Conad/Auchan. Un dialogo tra sordi?

Da osservatore esterno trovo veramente incomprensibile l’epilogo verso cui sta progressivamente avviandosi la vicenda sindacale collegata alla cessione e al salvataggio di Auchan. Ogni incontro fotografa esclusivamente lo stallo della situazione e l’impermeabilità delle rispettive  posizioni.

Da una parte la strategia seguita da BDC fin dall’acquisizione. Chiara e lineare. Seppure estremamente cruda sul piano sindacale. Accelerare i passaggi dei punti vendita e i cambi di insegna  in modo da garantire una ripartenza immediata, impostare, attraverso il ripensamento del vecchio modello  ipermercati i progetti di rilancio laddove è possibile, attendere la conclusione della pratica antitrust per decidere la collocazione presso altri operatori commerciali della rete in sovrapposizione e, infine, ricollocare gli esuberi dentro o fuori al sistema Conad.

Questa strategia impone una complessa navigazione a vista. Quantità e qualità degli organici, loro collocazione nel tempo e nei modi all’interno del sistema o presso chi subentrerà, laddove l’autorità della concorrenza stabilirà limiti precisi ed esuberi finali non sono predeterminabili se non nei numeri  complessivi. Così come i relativi costi che non sono una variabile indipendente dell’operazione.

Al di là delle evidenti spigolosità dell’approccio dei consulenti in campo non mi sembra difficile capire che questi elementi per quanto complessi non possono essere bypassati facilmente senza compromettere il risultato finale. Quindi l’unico accordo possibile dovrebbe prevedere un’intesa di massima sui numeri da gestire (i famosi 3105) a cui si aggiungerebbero formalmente tutti coloro che, ad oggi, hanno una soluzione teorica ma che dovrà essere riconfermata dalle operazioni in corso e dalla loro conclusione positiva.

Il sindacato di categoria, unitariamente inteso, sembra non disponibile a percorrere questa strada con le modalità proposte dagli interlocutori aziendali. Le posizioni che emergono dalle prese di posizioni non fanno presagire nulla di buono. Innanzitutto perché pretendono impegni sui numeri a livello di punti di vendita che non sono disponibili per le ragioni che ho cercato di spiegare sopra.

Non stiamo parlando di una fabbrica ma di decine di situazioni distribuite nel territorio che subiranno inevitabilmente fasi di assestamento continue e verificabili solo nel tempo sia in termini quantitativi che qualitativi. Per non parlare dei costi comunque da tenere sotto controllo. 

La soluzione è nel monitoraggio costante dell’operazione non certo nella richiesta di effimere garanzie preventive. L’unico accordo possibile è sul percorso e i suoi tempi, sugli impegni a non lasciare nessuno per strada e quindi sul sostegno al ricollocamento esterno di chi non potrà rientrare nel sistema Conad. Il MISE solo su questo potrebbe dare il proprio contributo.

Il sindacato di categoria sembra non accettare l’idea  che il salvataggio di ciò che resta di questa ex multinazionale ormai in disarmo non può che passare da una fase lunga e complessa di adattamenti successivi e che in mancanza di alternative BDC potrebbe trasformarsi in una bad company lasciata al suo destino dai rispettivi soci con in pancia tutto ciò che non è tutelato da nessuna intesa tra le parti. A cominciare dalle sedi.

Ogni volta che le parti si incontrano e ribadiscono il proprio punto di vista questa ipotesi rischia di prendere sempre più corpo. L’idea che qualcuno nel sindacato possa solo lontanamente ipotizzare che Conad sia disponibile a compromettere il suo sviluppo lasciando sottoscrivere a BDC un accordo ingestibile per il suo sistema è semplicemente fuori da ogni logica.

Conad partecipa in quota al salvataggio. Il resto dovrà trovare altre collocazioni. Per le sedi, vero epicentro del problema occupazionale, questo stallo non aiuta. Scusate la franchezza ma trovo sinceramente ingenuo  pensare di poter destinare forzatamente personale della sede  alle cooperative del sistema Conad.

I passaggi interni, se non condivisi e auspicati, mettono solo in difficoltà le persone coinvolte. Diverso sarebbe chiedere, nell’accordo, che vengano portate a conoscenza di BDC eventuali posizioni aperte per le quali dovrebbe essere possibile candidarsi ed essere valutati. Una sorta di job posting interno che potrebbe essere proposto per tutte le posizioni che si aprono nel mondo Conad e, aggiungo io,  anche nella galassia Auchan e dei diversi operatori commerciali che si propongono. Costituirebbe comunque un segnale positivo. Così come l’individuazione di chi dovrebbe gestire il ricollocamento esterno che per le sedi è la vera chance a disposizione.

Quello che continua a sfuggire a molti osservatori è la ragione sociale dell’interlocutore negoziale. Che resta BDC non Conad. Non è questione di lana caprina. Il Consorzio, resta l’attore principale delle soluzioni e perno fondamentale di quelle verso gli altri operatori commerciali. Non l’interlocutore seduto al tavolo.

Questo è un negoziato anomalo. Lo scrivo fin dall’inizio. Trattare Conad come un interlocutore reticente, defilato o inaffidabile e non come un potenziale alleato da convincere a fare qualche sforzo in più per concludere questa vicenda è un errore tragico. Certo non è un interlocutore facile con i suoi duemila e cinquecento imprenditori per chi è abituato ad altri modelli di impresa. Conad però non ha nessun obbligo contrattuale. Ha un dovere morale, un impegno al ricollocamento di tutti i lavoratori coinvolti all’interno o all’esterno. Su questo e solo su questo andrebbe incalzata. 

8 risposte a “Conad/Auchan. Un dialogo tra sordi?”

  1. Concordo quasi su tutto ciò che ha espresso e che esprime fin dall’inizio, non mi trova d’accordo sul fatto che Conad stia facendo un’operazione di salvataggio, sta operando una eccellente operazione di business attraverso l’associato Mincione che sarà, mi creda, il vero protagonista dell’affare che gli frutterà molto.
    Diversa invece la questione di noi quadri e impiegati delle sedi che non hanno alcun futuro nella galassia Conad che sta assumendo personale di -mi consenta – basso profilo professionale 1 per non appesantirsi di costi fissi, 2 per tenere buoni i suoi imprenditori, in sintesi per non farli crescere troppo.
    Siamo un migliaio i persone che non sa quale futuro possa attendersi, persone con i più svariati problemi ed impegni come d’altronde tutti quelli che si trovano e si troveranno nelle nostre condizioni.
    E’ possibile che i fior fior di consulenti che stanno gestendo in modo gelido la cosa non possano “convincere” i vertici Conad (Pugliese, Condini e Imolesi in primis) a mettersi una mano sulla coscienza e una sul portafoglio visto e considerato che BDC HA OTTENUTO DA MAMMA AUCHAN UNA DOTE MILIARDARIA?
    E’ ora di smetterla con i buonismi alla Pugliese che continua a pontificare sui social tutte le sue – seppur condivisibili – idee sul futuro della GDO e sul futuro dell’Italia più povera eccetera. Che scenda dal piedistallo e dica chiaramente quali sono le sue intenzioni una volta per tutte in modo pragmatico ed inequivocabile, i brodi lunghi sono indigesti, fanno venire la nausea e invogliano le persone ad azioni forti e – speriamo mai – inconsulte.
    Stiamo parlando di 6000 esuberi conclamati non 3105!

    1. Come ho già scritto io non assegno alcun valore etico al termine salvataggio. La vicenda che vi vede coinvolti io la divido in tre fasi. Nella prima Conad avrebbe voluto acquisire solo i PDV di suo interesse. E su queste basi era in trattativa con Auchan. In una seconda fase Auchan ha definitivamente deciso di andarsene dal nostro Paese. A quel punto ha subordinato la conclusione del negoziato precedente all’acquisizione dell’intera azienda. Conad pur non essendo interessata all’intera operazione ha costituito una società condivisa con WRM di Raffaele Mincione con all’interno sia ciò che era di suo interesse che tutto il resto. Immobili compresi. Il termine salvataggio parte da qui. Ci sono filiali di interesse Conad, altre da cedere per effetto dell’anti trust, altre ancora di nessun interesse o in sovrapposizione con il mondo Conad. Sedi comprese. L’errore che a mio modesto parere, fate in molti è di pensare che Conad abbia assunto degli obblighi formali. Non è così. L’operazione è stata fatta da BDC dove in maggioranza credo ci sia WRM ed è per questo che Conad non è presente nel negoziato. L’interlocutore è e resta BDC, Conad può però contribuire alla soluzione. Sia portando gli esuberi da 6000 a 3105 che contribuire a risolvere anche questa parte. Se però il nodo degli esuberi non viene affrontato rapidamente presto vi troverete in una bad company destinata alla chiusura. Tutto qua. Io continuo, pur inascoltato, a sollecitare le parti in causa a guardare la luna e non il dito. E la luna sono i collaboratori delle sedi e qualche iper. Il resto troverà una ricollocazione. Per questo a mio parere occorre non perdere tempo e sostenere i lavoratori delle sedi nel ricollocamento esterno.

      1. L’operazione è stata fatta da BDC dove in maggioranza credo ci sia WRM ed è per questo che Conad non è presente nel negoziato.

        Veramente dalle visure camerali la quota 51% era di Conad, a meno che non siano state vendute quote da Conad a Pop 18 Sàrl in questi giorni. La Camera di commercio aggiorna sempre in ritardo.

        1. E’ comunque poco influente chi sia in maggioranza oggi. E’ BDC l’interlocutore del negoziato, non altri. Conad è parte della soluzione. Difficile da accettare, lo comprendo benissimo m è così.

          1. Questo non si discute, perché la Società che ha comprato le quote di Soldanelle è la BDC. Se poi abbia veramente versato del denaro o ha ricevuto le quote in regalo per aver accettato la patata bollente all inclusive, questo lo sa solo il notaio.

            Non è importante sapere di chi è il 51%, ma in caso di fallimento di accordi o esuberi eccessivi, Conad potrebbe dire che Margherita distribuzione è proprieta’ di Pop18 Sàrl.

  2. Concordo con Giovanni.
    Le parti non si ascoltano, perché PWC sono pagati per la linea dura. Chi se ne frega di 6.000 dipendenti e le loro famiglie, tanto ci sono gli ammortizzatori ad attutire la botta.
    I sindacati vogliono garanzie che nel campo cooperative non esistono.
    Allora…
    Chi può aiutarci lo faccia. Regioni, mise, Salvini, Sardine,etc.
    “Senza se e senza ma”

    Sempre che siano al corrente di questa situazione. Stamattina mettendo Conad Auchan su notizie Google venivano fuori solo due testare locali. Monza e Bari. Spezzatino dell’informazione. Ci mancava pure questo.

  3. Mi perdoni, ma da quando la compartecipazione ad una società non configura la responsabilità all’interno della stessa? Perché ritiene non si debbano richiedere garanzie occupazionali a Conad? Perché l’interlocutore è bdc? Quindi Conad per il 51%…. Conad secondo lei non ha obblighi, i lavoratori esclusi dalle acquisizioni si. In primis quella di chiarezza, non di richieste astruse che servono solo a perdere tempo. Tempo che non abbiamo.

    1. C’è una responsabilità giuridica e una responsabilità morale. La prima si esaurisce nella vita della società a cui si partecipa. Se questa chiude, le responsabilità si esauriscono. BDC è quindi l’unico interlocutore. Altrimenti Auchan l’avrebbe potuta acquisire direttamente Conad cosa che non è avvenuta. Altra cosa è la responsabilità morale di contribuire al massimo di soluzioni possibili. Questa è quella che, a mio parere, deve essere richiesta a Conad.

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