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Dopo la riconferma di Carlo Sangalli alla guida di Confcommercio,  avvenuta durante l’Assemblea del 12 marzo scorso, il Consiglio di Confcommercio-Imprese per l’Italia ha nominato il 3 aprile scorso, su proposta del presidente Sangalli, Marco Barbieri nuovo Segretario Generale al posto di  Luigi Taranto. Decisa da tempo la sostituzione di Luigi Taranto Barbieri era la scelta migliore che la Confederazione di Piazza Belli avesse a disposizione. È, di fatto, l’unico dirigente confederale che può guidare la transizione in corso avendo la piena fiducia del Presidente e del suo entourage.

L’altra notizia rilevante, a mio parere,  è l’assegnazione a Mauro Lusetti della delega sul CCNL (Contratto Colletivo Nazionale di lavoro). Lusetti, Presidente di Conad Consorzio Nazionale dal maggio 2023, è stato Presidente di Legacoop dal 2014 al 2023, Presidente dell’Alleanza delle cooperative italiane, consigliere del Consiglio Nazionale Economia e Lavoro e della Fondazione Barberini. In precedenza, dal 2001 al 2014, è stato Amministratore Delegato di Nordiconad.

È una scelta importante per diverse ragioni. Innanzitutto perché è l’unica delega tra quelle “pesanti” che è stata tolta a chi l’aveva avuta nella consiliatura precedente, Donatella Prampolini che, nel ruolo, non aveva certo brillato nonostante il lavoro di supporto della struttura tecnica. È mancato il ruolo politico della Confederazione, di indirizzo strategico sul lavoro. Un rinnovo di CCNL deve guardare sempre al futuro se non vuole trasformarsi in uno strumento obsoleto. E questo non è avvenuto.

Quella mancanza di visione avrebbe potuto costituire un enorme vantaggio per Federdistribuzione, una sorta di passaggio di testimone dal “vecchio al nuovo”, che, fortunatamente per Confcommercio, la federazione non è riuscita a cogliere perché è arrivata assolutamente impreparata al negoziato. Il presidente di  Federdistribuzione, al contrario di Confcommercio,  aveva ben interpretato il ruolo politico, di indirizzo,  ma non è stato supportato tecnicamente per gli evidenti limiti della struttura che non ha messo a terra nulla della distintività tanto rivendicata. Problema che Federdistribuzione si trascina da anni. E questo ha portato all’abbandono di aziende importanti e a tensioni interne. Il rischio è che, così facendo,  la stessa situazione si ripresenti al prossimo rinnovo.

Sangalli ha preso doverosamente atto della necessità inderogabile di riassegnare la delega. Non va dimenticato che la gestione dei numerosi CCNL in carico alla Confcommercio ne rappresentano, per buona parte, la ragion d’essere sul piano politico, associativo ma anche e soprattutto,  economico. Le risorse che sostengono il “bottegone” vengono tutte da lì. L’area della contrattazione è quindi strategica per la Confederazione. Per questo il pur legittimo slogan di Sangalli “Squadra che vince non si cambia!”, al di là della  conferma collettiva, ha comunque portato ad un necessario cambio di ruolo. E questo è positivo. 

Mauro Lusetti,  poi, è una persona per bene. Pur non avendo competenze specifiche sulle materie della delega, è un politico serio, paziente e preparato e ha fatto un ottimo lavoro di ricucitura nel Consorzio subentrando a Francesco Pugliese. Profilo completamente diverso ma fondamentale per abbassare i toni nel Consorzio e  far riflettere i leader delle cinque cooperative sulla necessità di superare le divisioni del passato. La scelta di Sangalli è quindi importante perché può consentire la riapertura di  un confronto interassociativo con Federdistribuzione sul futuro, a cominciare proprio dal prossimo CCNL.

C’è sul tavolo il tema della rappresentanza e della rappresentatività del terziario e della GDO, della titolarità delle materie tipiche del comparto e le problematiche relative al welfare contrattuale che, in parte, è già condiviso. Carlo Sangalli, va sottolineato, ha sempre voluto lasciare una porta aperta a Federdistribuzione. La prova è che Confcommercio non ha mai creato una Federazione concorrente pur contando su numerose aziende che applicano il CCNL di piazza Belli. Sarebbe difficile per entrambe vantare una rappresentanza esclusiva. Soprattutto nei confronti di questo Governo. Alla aziende che aderiscono a Federdistribuzione, d’altra parte,   interessano il giusto le diatribe associative o la difesa dell’esistente ma vogliono, giustamente,  un contratto distintivo e specifico nei contenuti che, ad oggi, non sono riuscite ad ottenere né da Confcommercio né da Federdistribuzione. E questo consentirebbe la messa in mora dei “contratti pirata” oggi applicati anche da insegne che aderiscono ad entrambe le associazioni direttamente o tramite le loro centrali creando una concorrenza sleale e, ultimo ma non meno importante, di recuperare insegne e/o altri formati distributivi che non si sono sentiti a loro agio tra polemiche inconcludenti.

Lusetti è tuttora presidente di ADM dove tutte le associazioni convivono serene sotto lo stesso tetto. Questa collocazione gli assegna, almeno sulla carta, l’autorevolezza che serve per provare a ricucire un dialogo sul nuovo CCNL. Il tempo per farlo c’è. Personalmente ho sempre indicato che  una  possibile soluzione passa attraverso l’individuazione di due livelli. Uno confederale, presieduto da Confcommercio in accordo con Federdistribuzione, per le materie comuni al terziario e per il welfare che necessita di una massa critica importante  e uno autonomo e specifico presidiato dalle singole categorie stabilendo un rapporto di sintonia  con Confcommercio.

Ci proveranno?

Io credo sia interesse comune. Il presidente di Federdistribuzione Carlo Buttarelli mi è sempre sembrato interessato a trovare tutte le convergenze utili alle insegne. Forse gli servirà più tempo rispetto al mandato che scadrà nel 2026 ma credo sia il migliore  profilo oggi che può mettere in campo  Federdistribuzione, per autorevolezza e serietà, assolutamente  in grado di portare a termine un progetto di questa rilevanza. Continuo a pensare che non c’è nessuna ragione che giustifichi quattro contratti nazionali di  comparto (Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione e Coop) nel 2025. Per questo giudico positivamente il passo di Confcommercio. Adesso tocca agli altri. 

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