Conad al calcio preferisce il ciclismo. Adesso però le cooperative devono pedalare insieme…

Il 2024 si chiude con un sostanziale pareggio. Selex si ferma a 21,1 miliardi E Conad pareggia il dato. Dal 2025 spero si cambi finalmente pallottoliere. Anche perché c’è in corsa un’altra centrale (Végé) che “minaccia” di raggiungere  i 20 mdi, però  fino al 2030 dovremmo stare tranquilli. Altri osservatori hanno addirittura estromesso dal podio sia Selex che la stessa Conad. Il rischio è che, la ricerca della purezza estrema del profilo aziendale da considerare, interessi solo chi ama “ingessare le gambe alle formiche”. A chi fa la spesa, fortunatamente, interessa il giusto.

Devo dire che Francesco Avanzini, Direttore Generale Conad, ha cercato di spiegare bene la loro specificità. A mio parere c’è riuscito. Conad è, di fatto, l’azienda leader della GDO. Lo è per la sua diffusione sul territorio nazionale, per l’insegna, per la notorietà del brand, per come è percepita dal Sistema politico e istituzionale.  Il consorzio ha oltre 3300 negozi ed è composto da cinque gruppi cooperativi: Conad Centro Nord,  Conad Nord Ovest, Commercianti Indipendenti Associati, Conad Adriatico e Pac2000A. Complessivamente le cooperative associano 2.167 dettaglianti. A queste occorre aggiungere la cooperativa DAO (Dettaglianti Alimentari Organizzati) che è la cooperativa trentina associata a CIA che opera con l’insegna Conad in tutto il Trentino Alto-Adige e nelle province di Verona, Vicenza, Belluno e Brescia e che vanta 130 soci. Il 2024 per il consorzio si chiuderà con un aumento del 4,5% sull’anno precedente e con una quota di mercato al 15% sul totale Italia.

“Conad si conferma la più grande impresa del commercio italiano, la sola presente con un’unica insegna in tutte le regioni d’Italia, con tutti i principali indicatori economici in crescita rispetto all’esercizio 2023” ha dichiarato Mauro Lusetti, Presidente di Conad. “Il nostro ruolo nell’economia reale è fondamentale: difendiamo il potere d’acquisto dei clienti e delle famiglie, motore della società e delle Comunità sul territorio”.

Il 2024 ha visto anche l’ulteriore crescita della MDD (Marca del Distributore) Conad, con un fatturato a 6,3 miliardi di euro (+4,7% a valore) e una quota sul totale delle vendite al 33,7% (+0,5 punti) nel canale ‘supermercati’. Gli investimenti sulla marca commerciale si sono concentrati sui prodotti di base, sulla valorizzazione delle marche premium e sul rilancio di Piacersi Conad. “Da qui al 2030 prevediamo una crescita contenuta del mercato GDO, unita a una forte pressione sui margini, dovuta alla riduzione del potere d’acquisto e alla crescita del discount. L’arena competitiva rimarrà affollata, con la crescita degli specialisti di valore e di convenienza, canali nei quali Conad dovrà incrementare la propria presenza” ha commentato Francesco Avanzini. “Per questo, avranno un ruolo ancora più fondamentale gli investimenti in digitalizzazione e sostenibilità, così come lo sviluppo di nuove linee di business nei servizi ai clienti, che compenseranno la minore crescita attesa dei canali tradizionali”. Leggi tutto “Conad al calcio preferisce il ciclismo. Adesso però le cooperative devono pedalare insieme…”

A Cesare, ciò che è di Cesare. Lo spot di Esselunga e Banco Alimentare

Nel 2024, il numero di famiglie in povertà assoluta è aumentato rispetto agli anni precedenti, raggiungendo circa 2,2 milioni, che corrispondono a circa 6,2 milioni di individui, pari al 10,3% della popolazione. Questi dati mostrano come la povertà assoluta sia in crescita. Le differenze geografiche sono sempre più accentuate. Al Nord Italia, la povertà assoluta incide sul 7,8% delle famiglie, mentre nel Sud e nelle Isole raggiunge il 13,8%, segno di una disparità economica ancora marcata tra le regioni del Paese. La povertà relativa, che misura le famiglie con un reddito inferiore alla media nazionale, ha raggiunto il 13% delle famiglie italiane. C’è quindi un merito, da sottolineare a prescindere, nei confronti di  tutte quelle  iniziative che consentono, come  lo spot di Esselunga  di portare il tema all’attenzione del grande pubblico.

Tutto nasce nel 1989 grazie all’incontro tra Danilo Fossati, fondatore della Star, e Monsignor Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione. L’idea del Banco Alimentare nel sogno di Don Giussani era che “potesse nascere un grande gesto educativo alla carità per milioni di italiani, qualcosa che potesse costituire una sorta di “fondo comune degli italiani”, in favore dei più bisognosi”. Eppure all’epoca, nel Banco, erano coinvolte cinque o sei persone, e una vera e propria attività organizzata non era ancora nata. Una decina di anni dopo, di fronte all’imponenza della mobilitazione popolare e delle donazioni alimentari ricevute grazie alla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, Giussani dirà che finalmente è nato “il fondo comune degli italiani”».

La Colletta è il modo con cui la Fondazione aderisce alla Giornata Mondiale dei Poveri istituita da Papa Francesco. Il senso è “ricordare a noi stessi, ai volontari che si adoperano per renderla possibile, e quindi a tutti i nostri concittadini, che solo la gratuità, la solidarietà e il dono rendono realmente umana la convivenza civile e vincono l’indifferenza, causa vera di tante ingiustizie». E sono proprio le tradizionali “dieci righe” che si leggono prima del turno al supermercato: «I poveri acquistano speranza vera quando riconoscono nel nostro sacrificio un atto di amore gratuito […] Certo, i poveri si avvicinano a noi anche perché stiamo distribuendo loro il cibo, ma ciò di cui hanno veramente bisogno va oltre il piatto caldo o il panino che offriamo. I poveri hanno bisogno delle nostre mani per essere risollevati, dei nostri cuori per sentire di nuovo il calore dell’affetto, della nostra presenza per superare la solitudine. Hanno bisogno di amore, semplicemente. […] i poveri non sono numeri a cui appellarsi per vantare opere e progetti. I poveri sono persone a cui andare incontro». Perciò andiamo incontro a chi è più povero impegnandoci per «rafforzare in tanti la volontà di collaborare fattivamente affinché nessuno si senta privo della vicinanza e della solidarietà».

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Rewe to Go. La spesa in Germania si può fare anche in autostrada

Francesco Guccini gli ha perfino dedicato una canzone. Forse in quegli anni era diverso ma oggi temo che pochi ne colgano all’interno la poesia di allora. Le aree di sosta però ci sono. 403 solo di Autogrill. Ci si ferma per un rifornimento di carburante  o una sosta al bagno e poco più. Un caffé e, se va bene, una “rustichella” o un pranzo veloce. La difficoltà a trovare personale, i prezzi non proprio a buon mercato, la loro diffusione su tutta la rete autostradale potrebbero portare ad un ripensamento del modello ideato da Angelo Bianchetti e costruito nel 1959 a Fiorenzuola d’Arda. In Germania, nel frattempo, si  sta diffondendo un altro modello.

Aral è un marchio di carburanti oggi presente in Germania e Lussemburgo. Prima dell’acquisizione  della British Petroleum i suoi distributori erano diffusi nella maggior parte dei Paesi europei. BP è uno dei quattro maggiori attori a livello mondiale (assieme a Shell, ExxonMobil e Total). Il nuovo negozio autonomo “Rewe to go” presso l’Aral Pulse Park di Mönchengladbach stabilisce un nuovo punto di riferimento per lo shopping presso le stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Situato vicino allo stadio del Borussia Mönchengladbach, questa collaborazione con Lekkerland Deutschland introduce un’esperienza particolare. Le sue caratteristiche fondamentali: accessibilità h24x7, telecamere per la visione artificiale e sensori di peso consentono acquisti da asporto rapido.

Si prevede in Germania che il settore della vendita al dettaglio grab-and-go crescerà di oltre il 13% calcolato sul tasso di crescita annuale composto (CAGR) a livello globale fino al 2028, trainato dalla crescente domanda di rapidità e convenienza e dai progressi nella tecnologia di vendita al dettaglio basata sull’intelligenza artificiale. La Germania è in prima linea a presidiare  questa tendenza, con aziende come REWE e la consociata Lekkerland dal 2019 che investono in negozi autonomi per soddisfare le esigenze in continua evoluzione dei clienti. Le soluzioni basate sull’intelligenza artificiale come la visione artificiale riducono i costi operativi fino al 30%, aumentando al contempo la soddisfazione dei clienti eliminando le code e ottimizzando la permanenza nel punto vendita. Per i conducenti di veicoli elettrici, tali innovazioni si allineano perfettamente con la rivoluzione della mobilità, unendo le soste rapide al dettaglio con i tempi di inattività della ricarica, un’opportunità non sfruttata per i rivenditori in Europa e oltre.

Reckon.ai è il partner tecnologico che studia, progetta e gestisce  i sistemi di intelligenza artificiale e visione artificiale all’avanguardia dei negozi autonomi. La loro innovazione alimenta questa esperienza di acquisto rapida, stabilendo un nuovo standard per la tecnologia di vendita ma crea un vantaggio competitivo in un contesto caratterizzato  da velocità, efficienza e sostenibilità.

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Turismo interno e consumi. Cartine di tornasole della realtà delle famiglie italiane..

Se incrociamo i dati che emergono da due osservatori importanti (Ufficio Studi FIPE e Osservatorio Findomestic) c’è tanto materiale su cui riflettere. I consumi in generale tengono se li valutiamo sul versante complessivo della spesa meno sul numero dei prodotti   acquistati. L’inflazione pesa e non è affatto un ricordo.  C’è cautela nelle famiglie e dove è possibile  vengono rinviati gli acquisti. Da un lato FIPE segnala l’importanza della chiusura di fine anno per valutare correttamente  i risultati dei flussi turistici dei residenti rispetto agli stranieri. Il dato confermerà o meno la tendenza  degli italiani a contenere le spese per viaggi e vacanze pur compensate dagli stranieri.

Dall’altro Findomestic segnala la cautela sugli acquisti in generale degli italiani. Nel contesto di stagnazione pressoché generalizzata dei consumi fanno eccezione i beni durevoli, che crescono più degli altri e chiuderanno il 2024 a quota +4,2%, raggiungendo il valore record di 78,33 miliardi secondo le stime dell’Osservatorio annuale dei consumi di Findomestic, realizzato dalla società di credito al consumo del Gruppo BNP Paribas in collaborazione con Prometeia. La performance è trainata dai risultati del comparto mobilità, in espansione del 7,6% nonostante il raffreddamento dei prezzi: il fatturato toccherà i 45,2 miliardi soprattutto grazie all’incremento del 9,6% in valore delle auto usate. La spesa delle famiglie in auto nuove, in base alle stime dell’Osservatorio, a fine anno salirà a 18,1 miliardi, in accelerazione di un ulteriore 5,7% dopo l’incremento vicino al 20% del 2023. Un risultato che consente al mercato di portarsi quasi (-1,1%) al livello 2019 anche se le immatricolazioni, con la crescita stimata del 4,1%, si manterranno a -16% dal pre-Covid. «In sintesi – sottolinea Claudio Bardazzi responsabile dell’Osservatorio, nel 2024 si è speso quasi quanto nel 2019 ma sono state acquistate molte meno auto».

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Despar Nord riceve un prestigioso riconoscimento internazionale ESG

Un anno ricco di risultati e di riconoscimenti per Despar. Maiora una delle sei società che compongono il Consorzio, aveva aperto il 2024 come azienda “Equal Salary” e la  certificazione Top Employer. La prima azienda del Sud, nonché la prima della Grande Distribuzione Organizzata italiana, a ricevere una certificazione che testimonia parità di retribuzione e opportunità per uomini e donne.  Adesso Despar Nord   chiude il 2024 ricevendo  il prestigioso riconoscimento internazionale “ESG Transparency Award” per il Report Integrato 2023, dal titolo “Il valore della sostenibilità”.

Il premio, assegnato da EUPD Research, un ente tedesco di ricerca e certificazione con oltre vent’anni di esperienza nel campo della sostenibilità, valorizza le organizzazioni che si distinguono per l’impegno e la trasparenza nella comunicazione delle proprie azioni in ambito ambientale, sociale e di governance. L’ESG TRANSPARENCY AWARD premia le realtà europee che hanno già ancorato concetti di sostenibilità lungimiranti nella loro azienda e li comunicano in modo trasparente sotto forma di un rapporto sulla sostenibilità. Riconosce la trasparenza dei report ESG e i relativi obiettivi e misure di sostenibilità.

L’ “ESG Transparency Award” è un riconoscimento che premia la trasparenza dei report, nonché gli obiettivi e le azioni di sostenibilità introdotti dall’organizzazione. Il Gruppo tedesco analizza, ottimizza e certifica la sostenibilità ecologica, sociale e aziendale di diverse aree e progetti aziendali. La giuria di EUPD Research ha conferito al Report Integrato 2023 di Despar Nord il titolo di “Excellence” con la seguente motivazione: “La valutazione del Report dimostra che la vostra organizzazione riconosce l’importanza di una strategia aziendale sostenibile e rimane concentrata sul soddisfare le esigenze e le aspettative di una comunicazione trasparente in merito alla vostra strategia di sostenibilità”. Inoltre, Despar Nord ha ricevuto la menzione come “Leading Company” nel settore della GDO per il biennio 2024-2025, classificandosi tra le prime aziende del Paese.

Il premio è stato consegnato l’11 dicembre a Bonn, durante la cerimonia di premiazione dell’ESG Summit, evento che ha fatto parte della Settimana Europea della Sostenibilità organizzata da EUPD Research. L’ESG è diventato un aspetto importante a cui le aziende devono prestare attenzione, poiché le persone sono sempre più preoccupate per le questioni ambientali, sociali e di governance. Preoccupazioni come il cambiamento climatico, i diritti umani e il giusto compenso  sono diventati argomenti centrali di valutazione delle imprese da parte dei consumatori se promossi e sostenuti  seriamente.

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Ventiquattro associazioni datoriali (insieme ai tre sindacati confederali) rinnovano il CCNL della logistica.

Venerdì 6 dicembre 2024, le Organizzazioni Sindacali FILT CGIL, FIT CISL e UILTRASPORTI hanno siglato con le 24 associazioni datoriali (tra cui Assologistica, e Fedit assistite da Confetra) l’ipotesi di rinnovo del CCNL Logistica, Trasporto merci e Spedizioni, scaduto da 9 nove mesi. Il nuovo contratto interessa circa un milione di lavoratori e durerà fino al 31 dicembre 2027. Un risultato atteso nel contesto dato, pur in un  comparto attraversato da contraddizioni che rischiano comunque di non risolversi con la firma di questo testo e di contaminare sempre di più i settori per i quali la logistica rappresenta uno snodo decisivo.

Purtroppo la presenza al tavolo negoziale di ben 24 associazioni datoriali, se da un lato contribuisce ad identificare regole e costi comuni dall’altro rinvia i problemi più volte denunciati alla contrattazione di secondo livello, laddove è presente. Qualcosa sul governo del mercato del lavoro però c’è. Sulla percentuale dei lavoratori assunti con contratti atipici (tempo determinato, somministrazione, tempo parziale) rispetto ai lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato pur mitigata da una deroga rispetto alla percentuale in fase di start up per i primi due anni di avvio della nuova attività lavorativa, così come sulla gestione degli appalti e, più in generale, sulle esternalizzazioni. Nulla di rivoluzionario ma una presa d’atto dell’importanza  del problema con l’obiettivo di aumentare il livello di serietà, capacità economica e finanziaria  e qualificazione dei soggetti economici  coinvolti.

È un comparto in crescita che deve fare i conti con evidenti contraddizioni non risolte. Da un lato la presenza diffusa del sindacalismo di base poco sensibile a strumenti  di regolazione del conflitto e, dall’altro, una situazione che presenta ancora cooperative aperte e chiuse ogni anno, pur a volte trasformate in SRL in corso d’opera senza però modificarne la sostanza che spesso si confermano come  luoghi di sfruttamento e, purtroppo,  di evasione contributiva e fiscale. Un comparto, quello della logistica, dove la presenza di lavoratori stranieri supera in molte realtà  il 60% con punte dell’80%. Lavoratori  con esigenze profondamente diverse da chi li ha preceduti e scarsamente interessati ai contributi previdenziali e a promesse di tutele future e dove perfino le realtà che si pongono il problema di superare situazioni di illegalità si trovano spesso contro gli stessi lavoratori che scelgono la strada più semplice ai loro occhi. E su queste esigenze concrete alcuni sindacati di base offrono sponde pericolose alla protesta e all’illegalità.

L’intesa prevede un aumento medio a regime di 230 euro per il personale non viaggiante e di 260 euro per il personale viaggiante, che potrà godere anche di un incremento della trasferta minima contrattuale, e l’introduzione di un Elemento Professionale d’Area (EPA), nuova componente retributiva che riconosce le competenze e la professionalità del personale. Viene ridotto l’orario di lavoro,  si interviene sui profili professionali, adeguandoli alla tecnologia e alle nuove figure del settore; tra i nuovi profili professionali, da sottolineare, l’introduzione della figura del Mediatore culturale al fine di favorire la comprensione e la comunicazione, vista la presenza, sempre più significativa  di lavoratori appartenenti a diverse culture, lingue e religioni. Leggi tutto “Ventiquattro associazioni datoriali (insieme ai tre sindacati confederali) rinnovano il CCNL della logistica.”

Perché la Grande Distribuzione italiana non è in grado di varcare i confini nazionali..

Quando collaboravo con la Direzione Generale di Confcommercio mi è capitato di visionare un carteggio tra il Presidente Carlo Sangalli e Bernardo Caprotti allora patron di Esselunga. All’invito  del primo ad iscriversi a Confcommercio, il secondo declinava simpaticamente, ricordando  il tempo e l’impegno dedicato a combattersi a vicenda sulle aperture contrastate ovunque dagli uomini della Confederazione. E come questa “guerra”  lo avesse impegnato e trattenuto dall’idea di tentare la via dell’internazionalizzazione della sua azienda. E di avergli così impedito di mettere in atto quel tentativo sul quale lui però non aveva mai creduto fino in fondo. E di questo ringraziava ironicamente Sangalli.

Nessuno ci ha mai provato veramente. Il tramonto delle partecipazioni statali presenti nella filiera agroalimentare ha portato con sé tutti i sogni che facevano pensare a convergenze nell’interesse del Made in Italy proiettato nel mondo all’interno di una strategia organica. Ci aveva provato anche Banca Intesa a mettere insieme una cordata composta da industrie alimentari e realtà della GDO negli anni in cui queste iniziative sembravano essere ancora di moda. Ovviamente senza successo. Oggi, progetti di quella portata sarebbero assolutamente improponibili.

Eppure, come sottolinea il rapporto Teha, vantiamo 62,2 miliardi di esportazioni alimentari, siamo il primo Paese in Europa per prodotti certificati per un fatturato di 20,2 miliardi, prima destinazione enogastronomica al mondo. Secondo Denis Pantini, Responsabile Agrifood e Wine Monitor Nomisma, il nostro Paese è al 9° posto nella classifica dei maggiori esportatori agroalimentari. Per il 2024 si fa sempre più concreta la prospettiva di raggiungere 70 miliardi di euro.  Un risultato a cui hanno contribuito sia l’industria alimentare, con un incremento dei flussi in valore del 7,7%, sia la componente agricola (+3,4%). Sempre su dati Thea.

Le esportazioni italiane sono aumentate in maniera generalizzata verso la maggior parte delle destinazioni. Spicca la crescita a doppia cifra negli Stati Uniti (+17%), dove l’aumento è stato trainato dai prodotti di punta del made in Italy come vini, spumanti, olio EVO e pasta e in Giappone, dove l’incremento in valore dell’export è stato di quasi il 50%, dopo la battuta d’arresto osservata nel 2023. Ottime anche le performance in Romania (+11%) e Australia (+18%). Guardando alla top 10 dei principali mercati, Germania, Francia e Stati Uniti si confermano ai primi tre posti, seguiti da Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi, Svizzera, Belgio, Polonia e Austria. (dati ISMEA)

La stessa ristorazione italiana è la più presente a livello mondiale. Seicentomila ristoranti definiti “italiani” anche se FIPE ne ha certificati e recensiti solo 2218 in 60 Paesi e 451 città. Di questi circa il 33% è concentrato nei Paesi Ue, il 23,3% tra Asia e Oceania, quasi il 30% in America del Nord, il 13% in America Latina e il restante 10% tra Africa, Medio Oriente ed Europa non Ue. Una potenza di fuoco che non si è mai materializzata in un grande progetto di filiera e di Paese.

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Risparmio Casa. Un formato distributivo che conquista spazio nella GDO

A fine 2023  la catena di drugstore italiana Risparmio Casa è ritornata interamente nelle mani della famiglia Battistelli. Il fondo HIG Capital era entrato nel capitale nel 2019. Bitris. L’obiettivo degli imprenditori romani Fabio e Stefano Battistelli, era di farsi supportare dal fondo nella fase di riorganizzazione propedeutica alla realizzazione della strategia di rilancio della società. Quella di Risparmio Casa è, d’altra parte, una storia tutta italiana. Il Gruppo, nato ad Albano Laziale (RM),  ha aperto il primo negozio “Risparmio Casa” nel 1987. Oggi, nel Lazio vanta una sessantina di punti vendita. E una trentina solo a Roma. È da lì che è partita l’espansione.

La formula del successo è il format  dei punti vendita dove si possono trovare, prodotti per la pulizia della casa, la bellezza e l’igiene personale, casalinghi, tessili, giocattoli, alimenti e accessori per animali domestici, piccoli elettrodomestici e una vasta offerta di prodotti dedicati al Natale. L’assortimento di oggi conta più di 25.000 referenze, tra cui oltre 3.000 articoli sotto i 2 euro, oltre 8.000 prodotti stagionali e 25 linee a marchio privato.

I drugstore, in Italia,  sono oggi una realtà importante. Oltre quattromila punti vendita specializzati nella vendita e nella cura della persona il cui assortimento ormai comprende articoli per la pulizia della casa, utensili, prodotti per il tempo libero, accessori per le feste, complementi d’arredo, articoli di cancelleria, prodotti sanitari, per l’igiene personale, per la cura del corpo e dei capelli, prodotti di bellezza e cosmetici, cibo e accessori per animali domestici e molti altri prodotti. Nei prossimi anni continueranno a crescere senza dimendicare che, negli ultimi dieci anni, hanno quasi raddoppiato la loro quota di mercato. Profondità dell’assortimento e convenienza costituiscono la ricetta vincente. Quest’ultima favorita dal ruolo fondamentale svolto dalle centrali nel negoziare i migliori contratti con i fornitori.

Risparmio Casa fa parte di Drug Italia, importante centrale d’acquisto nel settore retail e, alla cui testa è arrivata da poco Rosanna Ungaro, con l’obiettivo di creare sinergie all’interno della rete di soci e integrare le competenze di ciascun partner sviluppando modelli d’acquisto che rispondano alle dinamiche in evoluzione del settore retail.
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Made in Eataly. Alla scoperta dello Smeraldo…

Tra le numerose visite nei punti vendita in vista del Natale non poteva mancare Eataly. Ero veramente curioso di vedere dal vivo il nuovo punto vendita ex Smeraldo. Chi lo aveva visitato nei giorni dell’inaugurazione me ne aveva parlato bene. Per quanto mi riguarda  preferisco girare nei punti vendita quando il clima interno perde l’attenzione dei capi e i riflettori si spengono. Era molto tempo che non andavo in Piazza XXV Aprile a Milano.  Per questo ho colto al volo l’invito di Gabriele Belsito, Chief Human Resources Officer di Eataly. Un vero esperto della funzione HR che conosco da anni con una lunga storia professionale.

Eataly, nella GDO tradizionale è ritenuta figlia di un dio minore. Come, dalla parte opposta,  i discount. L’insegna, nota in mezzo mondo, sta cambiando pelle pur cercando di mantenere il suo profilo originario. Ovviamente, format, assortimento e prezzi, rendono quel modello, altra cosa rispetto alla GDO. Chi  però ha sottovalutato i discount, a mio modesto parere, rischia di sottovalutare, pur sotto un altro profilo  competitivo, gli elementi di innovazione  presenti in Eataly sulla gestione del prodotto e del brand, sulla cura e il coinvolgimento del cliente e sulla centralità dei professionisti che interagiscono con il cliente stesso. Quando entro in un negozio di qualsiasi insegna cerco di non avere pregiudizi. E in questo punto vendita di stimoli interessanti ne ho trovati molti. Innanzitutto il layout.

Completamente rivoluzionato. 4.500 metri quadri, diversi  punti di ristoro, i banchi della macelleria, pescheria,  salumeria, panetteria e pasta fresca. Un corner con food per vegetariani e vegani, una fornitissima enoteca. All’ingresso ho incontrato Diego. Un ragazzone che non ti lascia andare via se non hai  assaggiato le diverse declinazioni dei panettoni Eataly prima di pensare di acquistarli. Con competenza e tatto intrattiene e propone un assaggio del tradizionale dolce natalizio meneghino. Non ti vende una confezione, uno chef  o una marca famosa a scatola chiusa. Ti accompagna nella degustazione. Ti ascolta e ti guida. Altri professionisti ti aiutano a scegliere i prodotti da acquistare o da consumare al ristorante. Hai così la possibilità di avere consigli competenti sia dagli addetti che da efficaci totem interattivi.

Professionisti terzi si occupano di latticini o pasta fresca dandoti l’impressione di essere finito  in un grande mercato aperto sul modello  di quelli che incontri  in diverse capitali europee. È poi c’è pure una scuola dove si organizzano corsi di cucina ed eventi, corsi di degustazione, per ragazzi. Perfino per bambini sotto gli undici anni. Pranzi e cene aziendali, feste, show cooking, meeting e molto altro. Qualità dei prodotti a parte, è interessante la crescita della marca privata premium Eataly. Oltre 100 referenze tra pasta, cioccolato, olio evo, aceto balsamico, caffè e prodotti destinate alle festività. Mi immagino cosa sarebbe disposta a pagare un’industria di marca del food per entrare su quegli scaffali. Resta il fatto che per  l’azienda, oggi del fondo Investindustrial, vale la stessa regola di Whole Foods “siamo noti per quello che vendiamo ma soprattutto per quello che non vendiamo”. E nel flag ship store si trovano solo prodotti italiani. Persino la MoleCola Rossa una cola italiana dal gusto tradizionale. Leggi tutto “Made in Eataly. Alla scoperta dello Smeraldo…”

Un dicembre positivo (ma caro) per gli acquisti…

Due notizie, apparentemente in contraddizione, animano l’inizio di un mese, quello di dicembre, fondamentale per i consumi e le chiusure di fine anno del comparto del commercio. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, dicembre sarà un mese positivo per i consumi. Contemporaneamente a Milano, l’indice generale dei prezzi al consumo ha toccato a ottobre 2024 la soglia di 120,9: significa che il costo della vita per le famiglie, rispetto al 2015, è aumentato del 20,9 per cento. Si tratta del dato più alto negli oltre nove anni ormai trascorsi dall’anno di Expo.

Partiamo da cosa sembra aspettarci a dicembre. “Con l’inflazione sotto controllo, il buon andamento dell’occupazione e tredicesime in crescita, i consumi di  Natale dovrebbero mostrare una maggiore vivacità rispetto all’anno scorso. Questa prospettiva, confermata anche dal buon andamento del Black Friday, fa sperare in una crescita più robusta nel 2025” ha dichiarato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. Se sarà così, sarà quindi un mese di dicembre positivo per i consumi. È quello che si aspettano tutti gli operatori.

Archiviato il Black Friday con consumi stimati pari a 4,1 miliardi secondo un’indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format Research sulla propensione e sui comportamenti di acquisto degli italiani sembra quindi che la prudenza delle famiglie stia lentamente cedendo. Se il dato venisse confermato dalla realtà sarebbe un segnale positivo per il 2025. Il volume della tredicesima di dipendenti e pensionati, al netto di Irpef e contributi, sale dai 50,7 miliardi del 2023 ai 54,5 del 2024 e che quella disponibile per consumi aumenta da 41,3 a 45 miliardi. 47,5 miliardi se aggiungiamo la spesa dei lavoratori indipendenti. Contro i 43,9 miliardi dello scorso anno. La conferma del taglio del cuneo fiscale e il “bonus Natale” hanno aiutato.

La spesa media delle famiglie a dicembre sale così, secondo Confcommercio,  di 118 euro, da 1.788 a 1.906 euro, mentre per i regali di Natale quella pro capite aumenta da 186 a 207 euro e quella complessiva sale da 8,1 a 9,8 miliardi. Su un piano più generale il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ha evidenziato che “l’inflazione è sostanzialmente battuta, un fatto molto positivo, mentre l’occupazione è tornata a crescere e nel terzo trimestre c’è stata una crescita congiunturale dei consumi. Il Black Friday  a Milano sembra confermare sostanzialmente il dato nazionale con un 9% in più rispetto al 2023. Lo rileva un’analisi di Confcommercio MiLoMB. Al sondaggio di Confcommercio MiLoMB hanno risposto soprattutto le imprese del dettaglio non alimentare in sede fissa. Leggi tutto “Un dicembre positivo (ma caro) per gli acquisti…”