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Cambia l’insegna  e cambiano i protagonisti. Questa volta è toccato a Eurospin e ad un’anziana signora di 84 anni che da ciò che leggo, avrebbe sottratto una scatoletta di tonno. Anche in questa vicenda c’è un carabiniere che paga il conto. Sembra un déjà-vu. L’anno scorso era finito sui giornali “Il Gigante” di Curtatone. Allora fu  una  donna di 65 anni, residente nella provincia di Mantova che si era recata al supermarket per acquistare beni di prima necessità e che ha deciso di prendere dagli scaffali alcuni prodotti di gastronomia e consumarli sul posto, sperando di non essere notata.  Anche allora a fronte dell’evidenza, i Carabinieri, hanno deciso di pagare di tasca propria il conto permettendo alla donna di evitare conseguenze legali. All’Iperpoli a Bolzano, pochi giorni fa madre e figlia, di 37 e 20 anni, sono state fermate dopo che si erano impossessate furtivamente di numerosi prodotti alimentari per un valore complessivo di svariate centinaia di euro, oltrepassando le casse senza pagare. Questi fatti, purtroppo, succedono sempre più spesso e dappertutto. Cambia solo l’insegna, il/la protagonista della storia, la natura di ciò che viene sottratto  e l’entità del furto.

Questa volta la ladra   ha 84 anni. Già il termine “ladra” applicato ad una persona di quell’età mette tristezza. È questo un  dilemma con cui si devono sempre confrontare i responsabili di un punto vendita e gli addetti alla vigilanza quando scoprono un furto o un tentativo di furto. Un anziana, un immigrato, una donna incinta, una madre con figlia piccola con sé. Una banda di ragazzini.  Il vissuto personale e le ragioni  del comportamento escono successivamente, in genere, dopo l’intervento delle forze dell’ordine. L’anziana signora, protagonista della vicenda di questi giorni è stata scoperta e fermata. A lei è fortunatamente toccato  il “carabiniere buono”. Se fosse stato magari un altro profilo di ladro  la storia non sarebbe arrivata sui quotidiani con questi toni e forse gli sarebbe toccato il carabiniere “cattivo”.

Sembra una storia di altri tempi con i suoi personaggi ben delineati e dove appare facile scegliere con chi stare. La vecchina, il carabiniere buono, il direttore senza cuore e, l’azienda che, secondo alcuni, dovrebbe punire il direttore per evitare una figuraccia all’insegna. L’ironia sulla spesa intelligente è sul direttore che non di è certo comportato da Einstein, era scontata.  Purtroppo, nota per la sua pubblicità,  è molto meno nota per i continui furti subiti  più o meno con destrezza che vi si compiono quotidianamente da clienti di ogni età e di ogni provenienza mettendo in continua tensione il personale addetto. Le aziende non ne parlano volentieri per non essere colpevolizzate vista l’ esigua entità del singolo furto o, addirittura, per non rischiare di far scattare emulatori. I punti vendita più esposti o con maglie larghe nella sorveglianza sono spesso conosciuti.

Il contesto economico e sociale  è però pesante. A Milano, per fare un esempio, al “Pane Quotidiano”, l’associazione che dal 1898 si occupa di distribuire alimentari ai milanesi più in difficoltà, si superano spesso le 4.500 persone in coda. Nell’arco di un anno più di un milione e mezzo di passaggi. In fila non ci sono solo immigrati e anziani. C’è anche chi lavora. Oggi con certi  stipendi  a Milano si fa fatica a vivere. E poi ci sono i supermercati con tutta la loro merce esposta che pur dotati di telecamere e di controlli vengono presi  di mira ogni giorno. Le perdite dovute a furti e frodi, ma anche a errori amministrativi, scarti, rotture e inefficienze operative si avvicinano ai 5 miliardi e le  aziende hanno investito ulteriori 2,1 miliardi di euro in sistemi antitaccheggio, sorveglianza e guardie giurate. Uno studio ha estrapolato i dati di furti e gli ammanchi esaminando i dati provenienti da oltre 103mila singoli episodi criminali registrati in negozi di ogni angolo d’Italia nel periodo compreso tra il 2021 e i primi nove mesi del 2023, con un valore complessivo di merce sottratta o recuperata che supera i 4 milioni di euro. 

Le insegne donano molta merce alle associazioni ma assistiamo comunque ad una notevole crescita dei cosiddetti “furti di necessità” che sono particolarmente associati al settore alimentare (indagine “La sicurezza nel retail in Italia 2023” condotta da Crime&tech). Gli addetti sono in grave difficoltà. Spesso si girano dall’altra parte fingendo di non vedere. A volte si limitano a farsi restituire la merce. Altre volte, esasperati, al terzo o quarto furto in poche ore, chiamano i carabinieri. È la vicenda finisce sui giornali. Nessuno è in grado di conoscere le storie individuali che stanno dietro al ladro. Né l’età del ladro li può giustificare. Nessuno poi sa quanti altri furti ha subito quel punto vendita. Storie che quando emergono nella loro crudezza colpevolizzano  quasi sempre più l’insegna che subisce il furto rispetto a chi lo commette. In un punto vendita, non solo di Eurospin ogni giorno ne avvengono molti. La maggior parte dei quali, viste le tipologie e l’entità dei pezzi sottratti, sicuramente per “necessità”. Nella stragrande maggioranza dei casi il responsabile di negozio recupera la merce e allontana il ladro. Alcuni direttori sono però esasperati. L’errore di valutazione nasce da lì.

Occorre anche considerare che, secondo la Cassazione il furto al supermercato da 50 euro non è punibile data la tenuità del fatto. A questo aggiungo la  vexata quaestio rispetto al reato contestabile: “furto” o “tentato furto”. Sempre la Cassazione ci spiega che, nell’ambito di un supermercato, se la merce viene sottratta dagli scaffali e l’autore riesce a superare le casse senza pagare risponderà soltanto a titolo di “tentato furto” soprattutto qualora la sua azione sia stata costantemente monitorata dalla vigilanza e questa lo abbia fermato all’uscita. Ciò in quanto ancorché la merce sia stata sottratta, non vi è stato effettivo impossessamento della stessa. È chiaro che, per la legge, non sarebbe successo nulla anche se il carabiniere non avesse pagato la scatoletta di tonno di tasca sua. L’enfasi è alimentata  dalla situazione di degrado dei personaggi coinvolti. In un futuro prossimo  lo sviluppo dell’intelligenza artificiale aiuterà le aziende a rilevare persino i movimenti sospetti. Forse addirittura le intenzioni, come nel film  Minority Report. 

Nei punti vendita super automatizzati non ci sarà personale né probabilmente direttori stressati. I robot e le telecamere, però, non chiuderanno certo un occhio. Io però non me la sento di colpevolizzare il  direttore del punto vendita di Eurospin. Non vorrei che chi leggesse, pensasse di trovarsi di fronte un manager esperto, cinico e brutale. Probabilmente si tratta di un giovane magari alle prime armi che, non sapendo cosa fare, ha semplicemente seguito una procedura. Quello che è accaduto lo farà crescere e gli servirà da lezione. Non serve trasferirlo o colpevolizzarlo. Con maggiore esperienza probabilmente non lo avrebbe fatto. Io mi fermerei qui. 

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