Conad/Auchan. La buona notizia è che il negoziato prosegue pur tra necessità di innovare i contenuti e legittime preoccupazioni.

Gli incontri per trovare un accordo nella complessa vicenda Conad/Auchan procedono ad un ritmo serrato a testimonianza che l’obiettivo è raggiungere un’intesa equilibrata. Così come procede il dibattito in rete e sui media sulle preoccupazioni delle persone coinvolte, gli sbocchi occupazionali possibili e il futuro di quello che è stato uno dei gruppi più importanti della GDO.

La responsabilità che si deve assumere il sindacato di categoria è decisiva. Da qui le mie riflessioni sulla capacità o meno di comprensione di un’operazione di queste dimensioni. Emanuele Scarci, giornalista e grande esperto del settore ha giustamente sottolineato i meriti di Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL nell‘aver  saputo accompagnare l’evoluzione e il declino dell’intero  settore e quindi l’ineluttabilità dell’accordo finale, anche in un caso così complesso e diverso da tutti gli altri come quello sul quale ci stiamo confrontando.

È vero, nel sindacato di categoria sono passati dirigenti di grande livello che hanno affrontato la crescita e l’innovazione organizzativa con grande professionalità e disponibilità. Questo resta un settore dove gli accordi sulle partenze dei nuovi punti vendita, sui sistemi degli orari, sulle aperture e sul welfare contrattuale hanno fatto scuola.

Nella vicenda Conad/Auchan ci sono però degli elementi di discontinuità che se non compresi determinano una semplice reazione pavloviana che potrebbe far ritenere un’operazione dalle caratteristiche completamente diverse dal passato una semplice ristrutturazione/riorganizzazione aziendale a seguito di un normalissima acquisizione. Innanzitutto la resa della grande multinazionale francese e la conseguente (s)vendita di Auchan Italia. Leggi tutto “Conad/Auchan. La buona notizia è che il negoziato prosegue pur tra necessità di innovare i contenuti e legittime preoccupazioni.”

Conad/Auchan. Sogni, visioni, specchi e muri..

L’operazione Conad/Auchan esce dagli schemi classici di una necessaria ristrutturazione aziendale a seguito di una acquisizione. Pensare di condurla affrontandola in modo tradizionale può riservare amare sorprese a chi cerca scorciatoie.

Auchan non esiste più. Con il 31luglio ha chiuso. Sul campo 256 punti vendita e diciottomila dipendenti distribuiti in  più sedi. Conad (e qui sta il primo equivoco) non ha comprato l’universo di Auchan  Italia. Ritiene di aver acquisito dall’azienda francese 256 negozi distribuiti sull’intero territorio nazionale, Sicilia esclusa.

Il sogno almeno nella testa dei suoi leader è quello di costruire, nei modi e nei tempi possibili, un grande realtà italiana. Ma Conad è un consorzio di imprenditori radicati ciascuno nel proprio territorio. Non è un’azienda classica. Non basta aver un sogno e una visione per cambiare cultura e atteggiamenti in profondità. Il “ potere” sta saldamente in mano alle singole cooperative. L’impresa che aderisce al consorzio, ovunque sia collocata, vive all’interno di logiche precise. Le apprensioni dell’imprenditore, i rapporti diretti con i collaboratori, meritocratici anche se a volte ruvidi. La concorrenza delle altre insegne, le abitudini di acquisto e la scelte dei consumatori, l’offerta commerciale e i suoi costi (affitto, personale, ecc.) ne determinano il successo.

Ad oggi, solo un terzo circa del personale coinvolto lavora in PDV ex Auchan in sostanziale equilibrio.  Quindi stiamo parlando di una realtà che, prima di lasciare, era complessivamente al collasso. Pensare di affrontare e condurre un negoziato sindacale senza partire da queste premesse  porta subito fuori strada. Leggi tutto “Conad/Auchan. Sogni, visioni, specchi e muri..”

Conad/Auchan. Declinare per ritornare a crescere..

Purtroppo le aziende della Grande Distribuzione non sono simili al calcio. Non basta cambiare la proprietà o l’allenatore per avere immediatamente una svolta. L’ex Auchan oggi BDC (51% Conad 49% il finanziere Raffaele Mincione) nei mesi di Luglio e Agosto conferma il calo delle vendite.

Sono ripresi gli incontri con le OOSS e il quadro sembra delinearsi con ancora maggiore chiarezza. La posta in gioco resta altissima e perdere tempo non credo giovi a nessuno. Il sindacato di categoria si trova di fronte ad un nodo gordiano che però dovrà sciogliere, in un modo o nell’altro, in tempi ragionevolmente brevi.

Da una parte del tavolo un’azienda o meglio un insieme di imprenditori che, forte dei risultati ottenuti fino ad ora nel loro lavoro,  stanno gettando il cuore oltre l’ostacolo in un’operazione sicuramente  al limite delle capacità gestionali per chiunque. Dall’altra, un sindacato di categoria che non si è mai misurato con quella che, allo stato, resta una scommessa su cui si gioca la  credibilità e il prestigio fatti dal numero di persone coinvolte, dalle problematiche organizzative, costistiche e gestionali all’interno di un’operazione che vede una multinazionale, la sua cultura e tutto ciò che ha costruito nei suoi trent’anni di permanenza nel nostro Paese essere messi in discussione in pochi mesi.

C’è sicuramente la consapevolezza della gravità della situazione ma il riposizionamento comporta passi concreti e inevitabili anche sul costo del lavoro quindi sul livello degli organici, sulle loro condizioni contrattuali e sulle modalità di impiego. Operazione indispensabile ma non sufficiente senza un analogo intervento sui fornitori, sugli affitti e sui tempi di integrazione tra le reti. La necessità di operare in questa direzione mette, per il momento, in secondo piano altri interventi altrettanto necessari sulla sede e sulle altre strutture collegate. L’urgenza, come è naturale, è concentrata sulla rete. Leggi tutto “Conad/Auchan. Declinare per ritornare a crescere..”

The Times They Are A-Changin’

Era il 1964 quando Bob Dylan cantava:”…se per voi il tempo ha qualche valore allora è tempo di cominciare a nuotare o affonderete come pietre perché i tempi stanno cambiando…”. Poco tempo dopo dal novembre del 1965 al dicembre 1966 si sviluppò una tra le  vertenze sindacali più difficili: il rinnovo del CCNL dei metalmeccanici. 11 mesi di negoziato. I tempi stavano cambiando anche da noi. A suo modo fu un contratto storico, forse il peggiore come risultati concreti. Era, però, per la prima volta, un piattaforma unitaria.

Leggendo la nuova piattaforma unitaria dei metalmeccanici (http://bit.ly/2YFcpfc) il pensiero, non mi spiego il perché, è andato immediatamente lì. Cinque punti chiave allora  (la famosa mano aperta ad indicare le cinque dita dei manifesti del 1966), sei oggi. 1) Relazioni industriali, diritti di partecipazione e politiche attive. 2) Contratto delle competenze, Inquadramento, Formazione. 3) Welfare Integrativo. 4) Ambiente, Salute e sicurezza sul lavoro. 5) orario. 6) Salario.

A prima vista può sembrare meno ambiziosa rispetto all’ultimo rinnovo in termini qualitativi. Ciò che non è stato fatto, anche per responsabilità delle imprese, ha pesato non poco. E si vede.

Ci sono, nel contratto in scadenza,  tre passaggi  che avrebbero permesso di accompagnare il lavoro che cambia e far fare un vero salto di qualità alle relazioni industriali del comparto: il diritto soggettivo alla formazione, la disponibilità a cominciare a mettere mano all’inquadramento professionale ormai obsoleto e l’individuazione del livello aziendale come elemento centrale della condivisione degli obiettivi di impresa e del riconoscimento del lavoro e della sua rappresentanza come soggetti attivi. Leggi tutto “The Times They Are A-Changin’”

Salario minimo. Ogni frutto ha la sua stagione

C’è qualcosa che non quadra nella discussione che frappone le parti sociali contrarie al salario minimo e i sostenitori dello stesso. Per questo fa bene Giuseppe Sabella a sottolinearne i limiti (https://bit.ly/2My2wNI). Non è più sufficiente, come pensano alcuni, ribadire la volontà di mantenere l’intera materia nelle mani della rappresentanza sociale ed economica senza però proporre un’idea condivisa di ciò che questo significa.

È vero che da un lato la contrattazione nazionale copre circa l’80% dei lavoratori dipendenti e che quindi il tema è semmai come tutelare  la quota mancante ma, il discorso quantitativo e apparentemente semplice, si scontra con quello qualitativo difficilmente risolvibile.

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L‘ ombelico e i corpi intermedi…

Un anno perso secondo Carlo Bonomi. Oggi, sul Foglio, ha scritto un articolo interessante e da leggere. Aggiungo un anno dove, però, praticamente  tutti sono stati a guardare. I movimenti sussultori nati nelle aree economiche del nord più sensibili sono stati capitalizzati da una parte del governo e impiegati nello scontro con l’altra parte. Così almeno dicono i risultati delle elezioni europee.

Flat tax, clausole IVA e salario minimo hanno, di fatto, narcotizzato le parti sociali. L’enfasi di quell’inutile cerimonia al Viminale dove ognuno ha recitato la sua parte in commedia a favore di telecamera ne è la dimostrazione plastica. È singolare come, tolto Maurizio Landini a nome dell’intero sindacalismo confederale e probabilmente perché nuovo a certe liturgie tutti gli altri si sono fatti strumentalizzare come dei principianti. 

L’incontro successivo con il Presidente del Consiglio  non ha avuto la stessa risonanza. Era scontato. Il punto è che nessuno dei partecipanti si è sentito parte di qualcosa di più utile e più importante per il Paese. Ciascuno era troppo preso a mostrare il proprio ombelico. C’è voluto Matteo Salvini per unirli intorno ad un tavolo  così come per mostrare a tutti quanti l’evidente afonia delle 43 associazioni in rapporto alla fase che stiamo attraversando.

Nessuno sembra aver capito né di essere stato strumentalizzato né di non essere in grado di ribadire alcunché se resta rinchiuso nel suo angolo. Al contrario entrambe le  piattaforme dei due partiti di governo sono chiarissime. Aggiungo che all’elettorato sembra non interessare affatto la loro praticabilità. Leggi tutto “L‘ ombelico e i corpi intermedi…”

Vicenda Conad/Auchan. Un altro importante passo in avanti.

L’incontro al MISE conferma la volontà di Conad e dei sindacati di categoria di gestire in modo dinamico e serio l’integrazione delle filiali di Auchan. La stessa disponibilità  di costituire quello che in gergo sindacale si chiama un “tavolo” aziendale segnala la direzione corretta. È una prova di responsabilità e di intelligenza sociale.

Auchan, la nuova realtà in costruzione, come qualsiasi azienda di servizi ha due facce. La prima è rappresentata da ciò che vedono i clienti ogni giorno. È la faccia più importante. Deve essere attrattiva, funzionale ed efficiente come sempre. Rifornita negli scaffali, sostenuta da una politica commerciale adeguata e gestita da collaboratori positivi e impegnati. Chi entra deve poter trovare il giusto clima interno. Altrimenti se ne va e, purtroppo, non è facile farlo ritornare.

Poi c’è la faccia dei numeri, dei problemi organizzativi e di gestione complessiva, accumulati negli anni. E questi, altrettanto importanti  hanno purtroppo anch’essi  allontanato, clienti, provocato malumori e segnato indelebilmente il destino di una grande azienda. Farli sovrapporre è però un errore, un autogol che rallenterebbe l’individuazione delle problematiche specifiche, i conseguenti piani di rilancio che non possono che essere locali.  E, questa  faccia influenza inevitabilmente l’altra. Quella che vede il cliente.

Condividere i binari sui quali occorre far marciare l’intero piano industriale è fondamentale. Entrambe le parti hanno capito il loro ruolo. Non si gestiscono diciottomila persone destabilizzandole con dichiarazioni avventate o anticipando conseguenze ancora tutte da verificare. Leggi tutto “Vicenda Conad/Auchan. Un altro importante passo in avanti.”

Grande distribuzione. Il futuro è anche dietro di noi…

Patrizia Pedergnana è una giovane imprenditrice della val di Pejo con idee ben chiare su ambiente e sostenibilità. La si incontra spesso nei mercatini che, in tutta la Val di Sole, in estate, accolgono i turisti e i residenti con i loro prodotti locali. Ortaggi e frutta della sua azienda agricola ma anche formaggi, salumi sempre nel rispetto della provenienza. 

L’idea del supermercato senza packaging, sacchetti di plastica, dai prodotti sfusi e reperiti in Trentino, vicino al punto vendita, non poteva che venire da una persona come lei e trovare orecchie attente dal Comune di Ossana, da anni impegnato, sulla scia delle teorie introdotte da Mathis Wackernagel e William Rees  nel loro libro, pubblicato nel 1996 (Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth), sul tema dell’impronta ecologica.

Da qui la scelta del Comune di assegnare un piccolo immobile a basso impatto. Niente confezioni di plastica, obbligo di vendere prodotti sfusi e provenienti dalla zona. Per questo motivo il bando sotto questo punto di vista, prevedeva percentuali alla vendita per prodotto e per provenienza estremamente precise.

Mentre risalivo la valle alla ricerca della piccola frazione di Fucine nel comune di Ossana riflettevo sul mondo della Grande Distribuzione e della scelta che alcune imprese stanno facendo sulle confezioni di plastica da ridurre o addirittura eliminare. E la fatica che fanno. Leggi tutto “Grande distribuzione. Il futuro è anche dietro di noi…”

Confcommercio. La sottovalutazione dell’importanza del lavoro e degli interlocutori sindacali continua…

“Non è opportuno dire la verità a una persona che non sia disposta ad accettarla.” Seneca Lettere morali a Lucilio

 

Un incontro con i massimi esponenti dei sindacati confederali da parte di un’organizzazione datoriale importante qual’è Confcommercio dovrebbe rappresentare  sempre un segnale positivo. Soprattutto se affronta i nodi che infiammano il dibattito quotidiano.

Personalmente spero sia la pochezza del comunicato a non rendere merito ai contenuti e ai conseguenti impegni dell’incontro. Altrimenti il mio dubbio sulla sottovalutazione dell’importanza dell’area lavoro e sul livello di competenza di chi è stato posto a rappresentarla politicamente  ne uscirebbe ulteriormente confermato.

Innanzitutto, guardando le immagini proposte dal sito confederale, all’incontro non era presenta né il Presidente Carlo Sangalli né il segretario generale  Luigi Taranto attualmente responsabile ad interim dell’area lavoro e welfare. E neppure il vice presidente vicario. Comunque la si giri, un brutto segnale.

Nessuna organizzazione propone anche un semplice incontro di cortesia (così è  perché non c’è stato nessun accordo né comunicato congiunto)  e poi lo diserta ai massimi vertici. Confindustria pur avendo un vicepresidente di peso sul lavoro del calibro di Maurizio Stirpe non chiede incontri formali in momenti come questo senza la presenza del suo Presidente Vincenzo Boccia e del suo direttore generale Marcella Panucci. Approfittare della disponibilità degli interlocutori per poi proporre loro un interlocuzione di qualità mediocre è un segno evidente della sottovalutazione dei temi principali sul tappeto e degli interlocutori, purtroppo presente  oggi in Confcommercio. È stato così anche nel recente incontro con Conad all’indomani dell’acquisizione di Auchan.  Leggi tutto “Confcommercio. La sottovalutazione dell’importanza del lavoro e degli interlocutori sindacali continua…”

Poltiche attive. L’accordo Galbani…

Preistoria su cui riflettere. Millecinquecento esuberi, due stabilimenti da chiudere e una profonda riorganizzazione della rete di vendita. Al ministero del lavoro c’era Tiziano Treu. Da una parte del tavolo Danone, proprietaria dell’azienda, dall’altra i sindacati confederali dell’industria alimentare.

Sul tavolo un piano di ristrutturazione complesso per un’azienda che non era in crisi e che voleva continuare a fare risultato. Sulla carta un obiettivo difficile da realizzare. I vertici del gruppo alimentare francese stavano migrando da una posizione che aveva nella gestione delle conseguenze sul sociale dell’attività economica  il suo punto di forza in Francia, alla voglia di quotazione in borsa.  Convivevano forti contraddizioni al loro interno.

I primi rappresentavano il passato ed erano tutti francesi e di una certa età. I secondi erano nuovi manager anche di altre nazionalità. L’anziano Antoine  Riboud era ormai fuori gioco. Il giovane Franck Riboud non era ancora sul pezzo. Galbani, in Italia,  era il campo di battaglia scelto per regolare i conti tra i due schieramenti. I primi erano ormai convinti di soccombere. Si sentivano vecchi e, in parte, ormai superati e accantonati. I secondi assaporavano già la vittoria.

Il mio compito come DHR era di presentare il piano sociale ai top manager. Ad altri il compito di presentare il piano di sviluppo. Fui subissato da mille domande e trabocchetti. Difesi con forza le mie idee. In sostanza sostenni che il  progetto elaborato sarebbe stato condiviso  dai sindacati, senza alcun sciopero e quindi senza alcun danno di immagine né per l’azienda né per il gruppo. Pretendevo, però,  autonomia, coinvolgimento delle parti sociali e risorse adeguate. Leggi tutto “Poltiche attive. L’accordo Galbani…”