Skip to main content

Ho scattato la foto in via Ariosto, a Milano. L’ho trovata, più di altre, adatta a descrivere la realtà che ci circonda. Segnala la necessità di fare attenzione ad un gradino. La persona  che chiede l’elemosina, non ha bisogno di essere segnalata. È invisibile. Eppure per chi conosce la via Ariosto quella persona è lì da ben prima della decisione di posizionare un cartello che invita a fare attenzione al gradino. Chiunque passi da lì la può incontrare. “L’essenziale è, appunto,  invisibile agli occhi” come sottolinea uno dei passaggi più poetici del Piccolo Principe.

Conad, tramite la sua Fondazione e Coal Supermercati , una realtà multiregionale (che aderisce a VéGé),  propongono due interventi importanti di responsabilità sociale. Accendono un riflettore su due temi centrali. Entrambi finalizzati a far emergere situazioni spesso invisibili agli occhi di chi non li vive. O non li vuole vedere. Eppure qualcosa sta cambiando. L’Agenda 2030 è un mantra in tutti i bilanci sociali che si rispettano. Molti ne parlano, pochi l’hanno letta veramente. È  un po’ come il Vangelo. Altro testo di cui molti ne parlano senza averlo mai letto.. Occorre sempre ricordare  che la sostenibilità ha una declinazione sociale. L’agenda quindi parla anche  di lavoro, diritti, dignità. Vi si prefigura un mondo in cui nessuno dovrebbe essere  lasciato indietro. L’obiettivo 8/5 specifica “Garantire entro il 2030 un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per donne e uomini, compresi i giovani e le persone con disabilità e un’equa remunerazione per lavori di equo valore”. Se non si fa nulla, sono destinate a restare parole.

Da un lato la povertà educativa marchia gli abitanti delle periferie di tutto il mondo. Comprese le nostre. La “povertà educativa” viene definita come “la privazione da parte dei bambini, delle bambine e degli/delle adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”. È strettamente connessa alla povertà economica. L’intervento della Fondazione Conad con alle spalle le sue cinque cooperative che compongono il sistema punta su questo. Non risolve il problema ma dà un segnale. Indica una strada. Soprattutto a seguito del mancato rifinanziamento del Fondo nazionale per il contrasto della povertà educativa minorile che lascia ancora più sole le famiglie in difficoltà. C’è ovviamente molto da fare.

Coal Supermercati, insieme al Biscottificio Frolla, che non hanno certo alle spalle strutture con importanti risorse economiche, rispondono significativamente su un altro tema. Malgrado le iniziative legislative che si sono sviluppate sul piano nazionale, come emerge dal rapporto dell’Istat, nel 2024: su 100 persone con disabilità tra i 15 ed i 64 anni solo il 32,5 è occupato, contro il 58,9% dell’intera popolazione, il 20% è in cerca di occupazione mentre il sistema pubblico di collocamento riesce a realizzare solo tra i ventimila e i trentamila inserimenti l’anno. Le vittime più gravi sono le donne disabili. L’emancipazione economica delle persone con disabilità – intesa quale «capacità di contribuire al cambiamento della società, grazie all’aumento della propria indipendenza e alla partecipazione al mercato del lavoro in condizioni di uguaglianza con gli altri»  può ottenersi solamente mediante un impiego dignitoso, tanto sotto forma di lavoro dipendente, quanto attraverso il lavoro autonomo e l’imprenditorialità.

Entrambe le iniziative  segnalano un nuovo campo di responsabilità possibile anche per l’intera GDO. Una evidente rottura con il passato fatto di preoccupazione, se non di vera e propria avversione, nel farsi carico di certi argomenti. Poveri e disabilità sono temi sempre tenuti a debita distanza. Sui primi ci hanno pensato i discount a suonare la sveglia. A individuarli come potenziali clienti privilegiati. Non li hanno però mai considerati come tali. Anzi li hanno pure fatti sentire più intelligenti di chi frequentava altri punti vendita. E vediamo come è andata a finire. Sui secondi, la presunzione di voler definire standard di produttività che più che includere, escludono e la paura di un impatto negativo sui clienti ha fatto sempre prevalere la scarsa volontà di farsi carico del problema. Oppure li hanno confinati nrl campo delle buone azioni da fare. Altri però hanno ribaltato il concetto.

Senza prendere i tre lombardi più noti: Pizzaut, Buoni Dentro e In Galera, è stato tutto un fiorire di iniziative in varie parti del Paese. Bar, ristoranti, ben and breakfast, attività artigianali. Locali in cui possono trovare un’opportunità lavorativa persone svantaggiate e diversamente abili. Attività legate a panificazione, pasticceria, ristorazione, gestite da ragazzi fragili e con disabilità. Il Frolla Market di Osimo è importante perché entra in un campo nuovo promuovendo l’inserimento sociale. L’obiettivo è trasformare la disabilità in una risorsa concreta e innovativa per il territorio. Non cercano clienti desiderosi di fare una buona azione perché sarebbe  un presupposto debole  su cui costruire  un’attività economica. Cercano clienti soddisfatti, che scelgono di tornare al Frolla Market perché si sono trovati bene. Così come l’operazione proposta da Conad. La partnership con l’Albero della Vita che da anni lavora “nella convinzione che ogni individuo meriti l’opportunità di crescere, imparare e prosperare”. Un’associazione che accoglie minori in difficoltà e sviluppa progetti contro la povertà, la devianza minorile e l’abbandono scolastico. Due operazioni che  dimostrano  che i supermercati, quando vogliono, non sono isole. E questa è la fotografia di ciò che dovrebbe essere la nostra società. Aperta, solidale, inclusiva. Da entrambe le parti della barriera casse.

Lascia un commento