Vista da fuori sembra una situazione bloccata. L’incontro tra Federmeccanica e i tre sindacati dei metalmeccanici è finito come era sostanzialmente prevedibile. L’unica concessione a chi crede in un possibile sbocco positivo è che il confronto prosegue. Il sindacato, forte della propria valutazione sull’esito dello sciopero e quindi sul consenso alle proprie tesi, ha ribadito l’indisponibilità alla proposta economica datoriale, invariata nella sostanza, seppur modificata nella sua distribuzione temporale. Tra i tre segretari le sfumature non mancano. Maurizio Landini l’ha respinta al mittente, senza se e senza ma, sostenendo che il contratto nazionale non deve solo recuperare l’inflazione ma anche parte della produttività, Rocco Palombella ha ribadito che i livelli contrattuali devono essere due individuando nel secondo livello il luogo di contrattazione della produttività mentre Marco Bentivogli, sicuramente più attento alla delicatezza del momento, ha ribadito che la mancanza di certezze sulla esigibilità del secondo livello vanifica, essa stessa, la possibilità di confrontarsi sulla proposta datoriale. Tre sfumature che però mantengono alte le perplessità sindacali sull’esito positivo a breve del negoziato. Federmeccanica, dal canto suo, non ha cambiato l’impostazione di base. Era ingenuo pensare che lo facesse a seguito dello sciopero. E penso lo sarà altrettanto più avanti. Il punto centrale posto da Federmeccanica è che non si possono distribuire risorse senza averle prima create. Quindi la differenza non è solo quantitativa. È di sostanza. E non è modificabile con proposte tradizionali o senza mettere in campo rapporti di forza oggi non ipotizzabili. D’altro canto il punto debole della sua posizione è che molte aziende non sono disponibili, non si fidano o non sono attrezzate a confrontarsi sul serio con il sindacato in ogni singola realtà. E, in certe situazioni è difficile dar loro torto… Quindi la rigidità della proposta di “rinnovamento contrattuale” non lascia molti margini di manovra a entrambi i negoziatori. Tra l’altro la mancata conclusione del contratto dei meccanici influisce direttamente sull’apertura del negoziato tra Confindustria e Cgil, Cisl e UIL sulla riforma della contrattazione almeno in una prima fase dove né il nuovo Presidente confederale né tantomeno i tre segretari sindacali hanno interesse a teleguidare il negoziato in corso o a sconfessarne l’impostazione. Il rischio che tutto passi in seconda fila in attesa di una evoluzione del quadro politico e sociale è molto alto. Personalmente non credo sia conveniente per nessuno delle parti in causa. I prossimi incontri ci diranno di più e meglio sulla effettiva qualità del “rinnovamento” proposto. Continuo a pensare che nella proposta di Federmeccanica c’è lungimiranza, una rinnovata centralità delle risorse umane e quindi un alto tasso di innovazione. Quello che forse manca è una chiarezza definitiva sulla qualità del rapporto che si vuole costruire con il sindacato. Al centro come in periferia. Ma anche nella disponibilità del sindacato manca qualcosa di definitivo su questo argomento. L’equivoco non giova a nessuno. Credo che nei prossimi incontri si capirà meglio la direzione di marcia che le parti vorranno intraprendere.
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