Coop alleanza 3.0. Continuare a crescere tenendo insieme ciò che ha rappresentato la cooperazione e ciò che dovrà essere

L’inflazione nei consuntivi 2023 dell’intera GDO presenta le sue due facce. Migliora i bilanci delle aziende, pur segnalando un rallentamento dei volumi, e scarica i costi sui consumatori nonostante gli sforzi delle insegne per attutirne gli effetti.  Non sfugge a questa logica neppure Coop Alleanza 3.0 impegnata in una complessa operazione  di risanamento e rilancio definiti nel piano strategico 2023/2027. Il 2022  si era chiuso negativamente.  Così come gli anni precedenti.

La  stessa partecipazione al progetto Fico, a Coop Alleanza 3.0 era costata cara. Circa 13,5 milioni di euro.   La Cooperativa vi aveva aderito perché il suo impegno nella valorizzazione delle filiere agroalimentari italiane trovava una perfetta assonanza con le finalità, gli obiettivi e i valori di Fico, peraltro nella città in cui Coop Alleanza 3.0 ha la sua sede. Impossibile allora, sottrarsi ad un’operazione di quel profilo. L’ingresso del fondo di investimenti  Investindustrial di Andrea Bonomi in Eataly, l’hub gastronomico creato da Oscar Farinetti,  ha cambiato lo scenario di riferimento anche per FICO che non essendo mai decollato ha perso anche la sua centralità per la città. Se si ridimensionerà o si trasformerà in altra cosa non è più un problema di Coop. La rifocalizzazione delle attività caratteristiche in linea con il Piano Strategico e la progressiva eliminazione delle iniziative non a reddito, ha comportato la cessione delle quote e quindi la gestione di quella società, a fronte di un incremento delle quote detenute del fondo Parchi Agroalimentari Italiani (PAI).

Leggi tutto “Coop alleanza 3.0. Continuare a crescere tenendo insieme ciò che ha rappresentato la cooperazione e ciò che dovrà essere”

Grande Distribuzione. Si apre e…. si chiude.

In genere si dice che fa più rumore  un albero che cade rispetto ad una foresta che cresce. Nel comparto della GDO avviene il contrario. Fanno notizia le aperture. Le chiusure siccome, in genere,  sono frutto di location sbagliate o della capacità dei concorrenti di impedirne il successo, vengono prontamente rimosse. Soprattutto se non coinvolgono il personale. Si apre e si chiude, quindi. Ne prendo due tra le più recenti perché le ho frequentate a lungo, pur per diverse ragioni. E mi piacevano entrambe.  Il Gigante di Lonate Pozzolo in provincia di Varese e Banco Fresco a Varedo, provincia di Monza Brianza. Entrambe chiuse da pochissimo.

Ho sempre stimato Giancarlo Panizza, per quello che ha saputo costruire e per come lo ha costruito. Tenere testa ad Esselunga quando quest’ultima azzannava le caviglie a chiunque, non era per tutti. Con lui, Bernardo Caprotti, non l’ha mai spuntata. Prima con le buone e poi con le cattive nell’estate del 1998 tentò una scalata ostile rastrellando quote da decine di soci di minoranza. L’operazione, però, non andò a buon fine perché Panizza riuscì ad impedirla. Questa scorrettezza  il patron del Gigante non l’ha mai digerita. Ricordo la sua soddisfazione quando, come REWE gli abbiamo ceduto l’ipermercato di Castellanza. Due chilometri in linea d’aria  dal punto vendita dell”’arcinemico”. Cinque  minuti  in auto. Altri ci avrebbero pensato a lungo prima di insediarsi così vicino ad un concorrente così performante. Lui no.  È proprio quella grinta che gli ha consentito di arrivare a 5000 collaboratori circa e oltre 1300 milioni di fatturato con gli attuali 18 ipermercati, 25 superstore, 11 supermercati e 10 franchisee. 

A Lonate,  per spuntarla, serviva probabilmente una marcia in più. O qualche anno di meno del leader. Il varesotto è zona Tigros. Una delle realtà più performanti in Lombardia. Insieme ai “cugini” di Iperal riescono a rendere la vita dura  persino ad Esselunga. In un raggio di una decina di chilometri hanno nove punti vendita, poi ci sono i discount e altri agguerriti concorrenti. Capisco che non è affatto facile. Toccherà quindi  ad un discount tedesco raccogliere la sfida? La location, a mio parere,  non è affatto male. Oltre ad essere a ridosso del paese è circondata da aziende. Ovviamente c’è da ripensare all’offerta commerciale. Per ora c’è un piccolo cartello triste appeso sulle vetrine, proprio di fianco alla porta d’entrata. Un messaggio conciso ma chiaro: «Il punto vendita è chiuso». Mentre fanno da sfondo gli scaffali ormai vuoti. Vedremo presto cosa succederà.

Anche la chiusura di Banco Fresco a Varedo mi ha un po’ meravigliato. In una delle mie personalissime classifiche  Banco Fresco l’avevo collocato al 5 posto proprio  per quell’apertura. “Aprire a Varedo (MB), l’ultima in ordine di tempo, di fronte a Eurospin che vende ottima ortofrutta e carni fresche con prezzi convenienti e di fianco ad Esselunga  con i suoi 4.500 metri quadrati e un parcheggio con oltre 870 posti auto è un segno di grande coraggio”. Visto il radicamento di Esselunga a Varedo, avrei potuto parlare di sfrontatezza. mi era piaciuto innanzitutto per questo. Tipico di certe  realtà più giovani e aggressive. Leggi tutto “Grande Distribuzione. Si apre e…. si chiude.”

Dopo la firma del contratto di Federdistribuzione, UNES sceglie il CCNL Confcommercio

Essendomi trovato diverse volte a gestire le fasi concitate che precedono la chiusura di un contratto nazionale capisco le tensioni finali che le animano e che rischiano di far precipitare il negoziato. Ricordo ad un rinnovo del CCNL dei Dirigenti di Confcommercio le pretese di Auchan per ottenere una deroga esclusiva che le consentisse di non applicarne una norma contrattuale. Solo il buonsenso dei negoziatori evitò il deragliamento della trattativa. Potrei citare decine di esempi vissuti negli anni dove rappresentanti di singole aziende o dirigenti di associazioni territoriali trasformavano  il loro punto di vista o il problema da loro sollevato come vincolanti per accedere alla cosiddetta “non stop” negoziale che, per rispettare la tradizione, doveva concludersi nottetempo quando la stanchezza portava i più riottosi a più miti consigli.

Tutti i negoziati, vivono di fasi precise. Nella prima, entrambe le parti, rappresentano i loro “irrinunciabili” punti di vista. Spesso provocatori. Per le associazioni questa è la fase della sommatoria delle esigenze delle singole aziende. È la fase del “Non debemus, non possumus, non volumus”. È un “NO” a prescindere mascherato da accuse reciproche, tatticismi, drammatizzazioni sullo stato dell’arte. Ovviamente anche dalla presenza di problemi di contesto. Sembra assurdo ricordarlo ma, nel caso dei recenti rinnovi dei  CCNL del terziario e della distribuzione moderna questa fase è durata anni. Anni che hanno comportato evidenti risparmi sul costo del lavoro. Nella seconda fase del confronto  si inizia a prendere atto che, al di là delle possibili prove  di forza a cui il sindacato potrebbe ricorrere, qualcosa andrà comunque fatto. È la fase dove i negoziatori, pur ribadendo i loro punti di vista, iniziano ad ascoltare anche le ragioni degli interlocutori. Fase delicatissima ma fondamentale perché propedeutica alla terza fase dove entrambe le parti iniziano a cogliere gli spazi sui quali costruire il negoziato vero e proprio.

Nel rinnovo di cui ci stiamo occupando c’è però una differenza fondamentale tra i meccanismi decisionali delle due confederazioni (Confcommercio e Confesercenti) da una parte e quelli delle due associazioni (Federdistribuzione e ANCC per Coop) dall’altra. Le prime due, hanno come protagonisti funzionari ed esponenti politici centrali e  territoriali pur con l’anomalia, per la prima volta,  della presenza di una azienda (Conad) forte dei suoi 80.000 dipendenti che ha esercitato per lungo tempo un condizionamento evidente teso ad allungare i tempi del negoziato stesso. In queste realtà, la decisione di firmare o meno è essenzialmente politica. Spetta esclusivamente ai vertici confederali decidere se ci sono le condizioni.

Nelle associazioni, al contrario,  è la volontà della maggioranza delle insegne che hanno più peso a stabilire la presenza o meno delle condizioni. Le associazioni e i loro funzionari coordinano, suggeriscono, propongono ma non decidono nulla. E qui casca l’asino. Da un lato c’è chi comprende che una sintesi va trovata e la partita va chiusa. Dall’altro le alleanze e le divergenze tra insegne, la personalità dei rispettivi leader, l’aver visto riconoscere o meno le proprie aspettative, e, ultimo ma non ultimo il lavoro che l’associazione ha fatto (o non ha fatto) nel tempo  per guadagnarsi una autorevolezza decisionale fanno la differenza. In quella fase concitata, LIDL essendo una realtà leader, alla luce delle chiusure di Confcommercio e Coop si è assunta la responsabilità, condivisa anche da altri, di chiedere la “nonstop” finale con i sindacati. Leggi tutto “Dopo la firma del contratto di Federdistribuzione, UNES sceglie il CCNL Confcommercio”

Firmato il CCNL distribuzione moderna. Cosa prevede e cosa ci si aspetta da domani

Come ho già scritto, la firma del CCNL della Distribuzione moderna era fondamentale per chiudere una fase. Confcommercio insieme a Confesercenti hanno avuto il merito di individuare, con il sindacato di categoria, il riferimento economico che togliesse dal tavolo il rischio di dumping tra CCNL. Federdistribuzione ha capito che un CCNL “distintivo” non lo si poteva costruire quando la campanella aveva ormai segnalato che era arrivata la fine della ricreazione. LIDL, lo dico per chi finge di non volerlo capire, ha interpretato molto bene, la campanella e ha messo tutti davanti alle proprie responsabilità. La cooperazione ha fatto il suo, con la solita serietà.

Cerco di ricapitolare la situazione se mi assiste la memoria. Conad, Lidl, Sigma, Sisa, Eurospin, Crai, gruppo Arena e diverse altre aziende applicheranno  il CCNL di Confcommercio. In Conad alcuni soci applicheranno, per ragioni storiche, quello di Confesercenti. Così come Coop e altre collegate, ovviamente,  quello  della cooperazione. Le altre insegne, multinazionali, nazionali, multi regionali, locali o franchising, (tolte quelle che, soprattutto al sud, applicano nei loro punti vendita  contratti locali suggeriti dai rispettivi consulenti del lavoro) applicheranno quello di Federdistribuzione.

Quest’ultima, se non spreca l’intera vigenza del nuovo CCNL, appena firmato,  per la seconda volta, ha il dovere di lanciare una sfida al sindacato di categoria che spero raccolga a sua volta, per lavorare insieme alla costruzione di  un nuovo profilo e un contenuto preciso che trasformi questo “patchwork” di testi costruiti inizialmente sul piccolo commercio di vicinato a partire dagli anni 50 del secolo scorso in un testo moderno, condiviso e utile ai lavoratori e alle imprese della Grande Distribuzione di oggi e di domani. Elemento fondamentale per ricostruire quell’unità, almeno sul piano della condivisione del perimetro del comparto e del lavoro applicato in quelle realtà.

Per fare questo occorrerebbe innanzitutto evitare  giudizi superficiali. La distintività riguarda l’intero perimetro della GDO. Preferibilmente in un unico testo condiviso da tutti i firmatari dei differenti CCNL. Se non fosse possibile, come seconda scelta, basterebbe  ripercorrere  il percorso che ha portato, prima Confcommercio e Confesercenti, poi la Cooperazione e infine Federdistribuzione, in modalità inversa, consentendo a tutti le parti di capitalizzare e mettere a fattor comune con le Organizzazioni Sindacali di categoria le rispettive esigenze e contenuti. Sarebbe una svolta storica. Basterebbe partire dal welfare che è già in buona parte condiviso.

Leggi tutto “Firmato il CCNL distribuzione moderna. Cosa prevede e cosa ci si aspetta da domani”

PAM cresce nel franchising grazie a Prampolini…

In una recente intervista a Angelo Frigerio di Alimentando Donatella Prampolini non si è tirata certo indietro quando il direttore le ha chiesto: “Ci sono giunte voci che vorresti prendere il posto in Confcommercio del presidente Sangalli…” Guarda, ha subito risposto: “Carlo Sangalli sta guidando l’associazione da anni e spero continui a farlo ancora per molto tempo. E’ chiaro che l’idea di crescere in Confcommercio mi alletta. Ma per ora è solo un sogno nel cassetto. Sono 20 anni che sono nell’associazione, ho fatto la gavetta, ho percorso tutte le tappe. E’ normale che una persona possa anche aspirare ad altro”…

Era successo anche nel 2014 quando, candidata  sindaca di Reggio Emilia per succedere a Graziano Del Rio, paragonandosi addirittura a  Guazzaloca pensava di poter vincere. Prese il 13,3%. Più o meno gli stessi voti che prenderebbe oggi in Confcommercio. Bisogna dire che non è certo l’ambizione che manca a Donatella Prampolini. In Confcommercio però credo tocchino ferro. Prampolini non è balzata recentemente agli onori della cronaca nonostante la firma del CCNL del Commercio. Aver chiuso cinque anni  di tira e molla sulla testa di qualche milione di addetti non sono bastati. Probabilmente   alcune  incertezze evidenti di leadership nella conduzione del negoziato sono state vissute con fastidio anche in Piazza Belli.

Alle cronache ci arriva per la partnership con PAM dove due suoi negozi  a Casalgrande (RE) e a Gossolengo (PC) gestiranno in franchising, l’insegna di Spinea. Nulla da dire  come piccola imprenditrice. È il suo mestiere. In questi anni ha dimostrato di saperlo fare. L’obiettivo  credo sia di  mettere a fattor comune quello che può produrre in termini di offerta commerciale una realtà come  Pam Panorama con la capacità dell’imprenditore di interpretare correttamente le esigenze di un mercato locale e di prossimità.

Pam Panorama, società che opera con le insegne Pam, Panorama, Pam local e Pam City con oltre 600 punti vendita  tra diretti, in franchising e in master franchising sono presenti in Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia e Campania. Andrea Zoratti Direttore Generale PAM Panorama è un manager serio e lungimirante di notevole esperienza in GDO. “Siamo entusiasti ed onorati che imprenditori ed imprenditrici di grande esperienza e tradizione nel settore della Gdo ci abbiano scelto come partner per sviluppare il proprio business.” ha dichiarato. “Questo tipo di partnership ci permette di valorizzare le relazioni tra imprese, imprenditori e territorio, producendo un valore aggiunto superiore alla somma delle singole competenze. Rappresenta inoltre un forte segnale di fiducia nella solidità ed affidabilità della nostra azienda e valorizza l’eccellenza e innovazione dei nostri servizi oltre ad una gamma di prodotti di qualità ampia e a prezzi sempre convenienti senza tralasciare l’offerta dei prodotti a marchio davvero ampia ed in grado di soddisfare le mille esigenze del mercato.”

Leggi tutto “PAM cresce nel franchising grazie a Prampolini…”

Grande Distribuzione e logistica. Il dovere di ricostruire una credibilità reciproca.

Nell’atto prodotto dai Pubblici Ministeri milanesi Marcello Viola e Paolo Storari c’è un lungo elenco di indagini dello stesso genere che hanno portato a sequestri e iniziative giudiziarie nei confronti di aziende della logistica, della grande distribuzione, del facchinaggio e anche della vigilanza privata, tra cui diversi colossi nei rispettivi settori. L’obiettivo contestato a numerose società, è di aver costituito o utilizzato  false cooperative e società schermo per sottopagare il personale della logistica, non aver versato interamente i contributi sociali dovuti ed aver evaso il fisco grazie anche a un “fraudolento giro di fatture false”.

Nell’ultimo caso che ha coinvolto GS-Carrefour, secondo il procuratore Marcello Viola,  sarebbe stato rilevato che i rapporti di lavoro con GS “sono stati ‘schermati’ da società ‘filtro’ che a loro volta si sono avvalse di diverse società cooperative (società ‘serbatoio’), che hanno sistematicamente omesso il versamento dell’IVA, nonché degli oneri di natura previdenziale e assistenziale” ai lavoratori. Una cosa ovviamente gravissima se dimostrata in questi termini.

Quello che, solo il processo potrà accertare, è il grado di coinvolgimento e di responsabilità reale del committente nelle contestazioni. Ho già avuto modo di scriverlo. Con le tensioni della logistica in rapporto alla GDO  ho avuto a che fare fin dal 2005. Sono passati quasi vent’anni. Ed è cambiato poco. Non ricordo la quantità di notti passate a Lacchiarella per certificare  che alcune cooperative con cui avevamo un rapporto, che per noi era assolutamente corretto, sostituissero lavoratori regolari contrattualizzati e certificati con irregolari in nero dopo una certa ora. Cercando di operare a totale insaputa dell’azienda committente con lo scopo evidente di risparmiare sui costi della mano d’opera. La mia cautela di giudizio nasce da qui.

Ci sono responsabilità soggettive e precise che vanno dimostrate. Dire assolute banalità come: ”Non potevano non sapere”, significa non avere nessuna contezza della natura del  fenomeno. E soprattutto di come spesso funzionano gli appalti nella logistica.  Secondo la ricostruzione tra il 2018 e il 2022, in particolare, GS spa avrebbe “fatto largo ricorso all’esternalizzazione dei servizi di logistica, movimentazione merci, facchinaggio e trasporto”.

Leggi tutto “Grande Distribuzione e logistica. Il dovere di ricostruire una credibilità reciproca.”

Riprendere un confronto di Filiera con l’obiettivo di tutelare i consumi.

Un incontro interessante quello proposto da IBC, Associazione Industrie Beni di Consumo che riunisce aziende attive in Italia e all’estero nei settori alimentare, bevande, prodotti per la cura dell’ambiente domestico e della persona, tessile e abbigliamento, arredo, prodotti e accessori per la casa. Oltre 35.000 imprese che generano un fatturato al consumo stimato di circa 450 miliardi di euro. Il numero di occupati (28% del totale dell’industria in senso stretto) è pari a 1,1 milioni, di cui 495 mila nel comparto grocery.

Marta Dassù, senior advisor for European affairs di The Aspen Institute e Veronica De Romanis, docente di European Economics all’Università Luiss,  hanno proposto approfondimenti sul quadro geopolitico ed economico. È toccato all’economista  Veronica De Romanis spiegare il contesto e i margini di manovra per il nostro Paese che restano molto stretti. Una crescita che rallenta e una spesa, per interessi sul debito, che è passata dai 63 Mdi (2021) ai 130 previsti per il 2026 secondo il Nadef. Una cifra enorme se si pensa che spendiamo 70 mdi per la scuola e 130 per la sanità. Due assolute priorità per il Paese.

Flavio Ferretti Presidente Ibc ha giustamente sottolineato che “da una parte la volatilità dei costi dovuta all’incertezza del quadro geopolitico-economico e la debolezza del potere d’acquisto delle famiglie. Dall’altra la difesa dei margini e l’esigenza di continuare a investire nella digitalizzazione e nello sviluppo sostenibile” rendono necessarie politiche industriali che favoriscano la crescita della produttività, lo sviluppo dimensionale delle aziende, gli investimenti nel digital e per la sostenibilità”. E ha ribadito che: “centrale è il rilancio del tavolo di filiera creato lo scorso autunno. Adesso è indispensabile entrare rapidamente nel merito dei problemi, analizzando le dinamiche e individuando le soluzioni migliori per sostenere e rafforzare la competitività delle nostre imprese a beneficio della crescita e della creazione di benessere nel Paese”.

Le azioni, individuate sulla base di una gap analysis svolta dal Politecnico di Milano e condivise con Assologistica, sono ripartite in tre ampi capitoli d’intervento:

• Normative. In quest’area rientrano: la semplificazione urgente degli iter autorizzativi per la realizzazione di nuove infrastrutture logistiche, l’armonizzazione delle normative locali e la semplificazione dei processi doganali. I contratti di lavoro dovrebbero evolvere per favorire la flessibilità, le assunzioni e garantire il pieno rispetto delle regole a tutela dei lavoratori.

. Digitale. La digitalizzazione avrebbe effetti positivi sulla trasparenza della filiera, sulla concorrenza, sul dialogo telematico tra imprese e sullo svolgimento dei controlli delle autorità competenti. La dematerializzazione dei documenti è considerata un fattore decisivo per la riduzione dei costi. Oggi il 30% delle aziende è concentrato sulla digitalizzazione dei processi e delle documentazioni, manca ancora, tuttavia, un commitment pubblico che acceleri il cambiamento. Per esempio, promuovendo l’automazione dei centri distributivi.

• Filiera. Ibc sta intensificando la sua azione sugli associati per favorire l’adozione su vasta scala delle soluzioni e dei progetti messi a punto congiuntamente dalle imprese industriali e distributive nell’ambito di GS1 Italy ed Ecr Italia. Negli ultimi dieci anni l’impegno delle imprese del largo consumo nell’ottimizzare e migliorare la logistica ha prodotto: miglioramenti per un valore di circa 160 milioni di euro; 450.000 viaggi evitati ogni anno grazie all’incremento delle unità di carico intere, della saturazione dei mezzi e della percentuale di bilici usati; una riduzione di 97.000 tonnellate di CO2 l’anno. Tra gli obiettivi prioritari GS1 Italy ha identificato l’ottimizzazione delle consegne attraverso attività che vanno dall’adozione di un servizio di Digital Proof of Delivery e della consegna certificata, all’allargamento delle finestre di carico e scarico, alla revisione dei sistemi di prenotazione.

Leggi tutto “Riprendere un confronto di Filiera con l’obiettivo di tutelare i consumi.”

Aldi e Esselunga alla ricerca di uno spazio nella Milano che verrà…

Milano è un grande cantiere. Nel ridisegno di ciò che sarà la città le principali insegne della Grande Distribuzione si posizionano scommettendo su ipotesi di futuro. C’è chi scommette sui centri commerciali, chi sui nuovi quartieri e chi cerca di insediarsi in luoghi più tradizionali. Sarà comunque una città polarizzata in termini di reddito, dove residenti, soprattutto anziani, lavoratori dei servizi poveri, soprattutto immigrati, nuovi giovani  professionisti legati al terziario di mercato e turisti la frequenteranno determinandone il nuovo volto. Una città ricca, europea, essenzialmente terziaria con sacche di povertà, emarginazione e disagio.

Nella transizione tra vecchio e nuovo chiudono molti negozi, librerie, piccole botteghe alimentari e aprono altre attività. Le cause sono il livello degli affitti, la concorrenza dell’e-commerce e il mancato ricambio generazionale. Dal 2019 al 2023 hanno chiuso in città oltre 1200 negozi. Un calo del 4%. Crescono “minimercati e negozi di alimentari”, spesso gestiti da stranieri, con un +21,6% nel confronto fra 2019 e 2023.  Sono cresciuti anche i ristoranti. Oggi sono più di 4600. Un aumento, quindi, di circa l’11%. Un trend su cui riflettere. C’è chi si immagina un futuro fatto di strade deserte, gente chiusa in casa a ordinare ciò che serve attraverso il PC. Personalmente non credo sarà così. Ci sarà un po’ di tutto. Come dev’essere.

Un caso interessante, in controtendenza,  coinvolgerà uno storico Cinema di Milano: il  Plinius di viale Abruzzi nella zona est di Milano, nel quartiere Città Studi. Un altro quartiere in grande trasformazione. Chiuso per ristrutturazione il cinema riaprirà ad agosto insieme ad un punto vendita Aldi. Un binomio interessante. Aldi è presente in 18 Paesi. In Italia da maggio del 2015, a Milano ha già sei punti vendita. Altri sette in provincia; 177 nel nord italia (Trentino AA, Veneto, Friuli, Lombardia, Emilia, Piemonte). Il Plinius non è un cinema qualsiasi. Nasce nel 1936 con una capienza  di oltre 2 mila posti dotato di  un palcoscenico per spettacoli dal vivo di varietà, ma anche per commedie e lirica.  È il luogo che il grande Totò sceglie per la sua prima esibizione in una città del Nord Italia. Dopo la guerra diventa un locale esclusivamente per proiezioni cinematografiche di seconda e terza visione. Nel 1967 diventa un cinema punto di riferimento per tutti i milanesi. È chiuso ormai da qualche settimana per ristrutturazione. Sul sito e sui social annuncia la riapertura prevista per agosto, promettendo un salto nel futuro con  “poltrone premium, food & beverage e tecnologia”. I dipendenti sono stati ricollocati nel multiplex Le Giraffe di Paderno Dugnano, anch’esso gestito dalla famiglia Dattilo proprietaria del Plinius.

Nessuna trasformazione totale, quindi. In realtà “il cinema rimarrà – conferma al Giorno la proprietà –: avrà tre sale, le più capienti, completamente rimodernate, con accanto un punto vendita Aldi, nell’immobile che sarà sempre di nostra proprietà. L’intenzione è far convivere le attività unendo una realtà storica come la nostra con una più giovane e lavorare in sinergia”. Aprirsi anche a un’anima più commerciale garantirà la sostenibilità economica in un momento in cui i cinema in città sono diventati una rarità, soprattutto i monosala. Ma anche i multisala non se la passano bene: basti pensare all’Odeon, che diventerà centro commerciale, con previsione di “ricollocare“ le sale, che passeranno da 10 a 5, nei sotterranei. “Il nostro è un business nel quale crediamo ancora”, conferma la proprietà. “In primis per una questione affettiva”, visto che la gestione familiare oggi è alla terza generazione: il fondatore Mario De Martini ha passato il testimone alla figlia Marina De Martini la quale lo ha ceduto al figlio Salvatore Dattilo, attuale gestore, e alle sorelle. Sarà interessante vedere come Aldi interpreterà questa location. L’insegna tedesca non è nuova a interessanti variazioni sul tema. Vedremo le sinergie che proporranno. Leggi tutto “Aldi e Esselunga alla ricerca di uno spazio nella Milano che verrà…”

Grande Distribuzione. Famila (Selex) prova a crescere con ritmo…

Spero venga colto anche da altre insegne della GDO alla ricerca di pubblicità particolarmente distintive. Tra quelle cervellotiche che vogliono veicolare messaggi universali, quelle un po’ banalotte che inneggiano al prezzo che più basso non si può, finalmente Selex dopo aver proposto spot ansiogeni in tempi di inflazione, sceglie la leggerezza. C’è troppa pesantezza in giro.

Se anche il piacere di fare la spesa scompare perché siamo costretti ad  una specie di “caccia al tesoro” alla ricerca della convenienza tra facce cupe, uomini mascherati e ragionieri  barbuti ossessionati dal risparmio, è proprio finita. Almeno i discount giocano sulla concessione della patente di  intelligenza ai loro frequentatori, sulla qualità da provare della loro MDD o sulla “Buona Spesa”. Da semplice consumatore che  non ama perdere tempo per fare la spesa preferisco luoghi semplici, trasparenti nelle loro politiche commerciali, con personale disponibile e messaggi positivi.

Famila ha scelto di portare un po’ di  ritmo nei suoi supermercati con “We are Famila – Tutta un’altra musica” (il nuovo spot) adattando  un brano di successo del 1979 delle Sister Sledge. In fondo dopo la pandemia, l’inflazione, la guerra ai confini e i conti che non tornano se anche il semplice entrare in un supermercato diventa un’impresa complicata e dispensatrice d’ansia non se ne può proprio più. In questo spot  nelle corsie, i clienti, diversi per età, etnia, orientamento, genere e comportamento ballano e cantano. Sono sereni.  La spesa può ritornare quindi  ad essere un piacere quotidiano. Almeno nelle intenzioni.

La nuova comunicazione porta la firma creativa del Collettivo +m, con la direzione di Giovanni Bedeschi e la casa di produzione Bedeschi Film. La pianificazione è stata seguita da Geotag Milano. “Famila ha incrementato il budget pubblicitario rispetto agli anni precedenti, arrivando a circa 3-4 milioni di euro. Noi, come Selex, stiamo invece investendo circa 12 milioni di euro complessivi in comunicazione su vari canali” ha dichiarato Massimo Baggi Direttore Marketing del Gruppo Selex.

Leggi tutto “Grande Distribuzione. Famila (Selex) prova a crescere con ritmo…”

Amazon compra una parafarmacia a Milano..

È bastata l’acquisizione (per ora) di una parafarmacia delle 10 che Pulker Farma possiede tra Roma e Milano da parte di una società collegabile ad Amazon per agitare le acque. Si tratta della  Pellicano Italy SRL, che ha per oggetto proprio l’acquisto e la gestione di parafarmacie su tutto il territorio nazionale. Tra l’altro quel punto di  piazza Cadorna antistante alla stazione ferroviaria dove passano migliaia di persone ogni giorno è una location eccezionale (135 mq.) per un flagship store dell’azienda di Seattle che, più al mercato farmaceutico on line in generale oggi precluso potrebbe essere riservato al retail del beauty e del cura persona. O comunque dedicato al suo ecosistema che ha in Amazon Prime il suo perno fondamentale.

Ha sorpreso che Amazon abbia scelto l’Italia per provare ad aprire la sua prima parafarmacia “brick and mortar” in Europa, anziché in mercati dove  l’online farmaceutico viaggia su volumi più che appetibili come la Germania o il Regno Unito. Amazon però  precisa che al momento non ha intenzione di comprare altre parafarmacie in Italia o Europa. Secondo le analisi sul 2023 di ASSOSALUTE (Associazione nazionale farmaci di automedicazione, che fa parte di Federchimica) commissionata a IQVIA confermano che Farmacie, parafarmacie e corner della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) mantengono nel 2023 un buon livello. Guida il trend la farmacia fisica che conserva una solida quota di mercato, pari al 90,8% a volumi (se si includono le vendite on line). I fatturati derivanti dai soli acquisti on line di farmaci senza obbligo di ricetta registrano un aumento del 15,2% a fatturato e del 5,8% dei volumi.

In Italia (e non solo) la vendita di farmaci online è permessa solo a una farmacia o parafarmacia con presenza fisica sul territorio e tutte le attività devono fare riferimento a un farmacista regolarmente registrato al proprio ordine professionale. Senza una rete più o meno diffusa di farmacie fisiche nei vari Stati UE una farmacia online non sembra in alcun modo autorizzabile. Vale la  circolare del Ministero della Salute del 2016). Da qui, credo, la scelta obbligata di Amazon. All’interno dell’Europa i farmaci consegnati devono essere quelli autorizzati nello Stato membro di destinazione. Fonti vicine ad Amazon aggiungono che comprare una parafarmacia in Italia non consente automaticamente di vendere farmaci da banco online in Italia, e tantomeno consente di vendere farmaci da banco online in Europa, visto che le restrizioni alla vendita dei farmaci da banco variano da paese a paese e sono soggette a limitazioni locali non necessariamente coincidenti.

Leggi tutto “Amazon compra una parafarmacia a Milano..”