La disdetta del CIA Auchan/SMA era assolutamente prevedibile. Così come l’avvio delle procedure di trasferimento. I rappresentanti di Conad lo avevano anticipato nei diversi incontri. Si potrà discutere sulla modalità utilizzata o sull’efficacia legale dell’atto. Quindi ci potrà essere anche chi minaccerà di impugnare il provvedimento. È una reazione comprensibile quanto inutile. I trasferimenti in Conad e l’abrogazione CIA sono evidentemente collegati.
A dimostrazione che non sempre il sindacato comprende la gravità della situazione basta la recente dichiarazione di un segretario nazionale di categoria che ha definito “un’ossessione” la determinazione dell’azienda sull’abrogazione del CIA. Come ho già scritto, la sottovalutazione della drammaticità della situazione porta a queste dichiarazioni senza capo né coda.
A mio parere è meglio essere chiari. Conad ha cercato di far comprendere che non ci sono scorciatoie praticabili né tempo da perdere. Fatturato e costi continuano inesorabilmente a peggiorare. Salvare il salvabile resta l’assoluta priorità e la missione di Conad e dei suoi imprenditori.
La “fuga disordinata” di Auchan dal nostro Paese non può essere stata sottovalutata al punto da non capire che siamo ormai al “game over”. Da tempo ho cercato di sottolineare che ci si trova di fronte ad un evento eccezionale e non ad una semplice riorganizzazione/ristrutturazione aziendale. Ma tant’è.
BDC è, di fatto, lo strumento che deve solo accompagnare, fino a quando sarà possibile, i PDV irrecuperabili, i PDV da cedere a terzi o forse quelli recuperabili a medio lungo termine, i centri commerciali, gli ipermercati da ripensare e le sedi verso il loro destino. In parte ancora da scrivere, in parte, purtroppo, già scritto. Rallentare o impedire la messa in sicurezza della parte meno compromessa della rete Auchan/SMA è un errore che può solo aumentare il costo occupazionale dell’intera operazione.
Che il negoziato venga gestito nelle sale di un albergo di Roma o finisca al MISE/Ministero del Lavoro confuso tra le 180 vertenze aperte la svolta può essere rappresentata solo se l’obiettivo occupazionale verrà condiviso. Per questo è inutile disperdere energie. Se, per tutti, il vero obiettivo sarà la salvaguardia dell’occupazione dentro o fuori il perimetro Conad le risorse disponibili andrebbero riversate in via esclusiva (o quasi) per la realizzazione di questo obiettivo.
Inutile sprecare risorse economiche incentivando chi può andarsene per conto proprio, inutile illudere chi ha una prospettiva concreta in Conad che il costo dell’operazione sarà in carico esclusivo a chi non avrà questa opportunità e che il tutto potrà avvenire senza allineare i costi con Conad. Inutile rallentare un piano industriale che ha nella rapidità di implementazione la possibilità o meno di mettere a disposizione il maggior numero di posti di lavoro possibili.
Le risorse economiche a disposizione, le uscite spontanee, i pensionamenti in varie forme, le opportunità di lavoro interne e esterne sono vasi comunicanti il cui bilanciamento è fondamentale per riuscire a dare risposte credibili in termini di prospettive occupazionali per tutti. Per questo evocare o spingere ad un contrasto fine a sé stesso, senza alcuna prospettiva credibile, non sposta di una virgola la posta in gioco.
Servirebbe al contrario mettere a fuoco l’intero quadro, la credibilità degli obiettivi di business, la partita immobiliare, la corresponsabilità necessaria, la scelta di tutelare il lavoro dentro e fuori dal perimetro Conad, i tempi e le modalità di gestione dell’intera operazione e gli step necessari.
Conad non ha alcun interesse a chiudere punti vendita per principio e a licenziare solo per il gusto di farlo, così come non credo sia interesse del sindacato fare inutili forzature in questa fase per poi lasciare le persone in balìa degli eventi. I lavoratori ex Auchan sono ottimi lavoratori che devono poter continuare a lavorare. Purtroppo la loro ex azienda è arrivata al capolinea e la nuova ha una capienza limitata.
Cosa penso l’ho già scritto. Occorre mettere in sicurezza più punti vendita e più occupazione possibile, confrontarsi e condividere il piano industriale legato anche al rilancio dei centri commerciali e degli ipermercati, definire un progetto di ricollocamento che coinvolga il MISE e il ministero del lavoro con le sue articolazioni che riguardi gli esclusi della rete e delle sedi e che sia propedeutico e funzionale alla crisi del comparto. Soprattutto se si dovessero aprire, come sembra, altri fronti sul piano occupazionale.
E tutto questo con l’urgenza necessaria alla tenuta complessiva dell’operazione. Non è un problema di slogan. Le persone che non hanno alcuna responsabilità nel disastro di cui stiamo parlando sia che vengano “prima” delle cose o siano “oltre” le cose meritano di essere trattate con dignità e rese consapevoli che per molte di loro è giunta la fine (irreversibile) di un percorso professionale quindi devono essere sostenute per poterne aprire un’altro.
Il mondo Conad, da parte sua, deve comprendere la responsabilità sociale di cui deve farsi carico pur in una situazione difficilissima prima che la situazione sfugga di mano così come il sindacato di categoria. Se quest’ultimo decide di chiudersi in una difesa perdente dell’esistente non solo non darà risposte ai lavoratori ma si troverà spiazzato in tutta l’inevitabile riorganizzazione della GDO e quindi sostanzialmente “disarmato” nella prossima stagione dei rinnovi contrattuali “costretto” a inseguire la gara al ribasso tra le quattro controparti nazionali presenti nel settore.
La vicenda Conad/Auchan è centrale per provare a rilanciare strategie e tematiche innovative dalla riqualificazione, alla formazione come diritto soggettivo delle persone, al welfare e fino alla necessità che le riorganizzazioni aziendali vengano gestite con piani sociali efficaci e con aziende responsabili e coinvolte.Temi centrali nella prossima tornata contrattuale.
Adesso è necessario affrontare con determinazione il percorso sapendo che sarà complesso e metterà alla prova duramente le concrete capacità negoziali da entrambe le parti del tavolo.
Mi scusi, ma temo che Lei insista ostinatamente a confondere Azienda e Società, Conad e Sistema Conad; non solo ma a santificare Conad come salvatore della Patria, ignorando i punti di caduta e gli effetti perversi dello smembramento di una rete di vendita appena iniziato; con la destinazione di migliaia di lavoratori alle dipendenze di pseudo-imprenditori la cui unica autonomia è decidere o meno di essere titolari di rapporti di lavoro. Negli ultimi due incontri le OO.SS. – compreso il Suo amico Marroni – hanno appena iniziato a dar conto di aver compreso quale sarebbe il perverso esito finale di questa operazione.
Lei ha ragione su una cosa: il disegno era stato ampiamente preannunciato, quasi nei suoi dettagli, e soltanto chi voleva non capire ( o far finta di non capire) poteva ignorarlo.
Il punto è che smembrare un’azienda è tutt’altra cosa che risanarla; o, se preferisce il contrario, risanare un’azienda è cosa ben diversa dallo smembrarla.
Grazie dell’ospitalità nel Suo blog.
È vero allo stato attuale ha ragione lei. Sarebbe più corretto parlare di sistema Conad. In realtà quando parlo di azienda io mi concentro su BDC (ex Auchan) quindi Conad 51 e Mincione 49 perché i problemi che mi interessano e le decisioni da prendere sono principalmente lì. Non vedo problemi prioritari in questa fase nel sistema Conad.
Da tempo si sperava in questa manovra positiva, aimè, nel nostro paese c’è sempre qualcuno che rema contro le opportunità …..
Nn aggiungo altro.
Che fine hanno fatto i 500.000.000,00 di euro messi a disposizione da Bonte’ per gestire gli esuberi?
La prima domanda intelligente in due mesi. Se non vi alzavate dal tavolo potevate farla all’azienda.