell’annuncio di novembre  quando il Gruppo DFS “ha deciso di chiudere le attività commerciali presso il Fondaco dei Tedeschi a Venezia e di non rinnovare il contratto di locazione, che scadrà a settembre 2025”.Come ho scritto allora (leggi qui)  “un segnale improvviso  della mancanza di sensibilità nei confronti dei dipendenti, della città e dei suoi amministratori che tanto si erano impegnati nella fase di realizzazione e di trasformazione di uno dei palazzi più prestigiosi di Venezia che, prima di essere acquistato dai Benetton, ospitava le poste”. Settemila metri quadrati, oltre 60 boutique disposti su quattro piani.

Inutile qui riprendere le ragioni e gli evidenti errori di gestione che hanno reso inevitabile quella scelta.   Da quel momento in poi, l’assessore regionale, d’intesa con il comune di Venezia ha lavorato con le organizzazioni sindacali per verificare tutte le iniziative possibili, “mettendo al centro la salvaguardia del percorso professionale dei dipendenti”.

L’accordo sul futuro dei 212 lavoratori del Fondaco dei Tedeschi di Venezia, è stata raggiunto grazie alla mediazione della Direzione Lavoro regionale, con il supporto dell’Unità di crisi di Veneto Lavoro, di Confcommercio Venezia e delle organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, in rappresentanza dei lavoratori coinvolti.

L’intesa prevede:

  • Incentivi all’esodo, per supportare i lavoratori nella transizione verso nuove opportunità professionali.
  • Inserimento nel gruppo Lvmh, con un impegno della società a favorire la ricollocazione dei dipendenti all’interno del colosso del lusso.
  • Percorsi di riqualificazione e ricollocamento, che saranno definiti in accordo con le parti sociali.

Secondo l’assessore regionale al lavoro Valeria Mantovan “Per i 212 dipendenti interessati, l’accordo riporta non solo le misure di incentivazione all’esodo, ma anche l’impegno della società a facilitare l’inserimento dei dipendenti nel gruppo LVMH e a definire, in intesa con le parti sindacali, ulteriori azioni per la riqualificazione e il ricollocamento. Proprio in riferimento a questo punto, come Regione, abbiamo ribadito la nostra disponibilità ad impiegare le politiche attive del lavoro per la ricollocazione collettiva che abbiamo predisposto per questa tipologia di situazioni”.

“Nei prossimi giorni valuteremo con i sindacati, che hanno già richiesto il nostro intervento, di convocare ulteriori incontri con le altre aziende che operano all’interno dello store e che attualmente occupano complessivamente circa 70 lavoratori. Una volta definite anche queste situazioni, ha concluso l’assessore Mantovan, provvederemo a convocare, entro la fine febbraio, un nuovo tavolo in plenaria per fare il punto anche con la proprietà del sito e il Comune di Venezia al fine di comprendere le prospettive di ripresa dell’attività, eventualmente in capo ad un nuovo gestore”. Un  negoziato partito da un’offerta dell’azienda di una mensilità per ogni anno di anzianità (ritenuta insufficiente visti i numerosi lavoratori assunti da poco tempo).

Nel concreto l’ipotesi  di accordo prevede 5 mensilità per chi esce dopo un anno di lavoro (7 se accetterà di rimanere fino all’ultimo giorno, il 31 maggio), 6 per chi lavora da due anni (8 se resta fino al 31 maggio) e via discorrendo così, di anno in anno. Fino alle 19 mensilità (21 per chi resta fino al 31 maggio) per chi lavora per l’azienda da oltre 14 anni. Un punto di caduta finale che  prevede una buonuscita corposa solo a una ridottissima quantità di addetti quindi con un costo complessivo più simbolico che altro perché  sono solo una decina i lavoratori che  hanno più di 9 anni (solo i dipendenti LVMH) e che teoricamente possono arrivare a 21 mensilità se non sceglieranno di essere ricollocati in altre società del gruppo (per chi sceglie la via del ricollocamento non c’è buonuscita).

Per i dipendenti da DFS italia l’anzianità massima è, ovviamente, dall’apertura del centro (2016). Quindi al massimo 14 mensilità. L’assemblea dei lavoratori del Fondaco dei Tedeschi/Dfs Italia, riunita  a Mestre, ha approvato a larghissima maggioranza l’accordo con l’azienda. Su circa 180 lavoratori presenti (su 226 totali), ci sono stati solo 2 astenuti e nessun contrario. Siamo quindi  ai titoli di coda. Un accordo analogo ha coinvolto anche i 17 magazzinieri di Quarto d’Altino, rappresentati dall’ADL Cobas,  che dal 2016 smistavano le merci per l’hub del lusso, per una società in appalto di DHL.

Come ho già scritto a suo tempo,  “resto convinto che per i brand del lusso essere sulla 5th Avenue a New York, in via dei Condotti a Roma, in Galleria Vittorio Emanuele II o in via Monte Napoleone  a Milano, fa la differenza. Non so quanto siano remunerativi i luoghi per chi decide di esserci per la propria immagine nel mondo. Così come essere a Venezia in quella posizione. La differenza, con questa città più complicata di altre, è che bisogna crederci e saperci restare. Cosa che fin da poco dopo il suo lancio si era capito che non sarebbe stato così”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *