Ich bin Mailänder….

Sta venendo giù tutto. Era evidente fin dall’inizio che l’alleanza giallo verde non ci avrebbe portato da nessuna parte. Adesso rischiamo di essere veramente vicini all’orlo del burrone.  In questi mesi siamo stati accompagnati dal silenzio assordante dei corpi intermedi rimasti sostanzialmente al palo annichiliti dal risultato elettorale.

Soprattutto dal persistere di una campagna elettorale continua che si nutre di un rapporto diretto tra eletti e popolo. C’è stato chi ha tentato di sollevare interrogativi preoccupati o ha cercato di smarcarsi, ma tutto è sembrato inadeguato alla nuova situazione. Le organizzazioni di rappresentanza non sono riuscite a trovare un punto comune sul quale esercitare la loro responsabilità e il loro ruolo.

Nei giorni scorsi, però è successo qualcosa di nuovo. E non poteva che provenire da Milano. Un appello accorato, argomentato e coinvolgente si è levato dagli imprenditori milanesi. Carlo Bonomi, Presidente di Assolombarda ha rotto gli indugi e ha buttato il cuore oltre l’ostacolo. Un discorso semplice ed efficace. Un discorso “milanese” (http://bit.ly/2EwFC72 ) nel senso che si inserisce in un filone che dall’Expo in avanti ha caratterizzato l’ agire di questa città, delle sue istituzioni, della regione nella quale è inserita e di una politica portata avanti all’interno di una visione che sa mettere sempre il primo piano il bene comune. E quindi anche dell’insieme delle organizzazioni di rappresentanza.

Difficile inquadrare quelle parole nelle dinamiche politiche che vedono protagonisti i partiti di Governo e di opposizione. Milano non gioca quella partita. Non ne è interessata. “Sentirsi protagonisti del proprio futuro”. Non credo che uno slogan possa essere più efficace soprattutto di questi tempi.

Tutto sembra scritto e prevedibile e niente di ciò che dovrebbe essere fatto è all’ordine del giorno di una politica sempre più decisa a capitalizzare il recente risultato elettorale in termini di consenso immediato agitando paure e diffidenze, dispensando sussidi e scaricando sulle generazioni future un debito sempre più insostenibile.

La relazione del Presidente Carlo Bonomi all’Assemblea Generale di Assolombarda davanti ad una platea di imprenditori ma rivolta al Paese, alle forze sociali e alle Istituzioni si potrebbe riassumere in una necessità ineludibile per gli imprenditori: saper tenere innanzitutto la schiena dritta senza cadere nella tentazione di credere che sia meglio girarsi dall’altra parte. O scendere a patti modellandosi opportunisticamente sui nuovi venuti. 

“Sentirsi responsabili, oggi  di ciò che saremo domani” è il cuore del suo intervento, il punto di partenza dal quale occorre muoversi se non si vuole lasciare in altre mani l’interesse dell’insieme della comunità nazionale. Milano ha sempre saputo collocarsi oltre.

E’ una responsabilità che chi rappresenta una parte essenziale della società rivendica non per fare concorrenza alla politica ma per riaffermare un ruolo, quello dell’imprenditoria italiana, soprattutto milanese,  che, in tutti i settori, costruisce ricchezza, dà lavoro a milioni di persone, affronta con senso del rischio, innovazione e nuovi mercati.

Ed è questa responsabilità che spinge Carlo Bonomi ad un appello accorato a tutti i corpi intermedi. Un appello a non attendere risposte che non verranno ma ad andarle a cercare. Insieme. Una responsabilità che si posiziona oltre la politica sia di Governo che di opposizione.

E qui sta la prima vera novità.

Il passo in avanti che compie il Presidente di Assolombarda. I corpi intermedi non mirano ad una sorta di supplenza della politica. Ne rispettano il ruolo però ne stigmatizzano i comportamenti quando tendono a sovrapporsi alle Istituzioni, alle Autorità indipendenti, alla Magistratura. O alle stesse organizzazioni di rappresentanza.

Individua nella Costituzione e nel ruolo del nostro Presidente Sergio Mattarella  il punto di equilibrio a garanzia della nostra convivenza civile. Tutto questo non ha nulla a che fare con la dialettica tra i partiti, le loro promesse e il loro pericoloso inseguirsi a vicenda.

Ma dove Carlo Bonomi riesce a smarcarsi in modo netto dalle beghe della politica nostrana è quando riesce a tratteggiare proprio per Milano un ruolo guida importante e decisivo costituito dalla sua capacità di rimettere in circolo con generosità i talenti che possiede determinati dalla sua attrattività e dall’essere punto di riferimento di innovazione e di integrazione sociale. Per tutto il Paese.

Essere milanese, oggi, significa molto più che appartenere ad un luogo specifico. Come ricordava Umberto Eco:”in Rom bin ich Mailänder, in Paris bin ich Italianer und in New York bin ich Europäer”. Milano è anche questo.

Protagonista in Europa e nel mondo con la sua specificità, le sue differenze, la sua cultura economica e sociale. La sua capacità di essere un punto di riferimento. Non è in gara con Roma ma può rappresentare con la sua forza e la sua immagine nel mondo un traino per tutto il Paese.

La Camera di Commercio, l’insieme della rappresentanza datoriale e sociale, la Fondazione Cariplo, la Chiesa meneghina, le Istituzioni locali e Regionali sono lì a dimostrare, con la forza dei numeri, il ruolo nazionale che la città intesa nella sua accezione più ampia può svolgere per impedire fratture territoriali e generazionali, ricomporre quel senso di comunità che guarda al futuro con ottimismo rifuggendo da nostalgie antistoriche.

E’ una Milano che fa politica andando oltre la politica.

E’ la risposta alla crisi della politica, al suo imbarbarimento, al suo dividersi su tutto e su niente. Ed è solo da qui che può partire qualcosa di nuovo. 

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