Non cerco chi la pensa come me ma chi, come me, pensa
Alla fine di quest’anno il blog www.mariosassi.it compie 10 anni. 1125 articoli pubblicati sul lavoro, la Grande Distribuzione e le Organizzazioni di Rappresentanza. È arrivato il momento di rinfrescarne la forma. Nel 2025 avrà un veste nuova. La sostanza non cambierà. Continuerò a proporre il mio punto di vista o ciò che reputo interessante per il piacere di scrivere e per restituire una piccola parte delle soddisfazioni che ho avuto sul piano professionale. Le mie sono semplici opinioni ricavate da ciò che osservo o ciò che leggo in giro per il mondo. Spesso ricavate da confronti con persone che stimo e che ho incontrato nel mio lungo percorso professionale. Alcune di queste persone le ho viste crescere e raggiungere traguardi professionali importanti.
Ho assunto centinaia di giovani, gestito complicate relazioni sindacali e ristrutturazioni aziendali con centinaia di esuberi. Ho avuto l’opportunità di partecipare alla negoziazione e alla stesura di un CCNL dell’industria alimentare e aver gestito in prima persona un CCNL del terziario e uno dei dirigenti, sempre del terziario. Se in dieci anni di presenza sui social nessuno mi ha mai attaccato sul piano personale per come ho lavorato vuole dire che, nonostante gli errori che sicuramente avrò compiuto, non ero poi così male come professionista delle risorse umane.
Alla base del’idea del blog c’è la constatazione maturata in tanti anni che i manager in GDO, da CEO in giù, leggono poco. La maggioranza di loro vive l’azienda con un rapporto totalizzante, quasi ossessivo e questo li porta a concentrarsi su ciò che li riguarda e fare, oltretutto, poca formazione manageriale. Basta osservare i dati. Al CFMT (Centro Formazione Manager del Terziario) dove ho passato qualche anno come Direttore Generale ho potuto constatare che nella GDO i manager fanno molta meno formazione rispetto ad altri comparti. Filtrano tutto ciò che vedono o ascoltano attraverso la loro esperienza e con il loro punto di vista. Leggono le riviste di settore soprattutto se parlano bene di loro. E, come i calciatori il lunedì, vogliono vedere solo pagelle con i voti alti. Molti sono veramente bravi. A me piace indagare e proporre persone, idee e progetti. Accendere i riflettori su fatti più o meno noti offrendo un punto di vista, spero, originale.
“Persone oltre alle Aziende” mi verrebbe da dire. Ecco. Il blog l’ho piazzato lì. Progetti, idee, cose buone dal mondo per chi è interessato e ha poco tempo o poca voglia di cercare “cose buone dal mondo”. L’imprenditore con l’occhio sveglio, il figlio che non ne può più del padre asfissiante, il giovane manager entusiasta del suo lavoro, donne e uomini in giro per il pianeta che propongono qualcosa che vale la pena condividere. Insomma gente che è stufa del novecento, dei riti, dei soliti personaggi e dei vecchi miti che hanno forgiato il comparto e che vuole provare a guardare avanti.
La Grande Distribuzione è piena di bella gente e di ottimi professionisti. Io mi rivolgo a loro. A me i vanesi, quelli che si osservano allo specchio non mi eccitano, quelli che parlano male dei concorrenti ma non si guardano in casa propria, quelli che fanno la raccolta di poltrone su cui sedersi, non mi interessano. Come si può immaginare ricevo numerose sollecitazioni. Declino praticamente ogni settimana proposte di consulenza e sponsorizzazioni di prodotti e servizi. Ho già dato.
D’altra parte ciascuno ha la sua parte in commedia. La business community della GDO è un piccolo cortile dove tutti si conoscono. Fortunatamente mi sento con numerosi attori protagonisti e scrivo solo, se ciò che ascolto, mi convince e penso possa interessare. A volte ci riesco. Io non tifo pro o contro le aziende. Io guardo le persone che ci mettono impegno e passione o, a mio parere, deprimono o scoraggiano i loro collaboratori. Segnalo goal, successi, problemi e situazioni critiche. Accompagnati dalle mie opinioni. Non essendo di provenienza commerciale lascio ai colleghi esaltarsi o deprimersi per le loro materie. “Ingessare le gambe alle formiche” raccontando ciò che mettono sugli scaffali. Oggi la partita vera non si gioca solo nel negozio. Si gioca sulle concentrazioni, sulle risorse economiche per sperimentare. Sugli errori e sulle ripartenze. Sulla qualità del management. Non mi piace chi predica bene e razzola male. Chi promette e non mantiene. Chi tollera la non applicazione dei contratti nazionali a casa sua e critica i “furbetti della filiera” o utilizza gli appalti senza farsi troppe domande che poi sono praticamente la stessa cosa. Scaricare su terzi più deboli una parte del rischio di impresa.
Lascio i confini tra formati, la competizione sui fatturati, la produttività al metro quadro e le tecniche commerciali ai giornalisti veri. Agli esperti dello zero virgola. C’è spazio per tutti. Confesso che ho un peccato originale. Ho sempre e solo lavorato in realtà multinazionali o in grandi aziende. Quindi tendo a preferire il “grande” rispetto al “piccolo”. Chi sceglie di mettersi insieme rispetto ai navigatori solitari. Nel 2023 ho proposto il “Five Billion Club” perché credo nelle concentrazioni e nella forza della dimensione. Nel 2025 lo riformulerò ampliandolo perché vedo tra i tre e i cinque miliardi in GDO realtà molto interessanti da monitorare. Poi ci sono le centrali che non sono tutte uguali e che meritano un discorso a parte. Alcune sono un elemento di sviluppo altre di conservazione dei suoi gruppi dirigenti. E poi tutte quelle realtà che i puristi non considerano ma che si stanno affermando. Amazon, Eataly, ultimo miglio, i category killer e i piccoli, forti localmente che “pungono e disturbano” chi tenta di metterli sotto. Quelli che, per me, rappresentano metaforicamente i “Sanniti” 5.0. Quelli che un tempo hanno tenuto a bada le legioni romane, mentre quelli di oggi tengono testa alle grandi insegne nazionali e multinazionali. Infine il mondo dell’associazionismo sindacale e datoriale. Un modo importante che fatica a capire il nuovo e a guidare il cambiamento. Insomma il novecento nella GDO con tutti i suoi miti ed eroi di cartapesta si è chiuso. Il meglio che poteva dare è ormai alle spalle. Qualcuno però resiste e pretende di trascinarlo fino ai giorni nostri.
Il grande poeta Antonio Machado ci ricorda che “Caminante, no hay camino, sino estelas en la mar”. Non c’è un cammino chiaro. Solo scie nel mare. Per crescere oggi non basta aprire punti vendita, tagliare costi, pagare Il meno possibile fornitori e dipendenti. Occorre concentrarsi, condividere idee, fare cose nuove, promuovere giovani e donne. Questo spazio a me sembra sia, per ora, relativamente libero. Il blog è uno specchio di ciò che accade. Nel bene è nel male. E poi continuerò a collaborare con le riviste che hanno piacere a pubblicare le mie opinioni. Nel 2024 ringrazio StartMag, Retail&Food, Markup e le altre che, non solo in Italia, pescano dal blog ciò che ritengono interessante per il loro pubblico. Per ora sembra funzionare. Adesso giriamo pagina.
Buon 2025 a tutti!