meglio soli che “male” accompagnati?

“sono d’accordo con Schauble” tuona Fassina. “Lo dice anche Papa Francesco” sottolinea il  Bernocchi di turno. “In Germania fanno così” ci assicura Landini. Mi fermo qui ma potrei continuare all’infinito. Il senso è sempre quello: strumentalizzare un aspetto della vita politica, sociale o istituzionale di altri Paesi per rendere più credibile il proprio ragionamento. È molto utilizzato da una parte della sinistra. Soprattutto estrema. Citare un’affermazione di un esponente di un mondo distante per avvalorare i propri ragionamenti altrimenti inascoltati. C’è una parte di quel mondo che non è interessata al Governo del Paese e forse, nemmeno troppo, ad entrare in sintonia con gli strati sociali che pur dicono di rappresentare. Intervengono da professori che hanno capito tutto, si segnalano per i distinguo continui e ingessano le gambe alle formiche. In genere sono personaggi astiosi e tristi. Non perdono mai per le loro debolezze ma perché gli altri sono sleali. Fanno danni continui perché non dicono cose campate in aria anche se, quasi sempre, impraticabili. Sono presenti dappertutto. Si muovono in quell’interstizio della coscienza che non distingue le aspettative dalla loro realizzazione concreta. E quindi suscitano dubbi. Nella politica, nel sindacato nelle associazioni. Di solito creano aree a loro immagine e somiglianza. E, ovviamente, non riescono a allearsi con altri soggetti contigui se non partendo dalla loro alterigia. È la Micronesia della politica. Tutti disposti ad unirsi però alle rispettive condizioni. Rendono meglio se hanno un nemico.csoprattutto se occupa uno spazio contiguo al loro. Altrimenti se lo creano e, nel crearselo, disfano il lavoro altrui. Sono demolitori di professione. Oggi sono stati messi in un angolo dai populisti e dai demagoghi. Siccome nascono e proliferano nella vecchia sinistra si trovano in difficoltà quando devono combattere con un nemico che non conoscono. I loro nemici con cui cercano di litigare continuamente sono il sindacato e i partiti della sinistra riformista. Che, anziché isolarli, cerca a volte di comprenderne alcuni argomenti proposti rischiando un perenne immobilismo. Ne sa qualcosa Siriza e le sue beghe interne. Con gli altri oppositori sono tolleranti anche se vengono sbeffeggiati continuamente. Da Grillo in primo luogo. Lo spazio per loro inevitabilmente si riduce e quindi tentano di far nascere sensi di colpa nelle aree tradizionali dove, al contrario, si sta cercando di affrancarsi da questa cultura minoritaria e condannata  alla sconfitta. Che fare? Lasciarli al loro destino. Nel sindacato e nel Paese. Basta guardare la fine che hanno fatto altrove. Scavalcati da populisti di ogni risma o da oltranzisti monotematici. L’alternativa non può essere tra la loro retorica e altre retoriche. Ma tra la demagogia e la concretezza. Gli elettori stanno con chi affronta e risolve i problemi non chi vende ricette immaginifiche. Il riformismo e il gradualismo sono più complessi da proporre ma pagano di più nel lungo periodo.

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