Qualcosa, forse, si sta muovendo. Per ora solo impercettibili segnali di interesse reciproco a riprendere il filo di un dialogo costruttivo. L’occasione può essere data dall’insistente quanto opportuna richiesta di apertura di un confronto sulle relazioni sindacali e i livelli della contrattazione di Cgil, Cisl e Uil mentre il Governo fa trapelare la volontà di intervenire “autonomamente” a breve. Premetto che sono personalmente convinto che il negoziato di merito sia ancora prematuro ma ritengo altrettanto importante la ripresa di relazioni formali e costruttive. È troppo tempo che il confronto avviene a distanza o precipita nella necessità di trovare mediazioni ai tavoli contrattuali. La fine della stagione della concertazione e la stagione degli accordi separati hanno portato con sé l’idea che ognuno deve limitarsi a pensare e mediare solo in casa propria. E, in ciascuno dei luoghi di reciproca appartenenza, gli altri appaiono sempre più distanti, spesso incomprensibili nei linguaggi e nelle loro legittime identità. E non costruendo nulla insieme, si cerca di difendere al meglio le rispettive ragioni e posizioni. E questo a fronte di un Governo che, sempre meno, è in grado di utilizzare la leva distributiva per accontentare questa o quella istanza proposta. La mancanza di risultati tangibili, la natura e la dimensione della crisi, l’asimmetria di peso e di potere degli attori in gioco e la dimensione globale delle dinamiche competitive allentano inevitabilmente i rapporti con i rispettivi associati e incidono sulle rispettive capacità di mobilitazione. E se la capacità tradizionale di difendere le posizioni viene meno non cresce la capacità di proposta perché costretta nei recinti angusti dei propri mondi sempre più paralleli e sempre meno convergenti rispetto agli altri. Ma esistono tematiche che, per loro natura, sono di interesse trasversale e quindi sarebbero molto più gestibili e autorevoli se portate avanti, insieme, all’interno di una vera e innovativa cultura del confronto e della proposta. Il futuro prossimo del nostro Paese potrebbe dipendere anche da questo. La qualità della nostra democrazia, i necessari investimenti per sostenere la ripresa economica, i settori nei quali concentrare gli interventi, la lotta alla corruzione, al malaffare e alla malavita organizzata, i sistemi di welfare, il mezzogiorno solo per citare quelli che, credo, potrebbero rappresentare una grande occasione di confronto e di proposta dove ciascuno, però, non si dovrebbe limitare ad esprimere una posizione ma, con coraggio, dichiarare la propria disponibilità, nei fatti, a mettere sul tavolo parte dei suoi interessi particolari finalizzandoli ad un obiettivo comune. Quindi un nuovo ruolo dei corpi intermedi, uniti, non per chiedere, non per difendere una legittima prerogativa di parte ma per offrire il proprio contributo al futuro del nostro Paese. Personalmente credo che le parti sociali siano individualmente e inevitabilmente destinate a perdere autorevolezza e terreno. Non ci sono risorse da distribuire, la pazienza del Paese è al limite e ci sono rischi evidenti che si incrinino pilastri portanti della convivenza civile che reggono il rapporto tra culture, territori e generazioni. Se la situazione ha tenuto fino ad ora è anche grazie al lavoro “invisibile ma quotidiano” dei corpi intermedi che non hanno offerto sponde alla disperazione, alle incertezze sul futuro e alle tentazioni disgregatrici interne ed esterne. A differenza di quasi tutta l’offerta politica che, al contrario, cerca occasioni per dividersi su tutto senza trovare motivi di unità nell’interesse generale, i corpi intermedi non hanno mai scelto questa strada. Anzi. I segnali di unità nel mondo del lavoro, le iniziative comuni tra le organizzazioni datoriali esprimono altre vocazioni. Saperle mettere a fattor comune rappresenterebbe un vero salto di qualità di cui abbiamo bisogno. La ripresa del confronto, seppur provocata da temi “minori” potrebbe rappresentare l’occasione per iniziare un percorso nuovo di ricerca di una collaborazione costruttiva per qualcosa che sappia andare ben oltre i legittimi interessi di ciascuno. Per questo non è importante il luogo, la ragione o la scusa. Sarà più importante concordare l’ordine del giorno e le priorità. Le modalità, i tempi e la qualità delle intese vengono dopo.