Amazon non è Golia. E Davide non abita lì.

C’erano tutti gli indizi, mancava solo la prova. Gli ispettori del lavoro hanno trovato uno sforamento significativo degli interinali utilizzati nella fase di start up del magazzino di Amazon.

Nella fase acuta dello scontro davanti al centro logistico di Castel San Giovanni questa non era nemmeno una tra le  richieste principali dei sindacati. Ne aveva sommessamente parlato, in quei giorni, solo Michele Tiraboschi attento lettore del contratto nazionale del Terziario suscitando un dibattito sul metodo di calcolo utilizzato.

Per i numerosi sindacati presenti sul piazzale i temi erano altri. La ragione è semplice. Il contratto nazionale fotografa e norma il minimo indispensabile sul piano organizzativo mediando tra problematiche differenti sia per classi dimensionali che per tipologia di necessità delle diverse aziende che lo applicano.

Caricare i prodotti sui lineari di un piccolo supermercato o di un ipermercato non è la stessa cosa. Sia in termini di tempo che di addetti. Lo stesso vale per consentire l’avvio di un centro commerciale fatto di decine di negozi in mezzo ad attività di rifinitura degli ambienti, consegna dei prodotti e selezione o addestramento del personale. Una fase che dura settimane. A volte mesi.

Centinaia di persone si intralciano a vicenda e la tensione altissima perché occorre rispettare i programmi e le date di partenza delle diverse attività. Chi non ha mai vissuto ciò che precede l’apertura di un’attività logistica o commerciale fatica a comprenderlo.

Il sindacato di categoria lo sa benissimo come sa altrettanto bene che è impossibile rispettare le norme  contrattuali in quei momenti. La prova è che, le aperture, sono spesso precedute da incontri informali o da accordi che traguardano l’applicazione del contratto stesso ai primi accenni di stabilità.

Ricordo che, prima dell’apertura di un centro commerciale in una regione del sud mi si presentò un ispettore del lavoro chiedendomi conto di un problema più o meno analogo. Gli proposi di fare un giro per tutto il centro tra cartoni, cantieri e persone che si accavallavano ovunque cercando di spiegargli cos’è un’apertura di un centro con decine di attività diverse una dall’altra.

Gli spiegai che il turn over del personale, in quel periodo, è decisamente fuori dalla norma, e che i processi di selezione e di addestramento sono particolarmente rudi e concitati.

Restò sbalordito di come la realtà in quei momenti  sia profondamente diversa dai manuali, dalle leggi e dalle regole. E di come avrebbe potuto con grande facilità “sparare sulla croce rossa” su diverse questioni. Fortunatamente non lo fece. Alla fine del giro, essendo una persona intelligente, mi chiese quando la situazione poteva considerarsi normalizzata in modo da ripresentarsi con più calma.

La fase di partenza di un magazzino logistico e la complessità collegata è più o meno la stessa cosa. Comprendo e rispetto il lavoro degli ispettori che hanno riscontrato una evidente forzatura ma li invito a riflettere sulla gestione delle conseguenze.

Certo Amazon ha le spalle grosse però questa vicenda mi riporta alla memoria l’assunzione forzata di quattromila stagionali alla Motta/Alemagna negli anni 80 che portò alla crisi e poi alla chiusura delle aziende. Al momento della sentenza tutti esultarono. Come oggi.

E’ chiaro, soprattutto per chi scrive sui quotidiani di questi temi, che prendere in fallo una multinazionale come Amazon, evoca più la vicenda di Davide contro Golia che una normale dinamica del mondo del lavoro ma mai come in queste situazioni occorre intelligenza, cautela e buon senso. Da tutte le parti in causa.

Amazon ha avviato un percorso di confronto con il sindacato. Sarebbe buona cosa individuare soluzioni praticabili all’interno di quel percorso. Se l’azienda ha fatto alcune forzature ne spieghi le ragioni soprattutto in funzione delle prossime numerose aperture.

Lo stesso dovrebbe valere anche per il sindacato che non credo abbia come obiettivo quello di danneggiare l’azienda. Anche il ruolo dell’ispettorato del lavoro stesso ne uscirebbe più rafforzato se riuscisse a trasformare un’intervento dovuto in un risultato che non mira semplicemente a sanzionare un comportamento ritenuto in contrasto con il contratto nazionale ma al suo rispetto nel tempo in un settore, quello della logistica, dove permangono situazioni ben più gravi soprattutto per quanto riguarda il mondo delle cooperative spurie. 

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