C’è voluto quasi un anno ma alla fine Francesco Lollobrigida a nome del Governo e con un po’ di pazienza ha chiuso la partita. “Dove c’è collaborazione e dove si fa “sistema” c’è senza dubbio possibilità di migliorare la capacità di permeare altri mercati, di garantire un’economia di scala sul processo produttivo, di ripartire in maniera più equa il valore aggiunto che il made in Italy offre”. Così il Ministro in coda all’evento “Iniziative di valorizzazione delle filiere agroalimentari” che si è svolto presso la sede di Confagricoltura.
“Non importa se il gatto sia nero o bianco, l’importante è che acchiappi i topi” diceva Deng Xiaoping. E così è stato. “Mediterranea”, l’intuizione vissuta come una provocazione da “Filiera Italia” ha cambiato nome. È così diventata “Unieat”. Prandini e Gesmundo se ne sono fatti una ragione. Lo scontro tra Coldiretti, Confagricoltura e Unionfood viene da lontano. In palio c’è sempre stata la leadership della filiera. Addirittura le polemiche scatenate da Coldiretti e dai suoi rischiavano di compromettere la presidenza italiana del COPA a Bruxelles. Per il Governo, una situazione, non più tollerabile. Erano più di trent’anni che un italiano non conquistava il vertice dell’associazione che riunisce le principali organizzazioni professionali agricole, rappresentando oltre 22 milioni di agricoltori europei. I 114 voti a Massimiliano Giansanti, 50 anni, romano, imprenditore agricolo, Presidente di Agricola Giansanti srl e Amministratore delegato del Gruppo Aziende Agricole Di Muzio, presente nelle province di Roma, Viterbo e Parma hanno segnalato il primo step della tregua armata raggiunta. Il passo indietro sul nome (Mediterranea) e la riconferma dell’intesa tra Confagricoltura e Unionfood con l’obiettivo di rafforzare la filiera agroalimentare chiude finalmente il cerchio. Convergere tutti in un’unica realtà, come sarebbe stato auspicabile per gli interessi del nostro Paese, era francamente impossibile. Il risultato è comunque un passo in avanti.
Ribattezzata quindi “Unieat” l’associazione rappresenta 100 miliardi di valore nei settori di riferimento e 600 mila addetti. Presidente sarà Massimiliano Giansanti, vicepresidente Paolo Barilla. “È un’alleanza nata per rafforzare l’efficienza delle filiere, stimolare la competitività attraverso la sostenibilità delle produzioni alimentari, l’efficientamento delle reti logistiche e dei sistemi di stoccaggio, per valorizzare il modello mediterraneo con attività di informazione, promozione ed educazione alimentare, per sostenere e collaborare con territori e comunità per creare valore condiviso e, infine, per garantire prodotti sempre più salutari grazie alla ricerca e all’innovazione”.
«Dove c’è il sistema Italia, c’è senza dubbio possibilità di migliorare la capacità di espandersi sui mercati e garantire un’economia di scala sul processo produttivo per ripartire in maniera più equa il valore aggiunto che il Made in Italy offre», ha chiosato Francesco Lollobrigida, Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
Anche la FAI, il sindacato agroalimentare della CISL, tramite il suo Segretario Generale Onofrio Rota ne ha sottolineato l’importanza: “Riteniamo molto positiva l’alleanza tra Confagricoltura e Unionfood se l’obiettivo sarà quello di rafforzare il valore delle filiere agricole e della trasformazione alimentare e di conseguenza far crescere anche l’occupazione e la qualità del lavoro”. “L’associazione – commenta Rota a margine dell’iniziativa di Confagricoltura – più che a fare business punta a costruire modelli e creare valore per l’intero settore agroalimentare, una prospettiva che condividiamo e alla quale siamo pronti a contribuire, nel rispetto dei ruoli di ciascuno, nell’ottica di generare nuova e migliore occupazione in un comparto sempre più strategico per il Paese”.
Paolo Barilla a nome di Unionfood ha spiegato il senso dell’intesa “Ci sono molte motivazioni per cui bisogna continuare a innovare il nostro sistema. Ci sono i temi contemporanei che sono un ulteriore stimolo ad andare avanti, ma alla base di tutto c’è il continuo miglioramento dei nostri prodotti. Il prodotto italiano viene apprezzato e voluto in quanto è e deve essere il migliore. E quando dico il migliore deve essere quello che rassicura le persone per essere, oltre che per gusto, anche fatto molto bene. Questo è il ruolo storico che ha l’Italia.” “Dobbiamo guardare avanti, pensare ai prossimi venti anni considerando tutto il contesto. Il tema del clima, della ripartizione del valore, ma anche quello della qualità e del gusto del prodotto. E questo implica accordi di filiera perché ci si confronta e si lavora in collaborazione con la parte agricola, ma non solo.
Si assoceranno anche altri protagonisti che sono interessati al nostro progetto, perché Unieat è una piattaforma aperta. Evidentemente dobbiamo portare dei risultati perché solo così ci saranno altre filiere interessate a partecipare.” Confagricoltura e Union Food, vogliono lavorare per un modello agroindustriale virtuoso, in grado di trasferire valore aggiunto agli attori della filiera agroindustriale, dal campo all’industria alimentare.
È , molto importante, il segnale che Unionfood e Confagricoltura lanciano alla Distribuzione Moderna. “Ragioneremo anche con la distribuzione perché riteniamo che oggi gli spazi di crescita siano enormi e solo lavorando insieme riusciamo a creare valore aggiunto per le nostre filiere”. Dopo l’euforia collettiva di Bologna sulla MDD e le iperbole paventate da certe visioni un po’ forzate, la Distribuzione Moderna, nel suo insieme, saprà e vorrà cogliere questo importante segnale politico da parte dell’industria di marca? Lo scopriremo solo vivendo.